martedì 30 giugno 2015

Film 946 - Mad Max: Fury Road

Il trailer non mi aveva particolarmente convinto, ma dopo che Andrea mi ha detto che gli era piaciuto tantissimo e tornava a vederlo volentieri per accompagnarmici mi sono decisamente incuriosito...

Film 946: "Mad Max: Fury Road" (2015) di George Miller
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea
Pensieri: Di "Mad Max" non sapevo nulla e tutt'ora non so niente. So solo che il regista è sempre Miller e che prima di Tom Hardy il ruolo di Max era interpretato da Mel Gibson. E' quanto basta per quanto mi riguarda, non perché "Mad Max: Fury Road" non mi sia piaciuto, ma perché francamente non so quanto potrebbe interessarmi recuperare il franchise (Gibson non è mai stato fra i miei favoriti; inoltre gli altri 3 film sono degli anni '80 e non credo che la resa potrebbe esaltarmi tanto quanto questa).
La cosa curiosa è che Miller mette in scena un film d'azione post-apocalittico che è una meraviglia da seguire, ma tra gli altri suoi titoli famosi non ci sono esattamente regie simili: un Oscar vinto per il Miglior film d'animazione ("Happy Feet" di cui dirige anche il sequel) ed entrambi i "Babe" (sì, proprio lui, il maialino coraggioso): ora, l'accostamento Max Rockatansky - Babe non è certamente uno di quelli che mi sarei aspettato di dover fare nella vita, anche se certamente lo spaziare fra più generi non implica non saper rendere loro giustizia.
E, infatti, "Mad Max: Fury Road" è uno spettacolo dall'inizio alla fine, un'esplosione visiva oltre che un concentrato di adrenalina che storia e immagini mettono in scena per lo spettatore, catturato per tutta la durata dei 120 minuti di pellicola. Per quanto mi riguarda davvero una delle sorprese più inaspettate di sempre, un film che preme fin da subito sull'acceleratore e regala un'avventura difficile da dimenticare tanto è intensa. Merito, certo, dei 3 protagonisti (Hardy, Charlize Theron e Nicholas Hoult), ma anche dell'inquietante cattivo della situazione Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne) e da una trama ben architettata che propone un duplice viaggio su una strada davvero... infuocata! Tra deserti, tempeste di sabbia, terreni fangosi, cacce all'uomo, sparatorie, assalti tra veicoli e un vero e proprio esercito a caccia - per non parlare poi della presenza nientemeno che di Megan "tutto intorno a te" Gale - questa storia è un travolgente ritorno al cinema della saga, capace nella non facile impresa di creare un blockbuster attuale nelle fattezze e nell'approccio, pur restando legati ad un personaggio creato più di 20 anni fa.
Insomma, un prodotto estreamente dinamico, che non perde troppo tempo a rimuginare sul superfluo: i dialoghi dicono esattamente quello che c'è da dire, le scene quello che c'è da vedere. Il tutto è crudo quanto la storia che racconta: il tiranno Immortan Joe centellina l'acqua per il popolo e tiene segregate le sue numerose mogli (Zoë Kravitz, Rosie Huntington-Whiteley, Riley Keough, Abbey Lee, Courtney Eaton). A sorpresa gli si opporrà l'Imperatrice Furiosa (Theron) che, nel tentativo di portare in salvo le mogli nascoste nell'autocisterna di cui è alla guida, conoscerà l'ex polizziotto Max con il quale, tra numeroisissime disavventure, finirà per allearsi. Obiettivi saranno la sconfitta del tirannico leader della Cittadella e la ricerca del luogo natale dell'Imperatrice prima che venisse rapita da bambina. Altro non aggiungo, per evitare spoiler e perché la storia è ricchissima di eventi e colpi di scena degni di essere seguiti.
Dunque un bel film, titolo inaspettatamente fresco per un'estate che, bisogna dirlo, sta avendo i suoi buoni momenti oltre che insassi sbalorditivi. "Mad Max: Fury Road" è assolutamente uno dei titoli migliori usciti nell'ultimo periodo o, forse, tra tutti il mio preferito.
Ps. Curiosamente anche qui come in "Jurassic World" siamo al quarto capitolo di una saga (rinata in reboot) in cui il protagonista maschile, primo anche nei credits, è in realtà personaggio secondario rispetto alla coprotagonista femminile: la storia dell'Imperatrice Furiosa è quella principale fra cui si intreccia anche il destino di Max; inoltre Charlize Theron è certamente di più impatto visivo considerata l'esposizione piena del viso, poi dipinto di nero, e il taglio di capelli cortissimo.
Film 946 - Mad Max: Fury Road
Film 1117 - Mad Max: Fury Road
Film 1822 - Mad Max: Fury Road
Film 1968 - Mad Max: Fury Road
Box Office: $356.4 milioni
Consigli: Il film ha avuto una proiezione speciale all'ultimo Festival del Cinema di Cannes, una scelta certamente inusuale per i canoni dell'evento, ma salutata con non poco entusiasmo dalla critica (il che già la dice lunga). L'ultimo film di Miller è pura adrenalita, un balzo azzardato indietro nel tempo che, però, riesce a sopravvivere al ventennio di ibernazione cui era rimasto destinato grazie ad una grande avventura che delizia lo spettatore sia per i colpi di scena che per le potenti immagini proposte. Gli effetti speciali non mancano, la fotografia lavora sodo (le scene in blu, ma anche quelle nella tempesta di sabbia) e il risultato finale è un mix iconico e francamente difficile da dimenticare. Il mondo di "Mad Max" targato 2015 è uno spasso, violento e crudo quanto basta, pazzo all'estremo e assolutamente di intrattenimento. Un film che ripaga ampiamente il costo del biglietto.
Parola chiave: Terre verdi.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

Film 945 - The Intruders

Cercando un film per la cena, ci siamo imbattuti in questo titolo che prometteva intrattenimento facile facile. Aria di gran boiata in vista? Eccome!

Film 945: "The Intruders" (2015) di Adam Massey
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Horror sciapo senza un'idea che sia una, "The Intruders" è certamente tra i film più brutti, banali e malfatti che abbia mai visto.
La colpa è certamente di una sceneggiatura banale e incapace di personalizzare la storia, concentrata a prodursi in imbarazzanti sottotrame per distrarre lo spettatore dalla spaventosissima verità dietro tutte quelle porte che sbattono da sole. Il risultato, invece, non fa altro che palesare l'incapacità dello sceneggiatore e la natura prettamente lucrosa di questa operazione. O, almeno, il suo tentativo.
Nel cast qualche volto conosciuto: Miranda Cosgrove, Donal Logue, Austin Butler, Tom Sizemore.
Risultato finale da dimenticare.
Box Office: /
Consigli: Questo film non è nemmeno buono per essere direttamente distribuito in dvd talmente è brutto e insignificante, un vero passo falso per la carriera della Cosgrove. Che sì, non avrà all'attivo ancora niente di particolarmente rilevante a parte "STchool of Rock", ma certo anche scegliendo questa robaccia non si aiuta. Un titolo assolutamente da evitare, sciocco e privo di idee.
Parola chiave: Banalità.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 29 giugno 2015

Film 944 - Il racconto dei racconti - Tale of Tales

Non ero per nulla interessato a vedere questo film, ma ho acconsentito perché Luigi era curioso. Lo spirito, quindi, non era dei più bendisposti...

Film 944: "Il racconto dei racconti - Tale of Tales" (2015) di Matteo Garrone
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Francamente non mi ha convinto. Stilisticamente è molto curato ed effettivamente tra scenografie e costumi l'impatto visivo c'è e rende "Il racconto dei racconti" bello da vedere, ma nell'insieme il film non mi ha soddisfatto.
La frammentazione delle storie riesce a creare attesa nello spettatore, che non può fare a meno di chiedersi dove la storia lo stia conducendo; eppure la sceneggiatura non riesce a soddisfare appieno la curiosità di chi guarda dopo tanto attendere, quantomeno non la mia. La trama si divide in tre segmenti principali - La regina, La pulce, Le due vecchie - tutti tratti da "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, una raccolta di fiabe in lingua napoletana edite fra il 1634 e il 1636 a Napoli.
E' apprezzabile, in generale, lo sforzo tecnico fatto per conseguire un risultato evidentemente inedito in Italia, fra effetti speciali ottimamente prodotti e un cast internazionale che regala ampio respiro: Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones, John C. Reilly, Shirley Henderson, Bebe Cave, Stacy Martin, Alba Rohrwacher. I set per ricostruire le ambientazioni fantastiche e fiabesche sono magnifici, alcuni da togliere il fiato (Lazio, Campania, Toscana, Abruzzo, Puglia e Sicilia le regioni toccate), i costumi di Massimo Cantini Parrini molto belli e ben fatti e certe immagini addirittura già iconiche (la regina che mangia il cuore drago marino è potente), però nel complesso l'ultimo film di Garrone non mi ha davvero lasciato nulla che non sia legato a qualche aspetto tecnico che sì, funziona per l'estetica, ma non trasmette molto altro a chi è in sala a guardare il film. Bello e senz'anima?
Box Office: $3,083,257 (solo Italia)
Consigli: Non certo una scelta per tutte le occasioni, nonostante forse qualche aspetto avrebbe sembrato suggerirlo. Il rivestimento fiabesco è solo un involucro che si scarta a pochissimi minuti dall'inizio della pellicola, per accorgersi che in effetti stiamo parlando di altro, un tipo di fantasy certamente inedito per il cinema italiano, ma in questi termini ancora non sufficientemente preparato. Molto lento, estremamente proiettato nel passato, sembra più un film in costume che una storia che mischia insieme fantascienza e elementi horror (per non dire splatter, considerando che una delle anziane si farà scorticare viva). Peccato, l'occasione c'era e gli elementi anche. Di fatto è un film da scegliere con cautela, preparati a un'immersione totale in un "racconto dei racconti" molto meno epico e intrigante di quanto il titolo vorrebbe farci credere.
Parola chiave: Magia.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 24 giugno 2015

Film 943 - Ex Machina

In Italia in arrivo il 30 luglio, un nuovo film sull'opposizione di umani e macchine. Non vedevo l'ora di poterlo vedere e lo streaming in inglese è stato un bel regalo.

Film 943: "Ex Machina" (2015) di Alex Garland
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: Un bel film fantascientifico che usa l'intelligenza artificiale come accattivante attrattiva, ma non risparmia colpi di scena a tinte thriller. Una sceneggiatura apparentemente fatta di pochi elementi che, combinati, funzionano bene e costruiscono una storia che non vuole solo mostrare qualcosa, ma anche lasciare con qualche domanda.
Il punto di partenza è questo: giunti al momento in cui l'intelligenza artificiale sembra possibile, bisgona testare la macchina (qui nelle forme molto umane e provocanti di Alicia Vikander) per verificarne le caratteristiche. E' veramente capace di pensare in autonomia? A questo serve Caleb (Domhnall Gleeson), incaricato dal suo solitario capo Nathan (Oscar Isaac) di capire se l'umanoide Ava sia effettivamente capace di generare pensieri autonomi attraverso il test di Turing.
Inizialmente la novità è strabiliante e talmente inaspettata che tutto sembra essere magnifico, grandioso. A ben vedere già dall'inizio ci sono indizi relativamente al fatto che non si esaurisca tutto alla facciata sapientemente costruita e mantenuta da Nathan. Insomma, cosa c'è dietro? Che cosa vuole nascondere o proteggere? I misteri di "Ex Machina" non sono pochi e man mano che il racconto evolve lo spettatore viene o lasciato a prodursi in coggeture o spiazzato dagli eventi, specialmente nel finale, vero e proprio exploit spiazzante dopo un crescendo di avvenimenti che ribaltano totalmente la situazione.
Trama a parte, che funziona bene e si percepisce quale magnetico vortice in grado di inglobare non solo i protagonisti ma anche chi guarda, questa pellicola ha un suo specifico fascino derivante anche da ciò che sceglie di analizzare. Il tema dell'intelligenza artificale, che oggi pare di moda al cinema, resta un derritorio che, seppure battuto, non smette di lasciare domande e dubbi. Cosa succede quando una macchina comincia a pensare? Cosa può accadere quando non ci è più possibile distinguere tra umani e macchine? Cosa accadrà quando le macchine capiranno di essere la nostra naturale, imperitura evoluzione?
Queste sono alcune delle domande che in effetti sono affrontate anche qui - pur in relazione con quanto si sta raccontato - ed è inevitabile che il pensiero di chi guarda finisca per soffermarcisi suo malgrado. La prospettiva di una macchina umanoide emancipata e cosciente è intrigante e per certi versi allettante, eppure non si può evitare di rimanere con numerosi dubbi in proposito, primo fra tutti quello dell'incolumità delle persone.
"Ex Machina", insomma, riesce nel certamente non facile intento di rimanere impresso. Piaccia o meno, ha comunque il pregio di risultare meno scontato dei tanti prodotti cinematografici realizzati ultimamente sull'argomento (il più brutto certamente "Humandroid", il più fiacco, forse, "Autómata"). La storia ha la giusta dose di scienza, thriller, malizia e mistero, tutto mixato in un cocktail che personalemte ho trovato equilibrato e molto ben riuscito. I tre protagonisti sono perfetti nei loro ruoli e la Vikander riesce perfino a risultare sexy (e inquietante) nonostante le manchi una forma corporea umana tradizionale; bellissima fotografia, scenografie ultramoderne negli interni, magnificamente incontaminati gli esterni (i paesaggi sono norvegesi). Sicuramente un film d'impatto.
Ps. Proprio su Turing di recente è stato realizzato il film "The Imitation Game", vincitore dell'Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale agli Academy Awards di quest'anno.
Box Office: $36.4 milioni
Consigli: Una delle pellicole sull'intelligenza artificiale più interessante degli ultimi anni, capace di generare interesse per ciò di cui parla, tensione e suspense per quello che mostra. Un thriller fantascientifico ben costruito e recitato, privo di fronzoli visivi e capace di andare dritto al punto: cosa succede quando la macchina può pensare come l'uomo?
Se siete interessati a scoprire la risposta questo film è ciò che fa per voi, un titolo magnetico e visivamente bello da vedere a cui vale la pena dare una possibilità.
Parola chiave: Blackout.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 23 giugno 2015

Film 961 - Jurassic World

Una preparazione maniacale in vista di quello che ormai è evidentemente l'evento cinematografico dell'anno. Ripassati tutti i capitoli precedenti, l'appuntamento al cinema era non solo doveroso, ma necessario. Così, dopo il battesimo di mio padre al ristorante giapponese, siamo volati al multisala dove, causa pienone, abbiamo dovuto addirittura cambiare i nostri piani e ripiegare sullo spettacolo successivo e per giunta in 3D...

Film 961: "Jurassic World" (3D) (2015) di Colin Trevorrow
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: padre
Pensieri: Pronto a tutto, anche al peggio, sono arrivato al cinema carico come è successo di rado recentemente. Avevo letto di critiche tiepide riguardo la trama - il che mi aveva fatto un po' paura -, ma l'entusiasmo che avevo rispetto a questo nuovo, quarto, "Jurassic Park" è stato davvero qualcosa di insolito. Il che mi ha naturalmente ben disposto nei confronti della pellicola che ok, non sarà il miglior film dell'anno, ma funziona benone. Ma procediamo con calma.
Innanzitutto va detto che Chris Pratt è protagonista pubblicizzato e sponsorizzato in lungo e in largo, ma di fatto è Bryce Dallas Howard a stare quasi sempre in scena, magnetica con quel perfetto caschetto rosso, gli occhi blu e il perenne vestito bianco. E' davvero difficile scordarsela. Pratt, invece, entra in scena a film già inoltrato nel ruolo dell'eroe nonché domatore di raptor, impavido e coraggioso di fronte a tutte le incombenti sciagure che si catapulteranno sul parco. Quale parco? Ma il rinnovato Jurassic World, sorto dalle ceneri del primo sfortunatissimo Jurassic Park di Isla Nublar, supertecnologico complesso che sta ai dinosauri come Disney World sta a Topolino. Di nuovo siamo in quel (primo) mondo parallelo fatto di un franchise che vende se stesso anche attraverso l'universo che racconta: e allora magliette, gadget, negozi a tema, tutto brandizzato come può esserlo per qualsiasi spettatore reale che ami questa saga. Il destino che lega i due parchi non sta solo nella natura maledettamente commerciale che li contraddistingue, ma ovviamente anche nel clamoroso errore (e siamo al quarto di fila) di sottovalutare le creature che mette in mostra. I dinosauri in questo caso specifico non sono solamente giganteschi, carnivori ed intelligenti, ma anche geneticamente trasformati dal Dottor Wu (lo stesso BD Wong del primo film) che li ha incrociati con l'ausilio della scienza, donando loro le più svariate caratteristiche. La nuova famelica attrazione in ordine di tempo sarà l'Indominus rex, una creatura spietata e calcolatrice, in grado di tendere trappole alle persone e sufficientemente sadica da cominciare ad uccidere per il semplice gusto di farlo. Credo di aver reso l'idea.
Al pari del protagonista umano, anche la protagonista giurassica appare con un certo ritardo sulla scena ("Godzilla" docet), anche se una volta apparsa è difficile dimenticarla, considerando che mangia tutto e tutti, distrugge tutto e tutti e fa da sola un casino inimmaginabile. Il punto - e fulcro della storia - è che questa volta il parco è attivo e aperto al pubblico e nonostante numerose misure di sicurezza vengano messe in pratica, nulla di fatto riesce a contenere l'impeto bestiale e primordiale che governa la nuova creatura. Ci vorrà (e qui spoiler) ben più di un solo avversario per annientarla e più di una volta tornano in mente le parole di Ian Malcolm (Jeff Goldblum) quando metteva in guardia John Hammond su cosa succeda quando l'uomo gioca a fare Dio.
Come dicevo all'inzio, la storia non è certo da Oscar, ma alla fine della fiera il biglietto vale la visione. Bryce Dallas Howard conduce bene le sorti di "Jurassic World" e Chris Pratt da quella giusta dose di sicurezza misto spacconeria che lo stanno facendo affermare quale attore perfetto da blockbuster multimilionari (di budget ma più di incasso, tanto che si vociferà sarà il nuovo Indiana Jones): è bello, ha una faccia da schiaffi e il physique du rôle. Per non parlare del fatto che in questo specifico caso deve praticamente fare sempre la stessa espressione un po' preoccupata/pensierosa - un po' da macho, ergo se funziona la prima volta, funziona anche per gli altri 124 minuti di pellicola.
Il resto dei giochi lo fanno gli effetti speciali, ormai sufficientemente evoluti da permettere di relegare al minimo l'uso di tecnologia animatronica per la realizzazione degli animali, così da consentire un dinamismo e una rapidità d'azione un po' inediti per il franchise che, chiaramente, ne beneficia sul piano tecnico e narrativo. Considerando che parliamo di una storia che racconta praticamente solo di come i dinosauri siano capaci di fare una strage in termini architettonici e di vite, è ovvio che la cosa sia particolarmente gradita. Un po' in controtendenza, "Jurassic World" è un film in cui le scene d'azione sono l'80% del totale, dove ci si prende poco tempo per l'analisi dei protagonisti in favore di uno spettacolo puramente ludico che, se pure intrattiene, un po' lascia disorientati (per cui, immagino, le critiche). A dirla tutta io non ne ho particolarmente sofferto, ma dipende sempre che cosa si stia cercando di volta in volta dalle proprie scelte cinematografiche. Più che la mancanza di un approfondimento psicologico, ho trovato fastidiosa l'onnipresente colonna sonora, un mix tra gli inediti di Michael Giacchino e i temi portanti di John Williams, gli stessi degli altri episodi che, però, qui vengono usati francamente un po' a caso, con picchi evocativi che capitano quando non si sta inquadrando nulla o enfatizzazioni musicali durante carrelate di passaggio che, alla fine, svuotano di senso il magnifico lavoro del grande compositore. Una strana scelta.
In definitiva, comunque, ho trovato "Jurassic World" più che godibile, ma soprattutto assolutamente meglio degli episodi 2 e 3 della saga. Chiaramente le migliorie tecniche rendono questo titolo visivamente ricchissimo - ma no, il 3D non serve - e bello da vedere e anche se la sceneggiatura non fa il botto come in altri prodotti mainstream contemporanei, non bisogna dimenticare cosa c'è stato prima (soprattutto "Jurassic Park III"). Per dire, io ho trovato molto più brutto e insensato un film come "Maleficent".
Quindi bravo Spielberg a non aver abbandonato l'idea del quarto capitolo, bravi al casting per aver fatto buone scelte, ma soprattutto bravissimi con gli effetti speciali. Se la storia poi non vincerà il Pulitzer pazienza, "Jurassic World" ha ragione di esistere in funzione del puro, spensierato intrattenimento.
Ps. Cast ricchissimo: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Nick Robinson, Ty Simpkins, Vincent D'Onofrio, Omar Sy, B. D. Wong, Irrfan Khan, Jake Johnson, Judy Greer, Lauren Lapkus, Katie McGrath e perfino il cameo di Jimmy Fallon.
Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Box Office: $987.2 milioni (ad oggi)
Consigli: Non è assolutamente necessario recuperare gli altri 3 capitoli per vedere questo ultimo - che si segue benissimo a prescindere - anche se i nostalgici rimandi non mancano e per avere un quadro d'insieme sarebbe più indicato. In ogni caso questa pellicola racconta una storia nuova che è anche la versione moderna del primo "Jurassic Park", molto simile per tematiche e implicazioni e anche senza sapere cosa possa essere successo prima, non è difficile intuire cosa mai si potrebbe verificare se la clonazione dei dinosauri portasse all'apertura di un parco a tema che poi così inviolabile non è... Quindi chi sia desideroso di imbarcarsi in questa bizzara avventura che mixa originale, contemporaneo e giurassico sappia fin da subito che parliamo di azione pura, un faccia a faccia con la natura selvaggia che ci ricorda che possiamo provare a contenerla, ma non è detto che ci riusciremo. C'è un po' di tutto quello che si è già visto in altri prodotti simili, dal recente "Godzilla" al "King Kong" di Jackson, passando perfino per i draghi di Harry Potter o della televisiva Daenerys Targaryen. I più grandi godranno di uno spettacolare e ancora più grandioso déjà vu, i nuovi spettatori potrebbero appassionarsi e decidere di ripercorrere a ritroso l'avventura. In generale, comunque, se si cerca qualche ora di svago che sia anche in grado di suscitare qualche "Wow!" e perfino uno o due salti sulla sedia, eccovi serviti: non sarà il capolavoro definitivo, ma i dinosauri ruggiscono ancora forte e chiaro.
Parola chiave: Alpha.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 22 giugno 2015

Film 957 - Jurassic Park III

Preparativi per "Jurassic World" parte 3: ci siamo quasi!

Film 957: "Jurassic Park III" (2001) di Joe Johnston
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Il solo capitolo che mi era rimasto nonché il solo che mi fosse ancora totalmente nuovo. "Jurassic Park III" è, infatti, l'unico titolo del franchise che non avevo mai visto né avevo sentito il bisogno di vedere, intuendo senza necessità di verifica che si trattasse del capitolo più debole della saga. E così è.
Se già col precedente "Il mondo perduto - Jurassic Park" la sensazione è che si fosse più interessati a creare un prodotto horror leggermente splatter, qui la cosa si fa decisamente più concreta: non siamo neanche atterrati sull'isola che già c'è scappato il morto! I dinosauri, poi, si sono evoluti e non solo sono maledettamente intelligenti e furbi, ma comunicano tra loro rendeno di conseguenza le cose più difficili fin dal principio.
L'intreccio di questo terzo "Jurassic Park" è abbastanza semplice: i genitori (William H. Macy, Téa Leoni) disperati di un ragazzino accidentalmente finito su Isla Sorna convincono con l'inganno il qui ritrovato Dottor Grant (Sam Neill) ad accompagnarli sull'isola con la scusa di una gita turistica in aereo del sito giurassico. Una volta atterrato - e dimezzato nell'equipaggio - il gruppo dovrà cercare Eric (Trevor Morgan), ma soprattutto combattere per sopravvivere alla ferocia della natura selvaggia. Non da ultimo, un nuovo gigantesco antagonista si profila all'orizzonte, perfino più agguerrito del T.rex: uno spinosauro.
Nonostante tutti questi nuovi elementi e ritorni di cast (un cameo anche per Laura Dern), la storia non riesce davvero a convincere fino in fondo. Siamo di fronte ad un blockbuster prima della revisione del genere, un titolo ancora ancorato ai vecchi standard di qualità relativamente a sequel e reboot: la storia non ha più di tanto importanza, quello che conta è riportare gli spettatori al cinema. Se, dunque, tradire le originali intenzioni è un silenzioso dato di fatto, bisogna arrendersi a ciò che "Jurassic Park III" può offrire: l'ennesima, pericolosa avventura in un mondo di dinosauri ormai diventati eccellenti carnefici, un film in cui ciò che viene mostrato e più di quanto venga raccontato.
Non è un caso, quindi, che si moltiplichino le nuove specie riportate in vita, con l'ombra di uno pteranodonte addirittura in locandina, a sancire il nuovo arrivo nella squadra; come non è un caso che, a corto di idee, si torni all'origine e si riporti al ruolo di protagonista Grant, a sancire una specie di benedizione dall'alto: torna l'eroe originale e anche se Spielberg ha abbandonato la nave (solo in regia), questo terzo episodio ha ragione di esistere in vista di un collegamento con il più fortunato originale. A 14 anni di distanza da questa pellicola, invece, non si poteva far altro che cambiare tutto e lanciarsi in un'operazione di ricostruzione totale, ovvero un sequel che è al contempo reboot: ecco una delle chiavi del successo globale di "Jurassic World", capace di svestire i panni ormai quasi caricaturali che caratterizzano l'ultimo episodio della saga, in favore di una veste più moderna e dinamica, ma profondamente connessa al primo capitolo.
Dunque, senza sorprese, "Jurassic Park III" è più un titolo-giocattolo per chi ha amato gli altri due film - una scusa per portare nuovamente al cinema i meravigliosi dinosauri ricreati grazie ad effetti speciali fantastici - che una nuova avvincente avventura da seguire. Si sa già che la Isla richiederà le sue vittime sacrificali e i pochi che sopravviveranno saranno eternamente scossi dall'esperienza, eppure straordinariamente incolumi senza una buona (o scientifica) ragione. Ma tant'è, qui vale di più l'aspetto ludico e lo si capisce fin dall'inizio: l'importante è far pace con la cosa fin da subito.
/ Ps. Il cast è composto da Sam Neill, William H. Macy, Téa Leoni, Alessandro Nivola, Trevor Morgan, Michael Jeter, Laura Dern, Bruce A. Young.
Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Box Office: $368.8 milioni
Consigli: Abbandonata la regia, Spielberg rimane produttore e affida la sua creatura cinematografica in mani decisamente nuove (perfino Alexander Payne prende parte alla stesura della sceneggiatura), per un risultato finale più fiacco dei precedenti. Il cast è per metà nuovo, ma riporta in scena i due principali protagonisti del primo film, sucitando un discreto effetto nostalgia che però non basta a far dimenticare a chi guarda la sensazione di star assistendo più ad un'operazione 'spilla soldi' che ad una storia che valesse davvero la pena di vedere. Oh, sì, gli effetti speciali sono belli e i nuovi dinosauri affascinanti, ma il fatto di avere lo zoo più eccentrico del mondo non basta a fare un film. E la cosa alla lunga si avverte. In definitiva, quindi, "Jurassic Park III" è il capitolo più evitabile della serie, quello che, per capirsi, si può anche non vedere. Per completezza può aver senso dargli una possibilità, specialmente se si è affezionati alla saga, ma diciamo che non è assolutamente necessario averlo nella propria filmografia.
Parola chiave: Uova di raptor.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park

Preparativi per "Jurassic World" parte 2: continuo verso il mio obiettivo!

Film 955: "Il mondo perduto - Jurassic Park" (1997) di Steven Spielberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Spielberg non molla la regia del sequel del suo fortunatissimo "Jurassic Park" e 4 anni dopo torna al cinema riportando qualcuno sull'isola più pericolosa di sempre (Jeff Goldblum), ma lasciano a casa tutti gli altri (fatta eccezione per i velocissimi cameo di Joseph Mazzello, Ariana Richards e soprattutto Richard Attenborough). Probabilmente il romanzo di Crichton prende questo percorso, anche se certamente un cambio di cast all'epoca sarà sembrato una sorta di nuovo inizio, una tabula rasa utile alla creazione di nuove, emozionanti avventure.
Il risultato finale, però, non è esaltante quanto il primo, magnifico film. Spielberg è sempre in grado di far tenere i suoi spettatori con il fiato sospeso - vedi la scena del pullman nel dirupo -, anche se certamente questo "The Lost World: Jurassic Park" è meno incisivo del precedente.
Qui la storia si concentra di più sullo stravagante personaggio del Dottor Ian Malcolm, alle prese con la sua fidanzata già sull'isola (una giovanissima Julianne Moore prima che scoprisse l'estetista) e la giovane pargoletta rompiscatole (Vanessa Lee Chester) che lo segue di nascosto. Il nuovo protagonista qui sembra più addomesticato che nella prima pellicola e ciò, forse, gli fa perdere parte del fascino. Ma senza essere troppo preoccupati, ci pensano naturalmente i dinosauri a tener desta l'attenzione. In questo secondo episodio si sono moltiplicati, liberi su tutta Isla Sorna, la stessa dove, scopriamo, venivano 'fabbricati' i dinosauri che si trovavano nel parco di Isla Nublar; inoltre ci sono alcune nuove specie, anche se chiaramente il T.rex, anzi i T.rex, non mancano. Avranno molto di cui nutrirsi, considerato che hanno ben due squadre sbarcate sull'isola a disposizione per la caccia: la prima è quella di Malcom, inviata da John Hammond che vuole proteggere l'ecosistema dell'isola; la seconda è quella del nipote, ora a capo della InGen che, per risollevarne le sorti, vuole catturare i dinosauri per sfruttarli e mostrarli al mondo. Dato che dagli errori non si impara sempre, è inutile dire che anche questa gita al tempo dei dinosauri sarà una vera strage che, in più, arriverà perfino a toccare San Diego.
Insomma, come ogni sequel che si rispetti, anche "Il mondo perduto - Jurassic Park" mette in scena il suo secondo spettacolo pigiando al massimo sull'acceleratore. E' tutto pompato al quadrato rispetto a quando avevamo visto prima: più animali e di più specie, il doppio delle squadre e dunque più possibilità di "banchettare", perfino un approdo sulla terraferma con T.rex a spargere paura e morte per le strade di una grande città. Diciamo che la spettacolarizzazione non manca, anche se riesce a coprire solo in parte la mancanza di quel qualcosa che aveva reso "Jurassic Park" indimenticabile. Sarà che ormai le meraviglie fatte da Spielberg & co. per portare i dinosauri sullo schermo ormai non ci sono nuove, sarà l'inaspettata piega pseudo horror che il secondo film prende, di fatto il risultato è comunque meno riuscito. Sembra davvero che il turbinio di morti da mettere in scena sia più importante della storia da raccontare e che, in fin dei conti, un buon momento di paura debba sempre trovare il suo spazio. Anche se, è ovvio, fa tutto parte del gioco e ci sta, la sensazione che stessi guardando un film dell'orrore non mi ha quasi mai abbandonato e, a mio parare, tradisce un po' l'anima del franchise (e con il terzo film è pure peggio).
Quindi sì, è bello ritornare a trovare il pazzo, famelico mondo dei dinosauri, anche se la nuova visita è meno riuscita della prima.
Ps. Una nomination all'Oscar per i Migliori effetti speciali.
Pps. Cast ricchissimo: Jeff Goldblum, Julianne Moore, Pete Postlethwaite, Vince Vaughn, Arliss Howard, Richard Attenborough, Peter Stormare, Richard Schiff, Vanessa Lee Chester, Ariana Richards, Joseph Mazzello, Camilla Belle.
Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Box Office: $618.6 milioni
Consigli: Spielberg (regia), David Koepp (sceneggiatura), Jeff Goldblum (recitazione) e John Williams (colonna sonora) tornano tutti per riportarci sulla pericolosa terra dei dinosauri, nuovamente impazienti di mangiarsi qualsiasi cosa si muova. Gli effetti speciali sono sempre straordinari e, anche se questo secondo titolo è meno riuscito del precedente, rimane comunque molto piacevole da guardare e seguire. I fan non possono che apprezzare un ritorno al parco giurassico e anche se tra tutte le pellicole del franchise questa non è la prima di cui caldeggerei la visione, rimane comunque un prodotto di intrattenimento che funziona, nonostante i suoi 18 anni.
Parola chiave: Nave.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 20 giugno 2015

Film 953 - Jurassic Park

"Jurassic World" era alle porte e non potevo andarlo a vedere al cinema senza recuperare la precedente trilogia, della quale tra l'altro mi mancava ancora il terzo capitolo. Dunque mi sono messo subito all'opera per rimediare!

Film 953: "Jurassic Park" (1993) di Steven Spielberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Niente da fare, capolavoro. Fantastico anche a 22 anni di distanza, ugualmente di intrattenimento nonostante le innumerevoli volte in cui l'ho visto e rivisto. Senza contare l'effetto nostalgia che questa visione mi ha scatenato.
Bei tempi, bei ricordi, ma soprattutto bei dinosauri che Spielberg riesce a portare sullo schermo con l'aiuto di ricostruzioni meccaniche e, per niente scontato, di effetti speciali digitali che sono qualcosa di pazzesco. Come i tre dottori Grant, Sattler e Malcolm (Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum) anche noi spettatori rimaniamo pietrificati di fronte allo spettacolo che il parco di Hammond (Richard Attenborough) riesce ad offrirci, tra meraviglie gigantesche e pericolosissime, ma soprattutto spettacolari da vedere nel '93 come nel 2015 (chapeau!). Francamente ancora oggi guardo "Jurassic park" non solo con ammirazione, ma con rinnovato stupore per la qualità di quanto è riuscito a mettere in scena Spielberg, all'epoca ormai lanciassimo nell'olimpo della cinematografia mondiale (oggi, tra le alte cose, è il 40esimo anniversario dell'uscita nelle sale americane de "Lo squalo", un altro suo capolavoro).
E' vero, la saga verrà un po' rovinata dai successivi due episodi, eppure grazie a questo primo eccellente titolo, il 'parco giurassico' è riuscito ad entrare nell'immaginario collettivo in maniera così potente e radicata da suscitare interesse anche vent'anni dopo la sua uscita, con un ritorno nelle sale nel 2013 delle riedizione della pellicola in 3D, espediente (pro nostalgici, ma anche pro portafoglio) che ha fatto incassare altri 95 milioni di dollari, da aggiungere ad un bottino già ricco e, così, lievitato oltre il miliardo di incasso. Cifre mostruose, forse non a caso.
Tra l'altro, curioso, il gioco a specchio tra realtà e finzione, parco di divertimenti e franchise, un mix di elementi che spazia tra il cinematografico e il reale, dato che le attrazioni su "Jurassic Park" esistono davvero (per esempio agli Universal Studios di Osaka, in Giappone), come esiste un merchandise ufficiale legato al film e al logo di quest'ultimo sia nella realtà che all'interno del film. Una sorta di marketing nel marketing, forse più efficace perfino del product placement. Interessante.
Comunque, al di là di possibili approfondimenti di studio, "Jurassic Park" rimane una delle pietre miliari dei blockbuster, uno dei titoli più conosciuti e riconoscibili di sempre, una delle pellicole più iconiche della filmografia di Spielberg. Per me, davvero, un capolavoro.
Ps. 3 Oscar: Miglio sonoro, effetti sonori ed effetti speciali.
Pss. Nel cast Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum, Richard Attenborough, Bob Peck, Martin Ferrero, B.D. Wong, Samuel L. Jackson, Wayne Knight, Ariana Richards, Joseph Mazzello.



Film 953 - Jurassic Park
Film 955 - Il mondo perduto - Jurassic Park
Film 957 - Jurassic Park III
Film 961 - Jurassic World
Film 965 - Jurassic World
Film 1079 - Jurassic World
Film 1361 - Jurassic World
Film 1668 - Jurassic World: Fallen Kingdom
Box Office: $1,029,939,903
Consigli: Effetti speciali da urlo, colonna sonora di John Williams stupenda e indimenticabile (tanto che la replicheranno praticamente in ogni film successivo della saga), un cast che con questa pellicola ha certamente trovato un suo spazio all'interno del mondo cinematografico. Spielberg porta al cinema Michael Crichton e lo rende indimenticabile grazie ad un'esperienza visiva da ammirare e da cui essere spaventati. Oltre che, perché no, un'idea dalle implicazioni su cui riflettere bene (ancora oggi). Insomma, un film da vedere e rivedere, da cui lasciarsi inquietare e divertire. Un tuffo nel passato che, a più di vent'anni di distanza, fa ancora la sua eccelsa figura.
Parola chiave: DNA.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 19 giugno 2015

Film 942 - It Follows

Ho scoperto l'esistenza di questo film per caso su Instagram e ne sono rimasto da subito incuriosito. Così ho cercato in internet per recuperarlo il prima possibile.

Film 942: "It Follows" (2014) di David Robert Mitchell
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: Piacevolmente inquietante pellicola che, a sorpresa, si rivela piccolo gioiellino nel suo genere. Un po' horror, un po' mistero, "It Follows" racconta la storia di Jay (Maika Monroe) che, dopo aver fatto sesso con Hugh (Jake Weary), scopre di essere stata "infettata" da una sorta di maledizione: un'entità che può assumere l'aspetto di qualunque persona la seguirà ovunque con l'intento di ucciderla. Segue (da qui il titolo), non corre, ma non preoccupatevi che arriva.
Da qui la necessità di Jay di capire di cosa si tratti, quanto seria sia la cosa e, soprattutto, come se ne possa liberare. Le strade sono due: o segue il consiglio di Hugh e, tramite il sesso, la passa a qualcun'altro (col rischio che, quando l'ipotetico qualcun'altro muoia a causa dell'entità, quest'ultima torni a trovare Jay) o cerca di escogitare un modo per uccidere l'entità.
La trama, che certo non è niente di complicato, riesce però a creare le giuste suggestioni, a smuovere certe inquietanti paure. L'entità è mortale, come una malattia sessualmente trasmissibile diversa solo perché non è un virus, ma quasi più un alieno. In questo il film di David Robert Mitchell mi ha ricordato "Under the Skin".
In generale, comunque, la storia è riuscita ad interessarmi, procurando perfino qualche momento di sussulto. L'atmosfera che riesce a creare, il buio avvolgente, le strade vuote, il profilo sfocato di qualcuno in lontananza che sta arrivando... Insomma, se chi guarda è disposto a lasciarsi coinvolgere, "It Follows" può regalare una piacevole esperienza cinematografica.
Maika Monroe è un'ottima scelta, giovanissima - e francamente sconosciuta - eppure in grado di reggere sulle proprie spalle tutta la storia, lasciando chi guarda a chiedersi chi sia la brava protagonista. Anche lei è una picevole, collaterale sorpresa di questa produzione presentata a Cannes durante la settimana della critica.
Insomma, bel film, ben realizzato e con qualcosa da mostrare. Non tanto perché innovativo, ma perché capace di presentare una storia - che pure, in qualche modo, ha elementi già visti - in maniera inedita e personalizzata grazie al buon occhio di Mitchell e alla bravura dello sconosciuto cast.
Box Office: $17.4 milioni
Consigli: Se si cerca un tipo di horror più particolare e, se vogliamo, sofisticato questo titolo è perfetto. Parte lentamente, ma non la storia non ne soffre e, anzi, ci si abitua in fretta al ritmo che la pellicola scandisce. Maika Monroe regge bene il peso del personaggio protagonista e si lascia dirigere efficacemente da Mitchell, per un risultato finale che, a mio avviso, vale la pena di essere visto. Senza bisogno di fiumi di sangue, possessioni demoniache o violenza a profusione, "It Follows" inquieta e fa paura riuscendo a colpire l'immaginario dello spettatore che, se si lascia trasportare dalla storia, finisce per rimanerne coinvolto. E allora sì che la paura che qualcosa possa arrivarci alle spalle si concretizza...
Parola chiave: Piscina.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

Film 941 - Come ti vendo un film

Curiosando in internet ho ritrovato questo documentario che all'epoca mi ero perso e ho voluto recuperare.

Film 941: "Come ti vendo un film" (2011) di Morgan Spurlock
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Morgan Spurlock mi aveva già interessato al suo lavoro con "Super Size Me" qualche anno fa, perciò dedicarmi a questo suo (relativamente) nuovo documentario mi è sembrata una continuazione naturale. Senza contare il mio interesse per l'argomento: product placement, marketing, comunicazione e pubblicità, tutto in un unico documentario che è al contempo un metafilm. Il suo intento, infatti, è documentare il mondo della pubblicità tramite il documentario cinematografico, da finanziare proprio tramite una raccolta di fondi da parte dei vari marchi che decidono di aderire all'iniziativa. Dunque un film che spia e documenta le dinamiche più evidenti e quelle più nascoste di un mondo che, per vendere i prodotti, utilizza ogni tipo di stratagemma e, al contempo, lo stesso film che aderisce alle dinamiche che riporta. Sembra contorto, ma di fatto si segue bene.
Spurlock riesce nell'accattivante proposito di "piazzare" proprio qualunque cosa, a partire dal titolo che, in originale, recita così: "POM Wonderful Presents: The Greatest Movie Ever Sold". Poi spot inseriti durante la narrazione, product placement a pioggia, strategie di comunicazione e chi più ne ha più ne metta.
Diciamo che per chi di base si interessa già a questi argomenti o chi fosse interessato a capire le dinamiche di produzione e distribuzione di una pellicola, può trovare davvero interessante "Come ti vendo un film". E' un documentario leggero, dal tono spesso canzonatorio e comunque mai pesante. In definitiva, però, mi sembra che nonostante tutte le buone intenzioni, il prodotto - è proprio il caso di chiamarlo così - è meno riuscito di "Super Size Me", forse anche perché nel concreto va a toccare una questione meno problematica o, se vogliamo, collaterale del nostro quotidiano. Per uno spettatore che viva in Italia, in cui marketing, brandizzazione, product placement sono meno aggressivi che in America, il richiamo verso questa pellicola può essere più legato all'interesse personale, mentre il precedente documentario di Spurlock toccava una questione - anche se in maniera poco convenzionale - più vicina a un problema generale: l'obesità e le problematiche riguardo il cibo spazzatura (in particolare McDonald), qualcosa "a più largo raggio", un argomento comprensibile in quasi ogni parte del globo. Qui, invece, si va anche abbastanza sul tecnico o sullo specifico, per quanto ben argomentato.
In definitiva mi sono interessato a questo strano esperimento cinematografico, anche se forse mi aspettavo qualcosa di più.
Ps. Tra i vari personaggi che appaiono i più famosi sono J. J. Abrams, Peter Berg, Big Boi (degli Outkast), Gilberto Kassab (sindaco di São Paulo, Brasile), Jimmy Kimmel, Damian Kulash (degli OK Go, che hanno sritto la canzone portante del film "The Greatest Song I Ever Heard"), il duo Matt and Kim (che ha scritto la colonna sonora), Brett Ratner, L.A. Reid, Quentin Tarantino e Donald Trump.
Box Office: $638,476 (solo USA)
Consigli: Studenti di comunicazion e marketing, accorrete! Un film che fa assolutamente per voi. Gli altri, appassionati di documentari, del lavoro di Spurlock o di ciò che non conoscono o conoscono poco, ne rimarranno comunque interessati, pur mancando il colpo di fulmine. Per tutti quelli che rimangono, forse questo non è esattamente un film da ogni tipo di occasione. Parla di cose vere, che accadono quotidianamente e che, a tratti, sono disturbanti. Per cui "The Greatest Movie Ever Sold" potrebbe non essere il titolo adatto per una serata relax a cervello spento. In generale, comunque, varrebbe la pena di vederlo, anche solo per aprirsi un po' gli occhi su ciò che ci accade attorno.
Parola chiave: Marchio.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 17 giugno 2015

Film 940 - The Lazarus Effect

Luigi è fan di Olivia Wilde ed era curioso di vederla in questo film. Io un po' meno, ma un horror alla fine ci sta sempre.

Film 940: "The Lazarus Effect" (2015) di David Gelb
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: L'idea di base è intrigante: trovare il modo di resuscitare i morti attraverso un siero. Da qui il Lazzaro del titolo. L'altra idea carina sta in ciò che accade dopo, ovvero la non proprio piacevole conseguenza: chi torna dall'aldilà è, sì, vivo, ma dimostra quasi subito un'indole ostile, poteri soprannaturali e, infine, una tendenza all'omicidio che potremmo considerare quale effetto collaterale peggiore. Fin qui tutto bene, pare un horror che abbia qualcosa da mostrare.
E, invece, la triste verità è che "The Lazarus Effect" è esattamente quel tipo di film che promette una buona idea, ma non ha altro da giocarsi. Quindi basta vederne il trailer e si è a posto. Chi come me si imbarca nella visione, rimane profondamente deluso: la trama è banale, se ne può intuire la conclusione non appena resuscitano la povera Zoe/Olivia Wilde (leggi so cazzi amari per tutti).
Il cast fa quello che può, ma la caratterizzazione dei personaggi è minima e tutto ciò che preme mostrare è la trasformazione demoniaca di Zoe di pari passo al suo desiderio di sterminare i suoi compagni di laboratorio, chiusi insieme a lei sottoterra a causa di un cortocircuito. Che, di base, non sarebbe nemmeno sbagliato, considerato che parliamo di un horro il cui intento è spaventare il suo pubblico. Il punto è che, non solo non spaventa, ma perde l'occasione di una premessa intrigante che avrebbe potuto portare a qualcosa di decisamente più interessante. Insomma, lasciamo Lazzaro riposare per sempre.
Ps. Cast composto, oltre che dalla Wilde, da Mark Duplass, Evan Peters, Sarah Bolger e Donald Glover.
Box Office: $36.1 milioni
Consigli: Pellicola dell'orrore dall'intrigante trovata della resurrezione in collegamento diretto con la figura biblica di Lazzaro con, aggiunte, implicazioni demoniache e visioni infernali, questo "The Lazarus Effect" fallisce nel tentativo di portare sullo schermo qualcosa di innovativo, preferendo percorrere alla grande la strada del già visto. E' un prodotto che si lascia guardare, anche se sarebbe stato preferibile il racconto di qualcosa di meno scontato o meno marcatamente "a scopo di lucro".
Parola chiave: Incendio.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 16 giugno 2015

Film 939 - The Librarian 2 - Ritorno alle miniere di Re Salomone

Visto il primo, era sinceramente curioso di capire se la produzione si fosse raffinata un po' con questo capitolo successivo...

Film 939: "The Librarian - Alla ricerca della lancia perduta" (2006) di Jonathan Frakes
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Anche questa seconda avventura del librario più spericolato che c'è si avvale di un protagonista teoricamente capace, contornato da una serie di baggianate pseudo fantasy misto avventura ed effetti speciali da far pena. Non che fosse sospettabile un incremento qualitativo, ma la speranza rimaneva.
Come per il precedente "The Librarian - Alla ricerca della lancia perduta", anche qui la storia raccontata prova a calcare le orme dei ben più meritevoli di considerazione Indiana Jones e "La Mummia", piazzando indizi in giro per il mondo per colorare di esotico il tutto, ma poi utilizzando effetti speciali computerizzati che sono qualcosa di imbarazzante (i fantasmi finali sono tra il kitsch e l'infantile). Per non parlare della (blasfema) citazione continua a "Casablanca", dove cercano invano di far assomigliare Noah Wyle ad Humphrey Bogart (rido).
Insomma, niente di nuovo sotto il sole, anche questo "The Librarian: Return to King Solomon's Mines" è un'avventura all'acqua di rose, titolo per famiglie di facile consumo e di resa francamente insufficiente che non fallisce del tutto solo grazie all'evidente intento ludico e la sottintesa mancanza di pretese di alcun tipo.
Ps. Due candidature tecniche agli Emmy del 2007 per le musiche e il montaggio sonoro.
Film 937 - The Librarian - Alla ricerca della lancia perduta
Box Office: /
Consigli: Al cast già visto nella precedente pellicola (Noah Wyle, Bob Newhart, Jane Curtin, Lisa Brenner e Olympia Dukakis) si aggiunge qualche nuovo elemento sconosciuto (Gabrielle Anwar, Erick Avari, Robert Foxworth), per un risultato finale conforme al precedente episodio. Anche qui parliamo di un titolo debole, ma perfetto per tutta la famiglia, una di quelle pellicole che non richiede alcuno sforzo intellettuale e si lascia placidament guardare (e dimenticare). L'obiettivo era di sicuro questo, quindi se si scende a patti col fatto che parliamo di un film tv mediocre e un po' cialtrone, la visione può essere piacevole, nonché conforme alle aspettative.
Parola chiave: Amuleto.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 15 giugno 2015

Film 938 - The Librarian - Alla ricerca della lancia perduta

Ero sempre rimasto con la voglia di volerlo vedere, incuriosito dai ben due sequel che questo film per la tv era riuscito ad ottenere...

Film 938: "The Librarian - Alla ricerca della lancia perduta" (2004) di Peter Winther
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non che mi aspettasi nulla di che, ma alla fine nonostante tutti gli evidenti limiti, questo primo "The Librarian: Quest for the Spear" mi ha lasciato un simpatico ricordo, quasi tenero. Perché è come un tentativo (fallimentare) di condensare in un unico personaggio e in un'unica storia un mix tra Indiana Jones, "La mummia", "Il mistero dei templari" e in generale un po' tutti quei titoli di avventura, senza però averne né capacità né budget.
Noah Wyle fa quello che può per caratterizzare l'imbranato Flynn Carsen al meglio e lo stesso fanno i vari comprimari (Bob Newhart, Olympia Dukakis e Kyle MacLachlan in primis), ma la sceneggiatura è sciocca e propone una serie di avventure la cui realizzazione sullo schermo - piccolo o grande - richiederebbe più esperienza ed evidentemente un'iniezione pecuniaria più sostanziosa. In aggiunta a questa mancanza qualitativa di effetti speciali computerizzati si aggiunge l'inesperienza delle due "tipe toste" della storia, la cattiva Kelly Hu e la futura fiamma del protagonista Sonya Walger (già vista in "Lost"), le quali se le daranno pure di santa ragione, ma quanto si vede che fanno per finta non sto neanche a dirlo.
Pace, "The Librarian - Alla ricerca della lancia perduta" è un film destinato alla televisione commissionato dal canale via cavo TNT, ergo dubito fortemente che una resa quanto più realistica e una trama ben scritta fossero le primarie intenzioni del network; ugualmente non credo che i potenziali spettatori si aspettassero nulla di diverso. Quindi bene così, la formula più giocosa che drammatica deve aver funzionato considerati i due sequel e persino la serie tv di 10 episodi "The Librarians", già rinnovata per una seconda stagione. Dunque questo titolo sarà pure una scemata, ma è talmente evidente che non ci sono pretese di alcun tipo che si finisce per goderselo abbastanza da non detestarlo del tutto.
Film 938 - The Librarian 2 - Ritorno alle miniere di Re Salomone
Box Office: /
Consigli: Prodotto tipicamente per famiglie, adatto ad ogni tipo di spettatore che non desideri impegnarsi cerebralmente, "The Librarian - Alla ricerca della lancia perduta" è un filmetto tv che qualcosa lo azzecca, nonostante i suoi più che evidenti limiti. Sarà l'imbarazzato approccio nerd, il ritorno di Noah Wyle in tv finalmente senza il camice del Dottor Carter indossato per 15 stagioni (!), i teneri tentativi di copiare le grandi produzioni pur non potendo permetterselo... eppure alla fine segui tutta la storia e hai perfino voglia di vedere come prosegue. Se non si ha niente di meglio da fare, chiaramente.
Parola chiave: Lancia del Destino.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 12 giugno 2015

Film 937 - Franklyn

Erano anni che volevo recuperarlo, curioso di capire di cosa potesse parlare questa pellicola.

Film 936: "Franklyn" (2008) di Gerald McMorrow
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Convinto che fosse una specie di storia distopica su futuri disastrosi e uomini che tentano di sopravvivere, ho conservato una certa attesa negli anni relativamente a questo "Franklyn", davvero interessato a capire di cosa potesse mai parlare. Peccato che il risultato finale sia assolutamente lontano da ciò che mi aspettassi, completamente fuori da ogni possibile previsione e, non ultimo, piuttosto brutto.
Debole e deludente come quell'"Identità" di James Mangold portato al cinema ormai 12 anni fa, anche qui si racconta qualcosa che, in realtà, si svolge tutta nella mente del protagonista. L'idea in sé, che certo non è originale, sarebbe comunque in grado di stuzzicare lo spettatore se portata sullo schermo in maniera interessante. Voglio dire, "Shutter Island" è un capolavoro e di base fonda il colpo di scena della sua storia proprio sulla doppia realtà creata dalla mente disturbata del suo protagonista.
Qui invece, nonostante la costruzione dell'altro mondo sia piuttosto affascinante e inizialmente capace di coinvolgere lo spettatore - l'idea di una società che richiede obbligatoriamente ai suoi componenti di essere affiliati a una religione, qualunque essa sia, è uno spunto da non sottovalutare -, gli svolgimenti successivi e la presentazione dei vari personaggi oltre quello interpretato da Ryan Phillippe è totalmente fallimentare. Si perde interesse non appena si capisce che era "tutto finto" e non la si recupera più. Anzi, le cose peggiorano man mano che viene definito il personaggio di Eva Green, pseudo artista estrema che mette in scena la sua morte come un'opera d'arte, e quello di Sam Riley, innamorato di un'immagine mentale che, di fatto, è interpreta dalla stessa Green (che poi, perché?).
Il finale misto action-onirico è un'ulteriore virata che stona nel risultato complessivo, troppo frammentato e indeciso su che strada (narrativa) percorrere. Insomma, visivamente "Franklyn" è in grado di creare un altro mondo affascinante, cupo e bello da vedere, ma fallisce per ciò che riguarda la trama: forse c'era troppa carne sul fuoco per l'esordiente Gerald McMorrow che, in definitiva, non mi pare sia stato in grado di gestirla.
Box Office: $1,279,576 (no USA)
Consigli: Esordio possibilmente interessante, ma incapace di mantenere le aspettative. Il mondo parrallelo di Città di Mezzo è ben ricreato ed è francamente l'unica cosa che vale la pena di vedere di "Franklyn". Per il resto il risultato finale è abbastanza deludente e la visione di questa pellicola può interessare a chi sia affascinato da storie di follia, realtà parallele e, per certi versi, futuri distopici. Gli altri meglio che guardino altrove.
Parola chiave: L'individuo.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 11 giugno 2015

Film 936 - The Woman in Black 2: Angel of Death

Non che ne avessi sentito parlar bene, ma ero comunque curioso di vederlo...

Film 936: "The Woman in Black 2: Angel of Death" (2014) di Tom Harper
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Luigi
Pensieri: Rispetto al primo titolo, comunque non particolarmente indimenticabile, questo secondo è decisamente di qualità inferiore. Stilisticamente è molto curato e nonostante tutto - ovvero nonostante la maggior parte delle scene si svolga nel buio più pesto - riesce a creare una certa atmosfera funzionale per questo tipo di film, anche se il risultato finale rimane comunque sotto le aspettative.
Si gioca molto su un tipo di suspense tirata per le lunghe, con una premessa che dura molto e porta avanti una storia in cui succede poco, spaventando di rado lo spettatore che salta sulla sedia solo quando improvvisamente un rumore fortissimo e inaspettato o la musica vengono utilizzati a tradimento. Durante tutto il primo tempo, poi, praticamente non accade nulla e anche se la contestualizzazione storica è lodevole e a tratti interessante, non si può fare a meno di chiedersi quando cavolo si comincerà a vedere qualcosa di interessante. Perché diciamocelo, se si guarda "The Woman in Black 2: Angel of Death" non è certo perché si è interessati a conoscere la tragedia della Seconda Guerra Mondiale...
E anche quando finalmente si procede a svelare il grande mistero dietro questa donna in nero, la situazione non migliora di tanto. Alla fine gli effetti speciali non sono così impressionanti - ah, ecco perché tutto quel buio! - e nemmeno la storia riesce ad arrivare là dove il computer non ha potuto.
Insomma, di certo nessuno si aspettava che questo sequel fosse un capolavoro (del resto tutti gli attori della prima pellicola hanno abbandonato), però ci si poteva decisamente impegnare di più.
Film 433 - The Woman in Black
Box Office: $36.7 milioni
Consigli: Qualche volto conosciuto (Jeremy Irvine, Helen McCrory) e qualcuno decisamente meno (Phoebe Fox, Oaklee Pendergast, Adrian Rawlins) per un horror un po' banale che fa da sequel al più fortunato "The Woman in Black" con Daniel Radcliffe. Se il primo era piaciuto potrebbe aver senso vedere questo secondo episodio, anche se davvero stiamo parlando di niente di rilevante. In generale, comunque, assolutamente dimenticabile o perdibile.
Parola chiave: Bambola.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

Film 935 - Home Sweet Hell

E quando Luigi ha carta bianca per scegliere un film...

Film 935: "Home Sweet Hell" (2015) di Anthony Burns
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Che la carriera di Katherine Heigl fosse in picchiata da tempo si sapeva, ma ciò non giustifica associarsi a qualunque proposta commerciale ti venga fatta. "Home Sweet Hell" è tra le cose più brutte, trash e volgari che abbia mai visto e definirlo terribile è essere gentili.
Proponendosi come commedia contemporanea che scherza su mogli psicopatiche, mariti che si trasformano in killer, omicidi fai da te e maschera di facciata che utilizziamo nelle occasioni pubbliche, questa pellicola in realtà cerca semplicemente di 'vendersi' bene, perché non solo di comico non c'è nulla, ma non ci sono nemmeno idee o qualcosa di interessante da vedere. Innanzitutto c'è troppa ingiustificata violenza. Perché mai dovrebbe interessarmi vedere una coppia che fa a pezzi l'amante di lui solo perché la moglie ossessivo compulsiva ritiene che sia l'unico modo per far sparire quella macchia dall'immacolata reputazione della sua famiglia? Il punto è che, diversamente da una pellicola come "La famiglia omicidi", qui manca totalmente un tono comico in quanto chi scrive non è in grado di suscitarlo.
Quindi, a parte seguire una trama scritta in maniera imbarazzante, con dialoghi forse ispirati a qualcosa di Tarantino (c'è pure una katana...) senza saperne cogliere l'ironia, "Home Sweet Hell" è un titolo-spazzatura, qualcosa che andrebbe bannato e cancellato dalla filmografia di chiunque abbia partecipato alla sua produzione. Inutile.
Box Office: /
Consigli: Imbarazzante prodotto cinematografico che spreca un potenziale buon cast in favore di una storia che vorrebbe essere irriverente e magari controversa, ma in realtà risulta ridicola e fastidiosa. Forse qualcuno potrebbe trovare di "interesse" le molteplici scene di Katherine Heigl in biancheria intima - che comunque si appresta a fare a pezzi una persona... -, ma tole queste credo che non ci siano altri motivi per cui voler vedere una tale boiata priva di alcunché di originale o interessante. Inutilmente volgare, privo di personalità e maledettamente brutto.
Parola chiave: Obiettivi.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 10 giugno 2015

Film 954 - San Andreas

Io adoro i disaster movies, dunque non potevo sottrarmi alla visione di questo titolo appena uscito. Stranamente non ero a conoscenza del suo arrivo nelle sale, il che mi ha leggermente sorpreso, considerando che è difficile sfuggire alla pressante campagna pubblicitaria di un blockbuster...

Film 954: "San Andreas" (2015) di Brad Peyton
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Considerato il preambolo si capisce già che "San Andreas" tutto sommato mi è piaciuto, anche se ha degli evidenti problemi, per non dire mancanze. Differentemente dai titoli catastrofici cui ci ha abituato Roland Emmerich - come "The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo" e "2012" - qui siamo di fronte a una pellicola che ci prova, ma non riesce del tutto a realizzare qualcosa di compatto e davvero incisivo. Perché sì, fa comodo un budget di 110 milioni di dollari ed effetti speciali a pioggia, ma se li sfrutti male i due elementi non bastano da soli a portare a casa un buon risultato. E "San Andreas" soffre di questo problema.
Anche se ho apprezzato la scelta di una serie di riprese dal basso, che limitano il campo visivo dello spettatore ma lo catapultano nel cuore dell'azione (rendendo l'esperienza terremoto piuttosto credibile), alla lunga la mancanza di riprese dall'alto che rappresentino la terra che trema nel momento in cui accade risulta un po' deludente. Perché, diciamocelo, il terremo c'è, ma si vede meno di quanto non ci si aspetterebbe. Gli edifici crollano, e noi ci siamo dentro. Le macchine vengono schiacciate, e noi ci siamo dentro. La falda di San Andreas si stacca, ma vediamo solo un enorme canyon dopo che si è già formato. In queste scelte si capisce, forse, che Brad Peyton non è Emmerich. Ma c'è dell'altro.
La trama. Qui la questione è più problematica. Perché se visivamente il film non ha problemi, l'intreccio narrativo è debole. Il protagonista Ray è il classico macho tutto d'un pezzo che ama la sua donna, compagna per la vita, e la sua famiglia, tormentato da una perdita del passato che lo ha costretto a tantissime sofferenze interiori mai affrontate. E' un tipo che parla come un qualunque personaggio di Steven Seagal, uno che, di fronte a una città rasa al suolo, alla domanda della moglie su cosa ne sarà di loro, risponde: "Ricostruiremo tutto". Credo di aver reso l'idea.
La mancanza di spessore umano non è peculiare solo di Ray, ma un problema più generale. Quando si parla della morte della prima figlia o quando i protagonisti si trovano di fronte alla distruzione totale causata dalla catastrofe, dai dialoghi traspare freddezza e distacco, il che è un grande punto a sfavore. Fa sembrare tutto poco credibile. Se poi ci aggiungiamo che i tre attori princiapali Dwayne Johnson, Carla Gugino e Alexandra Daddario sono praticamente incapaci di esprimere emozioni sensate relativamente al contesto in cui si trovano, si capisce perché a livello umano-comunicativo qui si fallisca, finendo per disintegrare un invece auspicabile effetto empatia che avrebbe certamente aiutato a creare una connessione tra chi vive la tragedia sullo schermo e chi la guarda. Fortunatamente per la produzione la capacità degli effetti speciali di rendere il tutto particolarmente realistico arriva là dove la scuola di recitazione non ha potuto. Poi, per carità, mi rendo conto che non interessi a nessuno che i personaggi qui siano interpretati in maniera impeccabile (i commenti standard dei miei vicini di posto in sala, ogni volta che compariva sullo schermo la Daddario, erano qualcosa di simile a "Cazzo che figa"), però a volte l'incapacità espressiva mi era veramente fastidiosa.
Aggiungo - e poi sulla trama la finisco - che trovo assurdo che uno come Ray, presentato quale eroe puro, immacolato e perfino tormentato, sfrecci attraverso tutte le sfighe che il terremoto riesce a generare con il solo intento di salvare la sua famiglia. Moglie e figlia sono i suoi unici due target, salvare altre persone è collaterale e succede raramente semplicemente perché non è in programma. Ho trovato questo aspetto veramente stupido per tutta la durata del film, considerato che essendo un pompiere il personaggio di Dwayne Johnson è istruito e preparato per tali emergenze, per non dire che il suo lavoro si prefigura il salvataggio delle persone tra i suoi compiti primari... In ogni caso, nel complesso buono e meno buono si mischiano in un risultato finale che è precisamente ciò che ci si sarebbe aspettato da questo tipo di blockbuster qualche anno fa, ovvero tanto baccano e distruzione (pompati via pc) e pochissima rilevanza della storia. Ci sta, anche se mi sembra si sia fatto un leggero passo indietro rispetto a ciò che oggi il mondo del cinema commerciale è in grado di offrire. E la cosa mi è sembrata più evidente nel primo tempo, che fatica un po' a decollare. Fino a quando la storia non prende il via - e per storia intendo terremoto e relative conseguenze -, il tutto procede in maniera anonima e ci si chiede quando, finalmente, si arriverà al dunque (ma la cosa più inutile è la presenza di Kylie Minogue, il cui tanto chiacchierato cameo dura sì e no 30 secondi). E' la seconda parte del film, quindi, a salvare la baracca, riuscendo a dare al pubblico ciò che vuole, mettendo finalmente in gioco i suoi protagonisti che fino a quel momento e nonostante tutto ciò che accade loro intorno, sono tutti illesi e nemmeno sbucciati, regalando una buona dose di azione alla trama. E quando tutto questo si verifica, "San Andreas" funziona.
In definitiva, una nuova pellicola che prende in considerazione gli effetti devastanti di un evento naturale distruttivo riesce ancora ad attirarmi, curioso, al cinema. Questo titolo in particolare è meno riuscito di altri, però si lascia vedere tranquillamente e alla fine si esce dalla sala sufficientemente soddisfatti.
Ps. Cast ricchissimo (a dire il vero pure troppo): Dwayne Johnson, Carla Gugino, Alexandra Daddario, Hugo Johnstone-Burt, Art Parkinson, Ioan Gruffudd, Archie Panjabi, Paul Giamatti, Will Yun Lee, Kylie Minogue, Colton Haynes, Todd Williams, Alec Utgoff.
Film 954 - San Andreas
Film 1737 - San Andreas
Box Office: $309 milioni
Consigli: Gli amanti del genere 'distruttivo' posso gioire, finalmente una nuova produzione che ipotizza qualche evento catastrofico e le relative implicazioni (qui terremoto + tsunami). Chi gradisce meno può essere meno entusiasta. Questo film è carino, ma davvero niente di più perché a parte presentare buoni effetti speciali, fatica a costruire narrativamente il contesto e a caratterizzare personaggi che alla fine risultano solo stereotipati. Per fare un paragone, genera la stessa delusione di quell'"Into the storm" dell'anno scorso. Quindi, va benissimo per una serata domanita dall'azione e dai sussulti generati dalla spettacolarità delle immagini, ma per il resto non suscita molto altro in chi guarda.
Parola chiave: Faglia.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 9 giugno 2015

Film 934 - Orlando

Un altro film sul tempo dopo "Adaline - L'eterna giovinezza", un'altra protagonista femminile che non invecchia. Anche se cambia di sesso...

Film 934: "Orlando" (1992) di Sally Potter
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Uno dei film più strani che abbia mai visto, forse il più strano. A volte sembra di essere a teatro, a volte non si capisce dove ci si stia trovando, né dove si voglia andare, a volte ci si chiede se non sia tutto uno scherzo. Insomma, "Orlando" sei inaspettato.
Una giovane Tilda Swinton interpreta il/la protagonista attraverso i secoli e i sessi, già all'epoca capace di spaziare tra il maschile e il femminile, tra una bellezza aristocratica, antica, vezzosa e una più prettamente contemporanea. Inoltre parliamo qui di qualcosa di estremamente inusuale per il cinema mainstream, un cambio di sesso seppur d'autore (il romanzo da cui è tratta la pellicola è di Virginia Woolf) che lascia disorientato chi non ha idea di cosa si parlerà in questa storia. Come, del resto, per quanto riguardai vari salti temporali.
Insomma, c'è un bel po' di carne al fuoco per un unico film e nonostante questa pellicola abbia ormai 23 anni e non sia certo un titolo di puro, ludico intrattenimento, mi sono goduto il viaggio. Innanzitutto perché la Swinton è magnifica ed era un po' che volevo recuperare, curioso, questo "Orlando", uno dei suoi primi lavori da protagonista. Poi perché ha dei costumi pazzeschi, che definire stupendi è riduttivo. Un lavoro non facile quello di Sandy Powell, tra l'altro, dovendo spaziare tra periodo elisabettiano e giorni nostri ('90), motivo per cui la sua nomination all'Oscar è più che meritata.
In generale, comunque, pur non essendo una narrazione che ho trovato facilissima da seguire - sia perché non conoscevo il romanzo e la sua storia, sia perché di fatto tutti i salti temporali tendono a frammentare il racconto -, sono rimasto da subito affascinato e rapito da questo film, incuriosito dalle svolte narrative e dalle sue sorprese non solo a livello di trama (Sally Potter ha iniziato a scriverne la sceneggiatura alla fine degli anni '80; bisogna tenere presente, quindi, che all'epoca si era certamente meno "preparati" a un bacio saffico sullo schermo, seppure celato dal fatto che il bacio in questione nella storia è dato tra una donna e un in-quel-momento-uomo. Quest'ultimo cambierà sesso e a comprovarlo vi è una scena di nudo integrale della Swinton. Inoltre, a mescolare ulteriormente le carte, all'inizio del film è un uomo, Quentin Crisp, a interpretare Elisabetta I di Inghilterra). Come si capisce, dunque, "Orlando" è una piccola sorpresa in un panorama a me francamente un po' sconosciuto: della filmografia della Potter questo è l'unico titolo momentaneamente visionato e della Woolf so ancora meno. Per cui questo connubio artistico distillato cinematograficamente è stato per me non solo esplosivo, inaspettato e piacevole, ma anche qualcosa da dover codificare, del quale ho faticato ad appropriarmi del linguaggio. Insomma, è stata una sfida, una di quelle che ogni tanto bisognerebbe concedersi per non perdersi nel torpore delle produzioni a grosso budget o di quelle, comunque, contemporanee i cui meccanismi, linguaggi, messaggi e tematiche ci sono immediati e conosciuti.
Box Office: £1,519,690 (UK) + $5,319,445 (USA)
Consigli: Un bell'esperimento cinematografico, un titolo certamente non facile da seguire e inizialmente faticoso da "inquadrare" in qualcosa di conosciuto. Ho apprezzato la performance di Tilda Swinton, già grande 20 anni fa, capace di rapportarsi ad un doppio personaggio, oltretutto senza tempo, uscendone come un'amazzone in sella alla motocicletta.
Bellissimi anche i costumi e le scenografie, insieme capaci di creare atmosfere suggestive e visivamente potenti che certamente rimangono impresse anche finita la visione del film. Tutto sommato direi che "Orlando", pur non essendo qualcosa di adatto a tutti, può soddisfare pienamente chi cerca qualcosa di diverso, di meno convenzionale. O anche solo un salto nel passato.
Parola chiave: Proprietà.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi