venerdì 19 dicembre 2014

Film 855 - Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate

Con solo un giorno di ritardo sull'uscita italiana, ci siamo subito fiondati al cinema a vederlo, decisamente impazienti!

Film 855: "Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate" (2014) di Peter Jackson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Mi divido in due. A caldissimo (visto ieri sera), la mia impressione è ancora doppia, come quando sono uscito dalla sala. Mi spiego subito.
"The Hobbit: The Battle of the Five Armies" è il sesto titolo legato a Terra di Mezzo e universo di Tolkien, un mondo a cui da più di 10 anni sono particolarmente legato e affezionato. In quest'ottica un film in più per mano di Peter Jackson non può che essere benvenuto, l'ennesimo evento dell'anno, un appuntamento cinematografico che mi ricorda la miriade di volte che mi sono rintanato in questo mondo per sognare e intrattenermi. Hobbit, nani, elfi, stregoni, ragni giganti: nel 2001 avevo 14 anni ed ero il ragazzino più felice del mondo quando scoprii "La Compagnia dell'Anello". Amore a prima vista, ossessione, ammirazione (so ancora le battute a memoria) e un destino segnato che ha decretato, con quel film, il mio spassionato amore per il cinema. Non più un passatempo, insomma.
Ora, è chiaro che dopo questa full immersion autobiografica sia facile capire cosa voglia dire per me riapprocciarmi a "Lo Hobbit", di quali significati personali riempa questa esperienza. Motivo per cui la prima parte della mia opinione a riguardo è necessariamente positiva. Meno oggettiva, però.
D'altro canto non si possono non individuare un discreto numero di problemi in questo film. Partirei dal generale: il lavoro più importante di Peter Jackson è sicuramente rapresentato dalla trilogia de "Il Signore degli Anelli", 3 episodi cinematografici capaci di raccimolare 17 Oscar, quasi 3 miliardi di dollari di incasso e puntare un faro sulla Nuova Zelanda che favorisce turismo e cinema. Un plebiscito, insomma. Con "Lo Hobbit" Jackson fa il bis e replica l'approccio originale scegliendo di tagliare in 3 una storia precedentemente destinata ad essere divisa solo in 2, richiama metà del primo cast, riporta tutto alla situazione di partenza: siamo di nuovo al compleanno di Bilbo. Il rimando quindi non è generico, ma voluto; il confronto, di conseguenza, è suggerito (se non imposto). Film dopo film, il doppio in fotocopia è sempre più evidente: Bard è il nuovo Aragorn, Tauriel la nuova Arwen, i due fratelli nani Kili e Fili i nuovi Pipino e Merry, il Gandalf rinchiuso qui a Dol Guldur ricorda l'episodio analogo in cui lo stregone è prigioniero della torre di Saruman, i nani che si barricano all'interno della Montagna Solitaria richiamano Théoden e i suoi che si rifugiano al Fosso di Helm, la caduta di Gondor e Minas Tirith ricordano l'assedio alle rovine della città di Dale. Perfino i titoli di coda degli ultimi episodi delle due trilogie sono identici. Mi fermo qui a sottolineare questa anima doppia, anche se ci sarebbero numerosi altri esempi.
La cosa di per sé non sarebbe nemmeno fastidiosa, non fosse che per questo "Hobbit" e soprattutto questo capitolo, alla narrazione epica e ispirata si sostituisce una specie di strano videogioco in cui computer grafica e attori in carne ed ossa si alternano per un risultato finale francamente non soddisfacente. Ricordiamoci che le indiscrezioni vogliono questo terzo capitolo (come i precedenti, del resto) costoso al pari di tutta la trilogia precedente: un film che costa 250 milioni di dollari non può sembrare finto, artificiale, disomogeneo.
Fondali a parte, che sono piuttosto ben fatti, nessuna delle creature mostruose e nemmeo il nano Dáin, però, risultano credibili e si infrange il tabù della verosimiglianza retrocedendo di un bel po' riguardo alla resa degli effetti speciali. Come è possibile accettare un simile compromesso? Questa è la cosa che più mi ha deluso del film.
Mancando di fornire personaggi visivamente credibili, è chiaro che qualcosa del processo si guasta, interferendo non poco con la capacità dello spettatore di lasciare che la storia "faccia il suo corso" o, meglio, che un film come questo imbastisca la sua magia. Per la maggior parte della pellicola ho veramente faticato a distrarmi da questa idea di posticcio che avevo nella mia testa, riuscendo a lasciarmi trasportare dalla narrazione di Jackson solamente dal momento della discesa in battaglia dei nani in poi. Da quel punto, fino alla conclusione, il regista sembra riuscire nuovamente a dare compattezza e linearità ad una narrazione fino a quel momento caotica e oserei dire schizofrenica (vedi apparizione di Sauron, ma in generale tutto il primo tempo, agitato e confusionario).
Poi ancora: perché far morire Smaug a 20 miuti dall'inizio della pellicola, rubando e sprecando un'occasione narrativa che andava usata nel film precedente? Smaug è il protagonista di "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug", il suo ritrovamento, risveglio e successivo inc****mento è tutto narrato in quell'episodio, felice risultato di un climax narrativo spezzato ad arte, ma di fatto qui calpestato come cartaccia. Qual è il senso di una mossa del genere? Gli spettatori al cinema sarebbe accorsi lo stesso, quindi mi pare una mossa un po' fine a sé stessa quella di sacrificare il drago in questo modo.
Per finire con le critiche, riprenderei un concetto già espresso prima: manca pathos, manca la legittimazione di un'avventura che sulla carta è epica, ma che di fatto non ne ha minimamente i toni. Il giullare di corto con monociglio è antipatico e non fa ridere, spezzando di continuo momenti altrimenti più seri e funzionali a creare l'atmosfera di una battaglia in arrivo. D'altro canto, una volta schierate tutte le forze in campo, nemmeno gli eserciti sono in grado di creare quell'illusione che suggerisca di non stare assistendo alla riproduzione in giga-schermo di un videogame, ma che si tratti di un film con la F maiuscola. Tutto finto e tutto in fretta sono due caratteristiche che snaturano il risultato finale de "Lo Hobbit 3" e lo consegnano allo spettatore in una veste mediocre e francamente sottotono.
Sul fronte positivo - e ce ne sono eh, per carità! - un grandissimo Martin Freeman conferma di essere stata la scelta perfetta per il ruolo di Bilbo, in grado di costruire il personaggio e caratterizzarlo così bene e così a fondo da sentirne l'assenza quando non compare sullo schermo. Tra tutti quei nani e quegli elfi rissosi - e genericamente un po' inutili - ti chiedi spesso: ma Bilbo? Perché non c'è, dov'è? Il suo essere genuino, gentile e, diciamocelo, un po' bonaccione lo rende simpatico e meno costruito di altri. In particolare mi riferisco a Thorin, fino a un film fa stoico, duro e giusto ed ora maledetto dall'oro e dal drago, consumato da una cupidigia peggiore perfino di quella del "mio tesssoro". Anche qui c'è un rimando, un ricordo di Gollum che, discorrendo tra una personalità e l'altra, costruiva un dialogo in realtà soliloquio per decidere sul da farsi e in chi riporre la propria lealtà. Thorin dovrà scegliere tra la sua essenza e l'oro, combattere tra bene e male, ovviamente, quelli interiori. La scena un po' onirica con il pavimento che lo inghiotte, poi, sono la ciliegina su una torta non proprio ben riuscita. Pace, le intenzioni erano buone, anche se la resa è troppo frettolosa (quasi infantile).
Da non sottovalutare, poi, l'effetto nostalgia che il sottinteso addio conferisce a questa pellicola. La presenza di Legolas, Galadriel, Saruman, perfino il Bilbo anziano, sono tutti elementi ponte che chiudono il cerchio, speriamo per sempre. La Terra di Mezzo e le sue peripezie sono state sapientemente spremute, ampiamente onorate, minuziosamente descritte. Si esce dalla sala storditi di nomi, luoghi e idiomi che faticano ad essere correttamente ricollocati. In questo vortice emotivo e confuso si colloca il mio pensiero a caldo su "Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate", una pellicola che mi ha deluso, ma principalmente perché non è "Il Ritorno del Re". E forse, ma lo dico a bassissima voce, perché non ho più 14 anni.
Film 494 e 496 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
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Film 1059 - Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Box Office: $146.7 milioni (ad oggi, ovvero ancora senza gli incassi americani che verranno comunicati domenica)
Consigli: La storia riprende esattamente da dove era stata lasciata, motivo per il quale ha decisamente senso sapere cos'è successo quantomeno nel capitolo precedente. L'inizio è decisamente inaspettato, veloce e quasi compulsivo, motivo per cui si fatica a seguire tutto ciò che sta accadendo con lucidità (da non sottovalutare il fatto che qualcosa dei dialoghi si perde nei rumori). E' chiaro che, più ancora del terzo "Hunger Games", questo sia uno dei titoli da vedere quest'anno, un prodotto giustamente atteso, anche se meno colossale dei precedenti. La sensazione è sempre quella che, nonostante il budget e tutti gli elementi giusti, il risultato sia meno "senza precedenti". Si vede bene, si segue senza problemi e si apprezzerà la lungheza decisamente minore rispetto a tutti gli altri titoli (144 minuti totali). Insomma, magari vi piacerà meno di quanto avreste sperato, ma tutto sommato (specialmente se si è fan) va visto.
Parola chiave: Ghiaccio.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

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