martedì 30 dicembre 2014

Film 844 - CUB - Piccole prede

3 ex boy scout vanno al cinema a vedere un film con la 3... sui boy scout!

Film 844: "CUB - Piccole prede" (2014) di Jonas Govaerts
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Horror belga con protagonisti giovani boy scout - cub scout = lupetti - in vacanza in mezzo al bosco, questo film dai molteplici titoli (quello italiano, ma anche quelli internazionali "Welp" e "Cub") è un prodotto suggestivo ed inaspettatamente ben costruito grazie, soprattutto, alla misteriosa figura del ragazzo lupo che vive in mezzo alla foresta.
E' facile, infatti, lasciarsi suggestionare dall'inquietudine di chi viaggia da solo per il bosco, quando lo si sa abitato da qualche strano personaggio che porta una maschera di legno e si aggira nell'oscurità. E non è il solo...
"Cub" è un film insolito, una pellicola che sceglie bambini e li trasforma in vittime o carnefici, un storia che gioca sulla sottile linea del proibito che incuriosisce, con addirittura qualche momento veramente impensabile per una produzione horror commerciale americana (spoiler!: vedi il massacro dei bambini nella tenda).
Disabituati, quindi, a un certo tipo di crudeltà e deviati dalla simpatia che proviamo per il povero protagonista Sam (Maurice Luijten), anche noi finiamo per lasciarci coinvolgere da una trama ben costruita che sembrerebbe partire come una qualsiasi pellicola dell'orrore ambientata in un bosco e finisce con una più inaspettata - anche se non così originale - virata al gioco per la sopravvivenza. Le sorprese non mancheranno.
Non sapendo cosa aspettarmi e, in aggiunta, non avendo particolari aspettative per un prodotto che avevo già preventivamente bollato come la 'solita cazzotta horror', ho molto gradito la visione di "CUB - Piccole prede" che, in più di un passaggio, è riuscito a sorprendermi e in qualche occasione farmi rannicchiare nella poltrona del cinema. Il risultato finale è buono - specialmente considerato che il regista è qui al suo esordio cinematografico - e, tutto sommato, lo rivedrei volentieri.
Box Office: € 117.116 (weekend di esordio italiano)
Consigli: Un gruppo scout in vacanza in mezzo ad un bosco apparentemente deserto. O la premessa di una divertente e tranquilla gita fuori porta, o l'inevitabile inizio della tragedia in una qualsiasi produzione horror. Qui, ovviamente, si tratta del secondo esempio e l'orrore farà presto la sua comparsa in scena, portato da un selvaggio ragazzino che vive in mezzo al bosco e indossa una strana maschera fatta di corteccia e da suo padre, pazzoide alla "Non aprite quella porta". Gli elementi per spaventare lo spettatore ci sono, la suspense non manca, l'idea di base intrigante e, certamente, la scelta dei protagonisti scout inusuale. Qualcosa di leggermente diverso dal solito e che, soprattutto, funziona. L'unica cosa per la quale ci si potrebbe lamentare è un'iniziale lentezza dovuta alla contestualizzazione della storia e a una buona presentazione dei personaggi. E' un buon titolo da tenere a mente se si vuole stare alla larga dalla solita pellicola dell'orrore fatta di cliché e cose già viste. A livello di produzione e ambientazione può ricordare anche "The Descent - Discesa nelle tenebre".
Parola chiave: Pozzo.

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Bengi

sabato 27 dicembre 2014

Film 843 - Parental Guidance

Era il giorno del compleanno di Bette Midler ed ero intenzionato a vedere un suo film, possibilmente che non avessi già visto. E, con stupore, ho scoperto che non è per nulla facile riuscire ad usufruire della filmografia dell'attrice tramite lo streaming. Non restava che questo...

Film 843: "Parental Guidance" (2012) di Andy Fickman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Viaggio attraverso le nevrosi delle moderne famiglie (americane), questo "Parental Guidance" è un esempio piuttosto insipido di film per famiglie che dovrebbe far ridere, tenerezza e intrattenere un vasto pubblico che si aspetta non solo il lieto fine, ma il piacevole e rassicurante sapore di zucchero per tutta la durata dello spettacolo. Spettacolo terribile, sia chiaro.
Considerato che non sopporto granché Billy Crystal e che tendenzialmente questi prodotti preconfezionati per famiglie sulle famiglie non mi garbano, è stata una sfida la visione del film che, di fatto, risulta più che altro essere un maldestro tentativo di riprodurre una comicità politically correct in grado di soddisfare ogni tipo di spettatore ed essere felicemente riproducibile ad ogni festività, momento di ritrovo o comunque quando si ricerchi svago ed assenza di contenuti. Unica a salvare la faccia - e non lo dico perché cercassi qualcosa di suo da vedere - è Bette Midler, in grado di risultare simpatica e strampalata quanto basta per finire tra ciò che di piacevole c'è in questo prodotto. E, badate bene, non c'è molto altro. Un peccato anche per la presenza di Marisa Tomei, tra le mie preferite di sempre, eppure qui macchietta strangolata da una necessità di sceneggiatura che la vuole oca e provinciale, goffa e sciocchina madre di famiglia incapace di lasciare i suoi figli per qualche giorno insieme ai nonni. I figli, tra l'altro, sono maledettamente antipatici.
Insomma, diciamo che il tentativo di celebrare la mitica Bette, per quanto fosse carico di buoni propositi, è finito con un buco nell'acqua. Lei è sempre mitica, ma è meglio ricordarla per altri ruoli e in altre vesti (tra ciò che ho visto sicuramente "Il club delle prime mogli", "Affari d'oro", "Hocus Pocus") piuttosto che per questo titoletto carico di cliché e brutte gag sulle fatiche quotidiane di una famiglia media americana.
Box Office: $119,772,232
Consigli: Se siete in cerca di qualcosa che vada bene per i bambini e che riesca, magari, a tenere occupati un po' tutti, senza richiedere alcuno sforzo, questo titolo potrebbe essere un buon candidato. Totalmente privo di richieste di attenzione (mancando di fatto una storia interessante), "Parental Guidance" è l'esempio perfetto di come si possa produrre un film da una sceneggiatura insulsa, dandola in mano ad un incapace regista, piazzarci qualche star (perfino un premio Oscar!) ed ottenere un risultato totalmente privo di appeal, ma facendoci una barca di soldi sopra. Chiaramente la collocazione natalizia nelle sale è stata provvidenziale, quindi che dire, se non: un film adatto a tutti, da vedere per le feste e dimenticare subito dopo.
Parola chiave: Famiglia.

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Film 842 - Passengers - Mistero ad alta quota

Io non ero per nulla convinto, ma non si trovava altro e la cena era già pronta...

Film 842: "Passengers - Mistero ad alta quota" (2008) di Rodrigo García
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Francamente una pellicola deludente, sconclusionata, banale e ricca di cliché. Non mi aspettavo che Anne Hathaway potesse scegliere di partecipare ad un progetto così scarso e mal fatto.
Dopo un incidente aereo i sopravvissuti verrano "aiutati" da Claire/Anne Hathaway che li seguirà nell'esternazione ed elaborazione psicologica di ciò che è loro successo. Quando il misterioso e sempre sorridente Eric/Patrick Wilson comincia ad entrare in confidenza con Claire e, soprattutto, i pazienti di questa cominciano a sparire, la cosa si farà misteriosa.
Misteriosa più che altro perché lo dice il poster, di fatto ciò che è accaduto e si sta narrando è abbastanza intuibile e privo di alcuna aura di mistero. Peccato, si poteva tentare di fare un po' meglio sinceramente.
Box Office: $5,494,715
Consigli: 25 milioni di dollari di budget, un cast abbastanza ricco (Anne Hathaway, Patrick Wilson, Clea DuVall, Andre Braugher, Chelah Horsdal, David Morse, Dianne Wiest) e la promessa di un mistero dietro lo schianto di un aereo di linea sono le premesse di questo "Passengers". Di fatto, però, le premesse non si tramutano in promesse e il film rimane una storielle drammatico romantica sulla vita dopo la morte e spreca ogni possibilità di risultare interessante scegliendo di far passare la maggior parte del film in una specie di limbo in cui non cacate praticamente mai nulla e tutti sbucano all'improvviso da non si sa dove. Evitabile. Anzi, da evitare.
Parola chiave: Morte.

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giovedì 25 dicembre 2014

Film 841 - Pretty Woman

Alla scoperta della carriera cinematografica di Julia Roberts - Atto terzo.

Film 841: "Pretty Woman" (1990) di Garry Marshall
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Pretty woman, walking down the street
Pretty woman, the kind I'd like to meet"
Una canzone famosissima per un film ancora più famoso, addirittura di culto. "Pretty Woman" è la storica pellicola che ormai più di 20 anni fa lanciò letteralmente nell'olimpo delle star mondiali la Roberts e Richard Gere, un duo che, tra l'altro, saprà bissare il clamoroso successo sul grande schermo grazie alla successiva commedia romantica sempre diretta da Garry Marshall: "Se scappi, ti sposo" (pellicola che, parentesi degenerativa tutta italiana, ha avuto l'infausto merito di inaugurare la tutt'ora attiva stagione del 'se... ti'. Esempi celebri "Se mi lasci ti cancello", "Se sei così ti dico sì", "Se ti investo mi sposi?" e altre fregnacce simili).
Tornando a noi, "Pretty Woman" è uno di quei film che DEVI aver visto, che sai a memoria, che non manca nella tua collezione di dvd, che richiama una serie di ricordi, che ha fatto sognare un paio di generazioni. Tutte cose che, fino a qualche settimana fa, per me erano solo vuote parole, frasi celebri più volte pronunciate da amici prima di apostrofarmi stupefatti: "Come non lo hai mai visto?!".
A questa sconcertante verità si è dovuto porre rimedio, cosicché non si dica più che mi manchi un tassello fondamentale della cultura pop anni 90, esempio perfetto di cinema di massa che collega alla perfezione le due decadi fra cui è a cavallo.
La nostra Vivian Ward, signorina allegra della strada, è una che ha un gran fisico e chiacchiera a manetta, colpisce per il giga-sorriso ma ancora di più per il volume della chioma e, successivamente, delle parolacce che spara. Vivian è forgiata dalla strada da cui proviene, si è adattata giocoforza e ora è quello che è: una con degli stivali alla coscia e un vestitino che è il risultato dell'incrocio tra l'elastan e un buco nero.
Al contrario, Edward Lewis è uno che può permettersi tutto - anche la strada, ovviamente - ma è scontento della sua vita, almeno da un certo punto di vista. Ma non solo, perché è anche onesto e con uan certa morale per gli affari, che sopraggiunge dopo, a dire il vero, che la morale puritana è stata scaricata sul marciapiede.
Questi due tipi umani sono la ciliegina e la torta, un connubio perfetto di amore in divenire che saprà diventare non solo reale, ma anche cult. Ed è così che si forgia una carriera: con ruoli forti e un titolo stellare. I due signori in carrozza a questo giro, Roberts e Gere, sapranno fare tesoro di questo mantra della vita, finendo più volte a rivestire panni decisamente simili in titoli decisamente romantici, il tutto per un'eterna spirale che, vissuta al contrario, riporterà sempre e comunque al punto di partenza: questo.
E allora diciamolo pure che "Pretty Woman" tutto sommato mi è piaciuto, mi ha divertito e intrattenuto. Ho amato questa Julia scurrile e bagascia (all'acqua di rose però) impreziosita di Chanel e desiderosa di riscatto sulle commesse frigide. E' naturale che questo ruolo femminile così forte mi abbia ricordato quello di "Erin Brockovich" e la naturale congiunzione è stata ben gradita. Gere, dal canto suo, era già "Ufficiale e gentiluomo", ma anche e soprattutto un "American Gigolo", titolo che lo avvicina di molto alla protagonista qui. E comunque bisogna concedergli che fosse proprio un bell'uomo.
Tutto sommato, quindi, pollice in su per questo titolo di riferimento del cinema moderno, classico esempio di come il mainstream riesca sempre a farla da padrone al pari del lieto fine. Che c'è anche qui, ma poi che ve lo dico a fare? Lo sapevate già da molto, molto più tempo di me.
Ps. Questo ruolo è valso alla Roberts la sua seconda nomination all'Oscar e il suo secondo Golden Globe vinto di fila. I precedenti erano stati, alle rispettive cerimonie del 1990, per "Fiori d'acciaio".
Box Office: $463,407,268
Consigli: Tra i film migliori per le feste. Non perché abbia un particolare spirito natalizio, pasquale o di fine anno, ma semplicemente perché è un titolo per tutte le occasioni. Ci si siede sul divano, si fa partire il film e si lascia che la storia ci coinvolga, ci rilassi, ci faccia dimenticare che poi, se ci pensiamo un attimo, la festa è già finita. E allora va bene, sognano ancora un po'. Con Julia, che riesce quasi sempre a farcelo fare.
Parola chiave: Baciare con la lingua.

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Bengi

mercoledì 24 dicembre 2014

Film 840 - Clown

La 3 sponsorizza e noi corriamo al cinema, in un momento particolarmente fertile di titoli dell'orrore...

Film 840: "Clown" (2014) di Jon Watts
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Un film horror che promette un clown, scatena nella mente l'indelebile ricordo di "It" che, paura o non paura, ha ormai forgiato l'immaginario collettivo. "Clown" non vede certo la penna di Stephen King a firmarne la sceneggiatura, ma non ci sarebbe bisogno di un nome famoso per ottenere un buon risultato.
Qui, però, non si può dire ci sia un eccessivo lavoro di qualità e, nonostante un make-up piuttosto credibile e il presupposto affascinante del costume da clown maledetto che non si riesce più a togliere una volta indossato, in generale la pellicola è insoddisfacente.
A livello di 'paura', diciamo, la storia riesce a costruire abbastanza bene i suoi momenti, anche grazie al disgusto di certe scene e al per niente velato suggerimento che il nostro protagonista non si faccia problemi a mangiare i bambini. Inquietante e moralmente sconvolgente, ma d'altronde un film del genere lo vai a vedere anche per rimanere un po' scioccato. Preso atto che non sia un prodotto per deboli di cuore, rimane il fatto che nel complesso il tutto risulti mediocre e nemmeno particolarmente ispirato. Un titolo palesemente commerciale, anche se travestito da produzione più indipendente. Eli Roth - che qui produce e appare in un cameo televisivo nei panni di un clown - è infatti personaggio avvezzo non solo all'horror, ma a quello specifico che fa buoni incassi nonostante non sembri una grande produzione. E' stato così con "Cabin Fever" (orrendo), "Hostel" e "Hostel: Part II", per cui non c'è da stupirsi che anche per questo titolo l'effetto sia quello.
In definitiva, comunque, "Clown" non convince del tutto; si limita a mostrare l'evoluzione di una persona in un mostro assassino, killer di bambini. Sulla carte sembrerebbe l'idea perfetta per un film horror-splatter contemporaneo, eppure quello che si vede qui non solo richiede lo sforzo di andare oltre una certa dose di disgusto ma, una volta fatto, ciò che viene proposto non è nemmeno così soddisfacente.
Box Office: € 1.381.037 (in Italia)
Consigli: Tra tutti gli horror in circolazione, questo non è un titolo che consiglierei o rivedrei. Sì, per carità, c'è il sangue, la paura e tutti quei momenti in cui ti rannicchi nella poltrona o chiudi gli occhi per non guardare, ma a fine visione non ti sembra di aver assistito a qualcosa di sconvolgente o memorabile. Chiaro che non è facile trovarne di titoli così, però - vuoi per le mie aspettative, vuoi perché colleghi i clown a quel non so che di inquietante - mi ero immaginato un film fatto meglio. In definitiva, nonostante un'idea di fondo anche più originale del solito, la trama finisce comunque col ricalcare quei cliché che ti rendono facile prevedere dove la storia andrà a parare. Mi ha colpito di più "CUB - Piccole prede".
Parola chiave: Baule.

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martedì 23 dicembre 2014

Film 839 - Ricatto d'amore

Sempre in cerca della distrazione perfetta, ci siamo ricordati dell'esistenza di questa pellicola.

Film 839: "Ricatto d'amore" (2009) di Anne Fletcher
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Visto la prima volta qualche anno fa, "The Proposal" mi aveva lasciato un ricordo piacevole.
Commedia romanticissima con la regina del genere Sandra Bullock, questo film è un buon esempio di come si possa far sorridere e passare un paio d'ore spensierate senza per forza dover intraprendere la strada della volgarità. Certo, non è un campione di originalità, comunque il risultato finale è certamente migliore di molti altri. Al fianco della Bullock - americana che qui interpreta una canadese con visto in scadenza - troviamo Ryan Reynolds - che qui interpreta la scappatoia americana, ma nella realtà è canadese -, entrambi in splendida forma e con buona dose di alchimia. Completano il cast Denis O'Hare, incaricato di verificare la veridicità della relazione romantica tra i due, e la famiglia di lui che vive in Alaska (Mary Steenburgen, Craig T. Nelson e una strepitosa Betty White, a quanto pare inossidabile oltre che indistruttibile, capace da sola di rubare la scena); completa il cast Malin Akerman, francamente un po' inutile.
Tra bei paesaggi, tenute da sogno, cliché di un romanticismo che sorprende pian piano e una serie di gag molto spesso ben riuscite, la storia procede verso l'happy ending doveroso e, diciamocelo, anche bello da vedere. I nostri due protagonisti, nonostante la differenza di età, sono piuttosto belli insieme e a noi che guardiamo non resta che benedire questa unione creata ad hoc per il grande schermo.
Film 350 - Ricatto d'amore
Box Office: $317.4 milioni
Consigli: Successone commerciale con annessa (perfino!) nomination ai Golden Globe per una Sandra Bullock che, però, trionferà nella categoria drammatica per "The Blind Side" (+ Oscar), questo "Ricatto d'amore" è un film tranquillo e piacevole da guardare, senza pretese, con la giusta dose di patino ed episodi divertenti. Betty White spicca per simpatia, l'Alaska per bellezza.
Si può vedere con estrema facilità, soprattutto in questo periodo di feste in cui quello che si cerca è certamente il riposo (anche della mente).
Parola chiave: Matrimonio.

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Film 838 - Alla ricerca di Jane

Trovato per caso su Sky Go mentre ravamo alla ricerca disperata di una commediola innoqua da guardare.

Film 838: "Alla ricerca di Jane" (2013) di Jerusha Hess
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Pellicola di certo singolare per il tema centrale che propone: un viaggio full-immersion nell'universo austeniano nell'Inghilterra contemporanea. Ovvero come assecondare le fantasie romantiche di signore invaghite dei personaggi della Austen e, che ve lo dico a fare, innamorate dell'amore stesso.
La protagonista Jane/Keri Russell ricade precisamente in questa singolare categoria umana, da sempre devota lettrice dei libri della celebre scrittice inglese, single alla ricerca di un amore da romanzo e, per forza di cose, romanzato. Ostacoli alla realizzazione dei sogni di Jane: lei è americana e vive in America + ha pochi soldi. Il risultato di questo sfortunato binomio è, sì, il viaggio fin nel Regno Unito alla volta di questa esperienza totalizzante, ma nella versione "pacchetto base". Quest'ultimo aspetto è determinante nell'impostare l'andamento dell'avventura a ritroso nel tempo della protagonista: avendo tutte le altre signore aderito ai pacchetti più esosi, la nostra poveretta viene costantemente emarginata, bistrattata e vessata dalla pazza dietro il progetto "Austenland": Mrs. Wattlesbrook/Jane Seymour.
A causa di quest'ultima (ma non solo) si realizzeranno molte delle peripezie di Jane durante il suo soggiorno, che di certo non sarà come se lo era romanticamente immaginato. Anche se, dopotutto, il dolce e zuccheroso finale ci sarà anche per lei.
Ora, non perderei tutto questo tempo a descrivere "Alla ricerca di Jane" se qualche cosa non mi avesse colpito. E' chiaramente una commedia romantica senza particolare rilievo, ma se devo essere totalmente onesto, mi hanno colpito una serie di aspetti. Innanzitutto il fatto che la storia è, sì, basata sui soliti presupposti dell'amore eterno e al primo sguardo è le smielate vicende della protagonista la faranno da padrone, eppure per tutta la storia la sensazione è quella che non ne vada una dritta alla nostra sfortunata e che, dopotutto, se lieto fine dev'essere dovrà necessariamente passare per un taglio netto con l'ingenuità infantile che muove la protagonista ad affrontare la sua avventura (leggi percorso di formazione). Inoltre c'è un certo aspetto comico dietro tutta la vicenda che, per quanto non sia sbandierato ai quattro venti, è comunque presente e godibile.
Ancora, mi è piaciuta la doppia idea della sceneggiatura di ricalcare un esempio di intreccio alla Austen (vedi Mr. Darcy ed Elizabeth Bennet), smascherarlo fin da subito facendolo rientrare all'interno del gioco narrativo proposto dall'esperienza del resort a tema, ma riuscendo di fatto a riportarlo in gioco nel finale, giocando tra finzione e realtà, messa in scena e mondo reale. Tra l'altro questo doppio binario sempre presente è anche piuttosto interessante da veder rappresentato e spinge, tra l'altro, a chiedersi cosa accada una volta che la realizzazione del nostro sogno si concretizzi e ci si ritrovi a vivere ciò che avevamo bramato fino a quel momento. E poi... se il nostro sogno ci avesse deluso?
Chiaramente "Austenland" - questo il titolo originale - non risponde a queste domande, ovvero non se ne interessa minimamente poiché il goal che intende portare a casa è un "felici e contenti" che prosegue con i puntini di sospensione e la promessa di un amore eterno che fa ritrovare alla nostra sfortunata Jane la fiducia nell'amore. Però a noi nessuno impedisce di fantasticare su come sarebbe vedere realizzate fantasie e sogni e immaginare cosa faremmo se fossimo obbligati a confrontarci con le conseguenze. Ma qui siamo già al sogno del o nel sogno, quindi lasciamo stare.
Ps. Tratto dal romanzo omonimo di Shannon Hale.
Box Office: $2,140,812
Consigli: Tutto sommato simpatico esempio di commedia romantica più atipica del solito, strampalata e surreale. Keri Russell ancora non ho capito se è maledettamente sottovalutata o fortunata a stare dove sta, comunque riesce a tenere sufficientemente bene le redini di questa storia (come era stato qualche anno fa con "Waitress - Ricette d'amore"). Suoi comprimari Jane Seymour ("La signora del West"), Bret McKenzie (che tra le altre cose ha vinto un Oscar per la Miglior canzone del film "I Muppet"), JJ Feild e Jennifer Coolidge nel solito ruolo della svampita alla ricerca di sesso (come in "American Pie" e "2 Broke Girls"). Tutto sommato, comunque, se si cerca una distrazione tranquilla e una storia meno ordinaria del solito o, ancora meglio, si ama Jane Austem, questo curioso prodotto cinematografico potrebbe riuscire perfino a soddisfarvi. Senza troppe pretese, naturalmente.
Parola chiave: Jane Austen.

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lunedì 22 dicembre 2014

Film 837 - Bernard & Doris - Complici amici

Un titolo che mi aveva incuriosito a suo tempo, ma che non avevo mai recuperato. Aho rimediato per caso, qualche settimana fa.

Film 837: "Bernard & Doris - Complici amici" (2006) di Bob Balaban
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Film per la tv firmato HBO, come sempre garanzia di produzioni di un certo livello.
Biopic su parte della vita della ricchissima ereditiera Doris Duke dal momento in cui incontrerà Bernard Lafferty, il suo futuro maggiordomo con problemi di alcolismo, in poi. Ovvero come due persone agli antipodi possono trovare una relazione di rispetto e amicizia nella maniera più inaspettata possibile.
Meno che mai vicino all'idillio o ad una concezione di rapporto definibile come 'normale', questo inusuale duo sarà protagonista di una bella storia di vita, triste e strana, eppure piacevole e bella da seguire. Non so se perché raffinatamente ricamata ed abbellita dalla sceneggiatura di Hugh Costello, comunque ho trovato questa storia di amicizia sicuramente fuori dai canoni, un esempio interessante e genuino di come le persone riescano a costruire relazioni speciali, peculiari e personalissime capaci di resistere al tempo e ai cambiamenti della vita.
Susan Sarandon è in gran forma e riesce anche solo con uno sguardo ad esplicitare pensieri, ordini, sensazioni. E' veramente bravissima ed era da molto tempo che non la vedevo così volentieri, una parte veramente perfetta per lei. Sorprendente anche il suo comprimario, un Ralph Fiennes spesso en travesti, solitamente dall'aspetto molto macho (e comunque con un indimenticabile passato da Voldemort alle spalle) e qui in grado di rendere la fragilità di un personaggio certamente di non facilissimo impatto.
Un racconto che parte piano e porta, man mano, a scoprire l'intimità di un mondo per noi inimmaginabile e inarrivabile, conduce in una realtà privata e personale e si snoda tra affari & bella vita e un privato che spesso luccica meno dell'ambiente mondano in cui la storia si svolge.
Il mio personale interesse per i ritratti di personaggi realmente esistiti qui ha sicuramente influito positivamente, comunque ritengo che questo film per la tv, per quanto non facile e di certo non per tutti, mantenga le aspettative generate per coloro che ne sono rimasti interessati.
Ps. Molte le nomination raccolte da questo film: 3 ai Golden Globes del 2009 e ben 10 agli Emmy del 2008. Per entrambi i premi sono stati candidati come migliori attori sia Sarandon che Fiennes.
Box Office: /
Consigli: Biopic da toni spesso drammatici, eppure con molti momenti simpatici e altri certamente fuori dal comune, un mix eterogeneo e non scontato di episodi di vita che raccontano bene come questa possa avvicinare (e allontanare) inaspettatamente le persone, non importa chi siano e da dove vengano. Un buon esempio di tv, oltre che un ottimo esempio di tolleranza in generale. "Bernard and Doris" non è certamente un titolo che si decide di guardare per spegnere la mente o svagarsi senza pensieri: non sarà Ingmar Bergman, ma comunque bisogna prestare attenzione e prepararsi a certi momenti che hanno una certa dose di emotività. Per chi ne ha voglia, o ne fosse incuriosito, secondo me ne vale la pena. E, lo sottolineo, ottimi protagonisti.
Parola chiave: Orchidee.

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venerdì 19 dicembre 2014

Film 855 - Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate

Con solo un giorno di ritardo sull'uscita italiana, ci siamo subito fiondati al cinema a vederlo, decisamente impazienti!

Film 855: "Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate" (2014) di Peter Jackson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Mi divido in due. A caldissimo (visto ieri sera), la mia impressione è ancora doppia, come quando sono uscito dalla sala. Mi spiego subito.
"The Hobbit: The Battle of the Five Armies" è il sesto titolo legato a Terra di Mezzo e universo di Tolkien, un mondo a cui da più di 10 anni sono particolarmente legato e affezionato. In quest'ottica un film in più per mano di Peter Jackson non può che essere benvenuto, l'ennesimo evento dell'anno, un appuntamento cinematografico che mi ricorda la miriade di volte che mi sono rintanato in questo mondo per sognare e intrattenermi. Hobbit, nani, elfi, stregoni, ragni giganti: nel 2001 avevo 14 anni ed ero il ragazzino più felice del mondo quando scoprii "La Compagnia dell'Anello". Amore a prima vista, ossessione, ammirazione (so ancora le battute a memoria) e un destino segnato che ha decretato, con quel film, il mio spassionato amore per il cinema. Non più un passatempo, insomma.
Ora, è chiaro che dopo questa full immersion autobiografica sia facile capire cosa voglia dire per me riapprocciarmi a "Lo Hobbit", di quali significati personali riempa questa esperienza. Motivo per cui la prima parte della mia opinione a riguardo è necessariamente positiva. Meno oggettiva, però.
D'altro canto non si possono non individuare un discreto numero di problemi in questo film. Partirei dal generale: il lavoro più importante di Peter Jackson è sicuramente rapresentato dalla trilogia de "Il Signore degli Anelli", 3 episodi cinematografici capaci di raccimolare 17 Oscar, quasi 3 miliardi di dollari di incasso e puntare un faro sulla Nuova Zelanda che favorisce turismo e cinema. Un plebiscito, insomma. Con "Lo Hobbit" Jackson fa il bis e replica l'approccio originale scegliendo di tagliare in 3 una storia precedentemente destinata ad essere divisa solo in 2, richiama metà del primo cast, riporta tutto alla situazione di partenza: siamo di nuovo al compleanno di Bilbo. Il rimando quindi non è generico, ma voluto; il confronto, di conseguenza, è suggerito (se non imposto). Film dopo film, il doppio in fotocopia è sempre più evidente: Bard è il nuovo Aragorn, Tauriel la nuova Arwen, i due fratelli nani Kili e Fili i nuovi Pipino e Merry, il Gandalf rinchiuso qui a Dol Guldur ricorda l'episodio analogo in cui lo stregone è prigioniero della torre di Saruman, i nani che si barricano all'interno della Montagna Solitaria richiamano Théoden e i suoi che si rifugiano al Fosso di Helm, la caduta di Gondor e Minas Tirith ricordano l'assedio alle rovine della città di Dale. Perfino i titoli di coda degli ultimi episodi delle due trilogie sono identici. Mi fermo qui a sottolineare questa anima doppia, anche se ci sarebbero numerosi altri esempi.
La cosa di per sé non sarebbe nemmeno fastidiosa, non fosse che per questo "Hobbit" e soprattutto questo capitolo, alla narrazione epica e ispirata si sostituisce una specie di strano videogioco in cui computer grafica e attori in carne ed ossa si alternano per un risultato finale francamente non soddisfacente. Ricordiamoci che le indiscrezioni vogliono questo terzo capitolo (come i precedenti, del resto) costoso al pari di tutta la trilogia precedente: un film che costa 250 milioni di dollari non può sembrare finto, artificiale, disomogeneo.
Fondali a parte, che sono piuttosto ben fatti, nessuna delle creature mostruose e nemmeo il nano Dáin, però, risultano credibili e si infrange il tabù della verosimiglianza retrocedendo di un bel po' riguardo alla resa degli effetti speciali. Come è possibile accettare un simile compromesso? Questa è la cosa che più mi ha deluso del film.
Mancando di fornire personaggi visivamente credibili, è chiaro che qualcosa del processo si guasta, interferendo non poco con la capacità dello spettatore di lasciare che la storia "faccia il suo corso" o, meglio, che un film come questo imbastisca la sua magia. Per la maggior parte della pellicola ho veramente faticato a distrarmi da questa idea di posticcio che avevo nella mia testa, riuscendo a lasciarmi trasportare dalla narrazione di Jackson solamente dal momento della discesa in battaglia dei nani in poi. Da quel punto, fino alla conclusione, il regista sembra riuscire nuovamente a dare compattezza e linearità ad una narrazione fino a quel momento caotica e oserei dire schizofrenica (vedi apparizione di Sauron, ma in generale tutto il primo tempo, agitato e confusionario).
Poi ancora: perché far morire Smaug a 20 miuti dall'inizio della pellicola, rubando e sprecando un'occasione narrativa che andava usata nel film precedente? Smaug è il protagonista di "Lo Hobbit - La desolazione di Smaug", il suo ritrovamento, risveglio e successivo inc****mento è tutto narrato in quell'episodio, felice risultato di un climax narrativo spezzato ad arte, ma di fatto qui calpestato come cartaccia. Qual è il senso di una mossa del genere? Gli spettatori al cinema sarebbe accorsi lo stesso, quindi mi pare una mossa un po' fine a sé stessa quella di sacrificare il drago in questo modo.
Per finire con le critiche, riprenderei un concetto già espresso prima: manca pathos, manca la legittimazione di un'avventura che sulla carta è epica, ma che di fatto non ne ha minimamente i toni. Il giullare di corto con monociglio è antipatico e non fa ridere, spezzando di continuo momenti altrimenti più seri e funzionali a creare l'atmosfera di una battaglia in arrivo. D'altro canto, una volta schierate tutte le forze in campo, nemmeno gli eserciti sono in grado di creare quell'illusione che suggerisca di non stare assistendo alla riproduzione in giga-schermo di un videogame, ma che si tratti di un film con la F maiuscola. Tutto finto e tutto in fretta sono due caratteristiche che snaturano il risultato finale de "Lo Hobbit 3" e lo consegnano allo spettatore in una veste mediocre e francamente sottotono.
Sul fronte positivo - e ce ne sono eh, per carità! - un grandissimo Martin Freeman conferma di essere stata la scelta perfetta per il ruolo di Bilbo, in grado di costruire il personaggio e caratterizzarlo così bene e così a fondo da sentirne l'assenza quando non compare sullo schermo. Tra tutti quei nani e quegli elfi rissosi - e genericamente un po' inutili - ti chiedi spesso: ma Bilbo? Perché non c'è, dov'è? Il suo essere genuino, gentile e, diciamocelo, un po' bonaccione lo rende simpatico e meno costruito di altri. In particolare mi riferisco a Thorin, fino a un film fa stoico, duro e giusto ed ora maledetto dall'oro e dal drago, consumato da una cupidigia peggiore perfino di quella del "mio tesssoro". Anche qui c'è un rimando, un ricordo di Gollum che, discorrendo tra una personalità e l'altra, costruiva un dialogo in realtà soliloquio per decidere sul da farsi e in chi riporre la propria lealtà. Thorin dovrà scegliere tra la sua essenza e l'oro, combattere tra bene e male, ovviamente, quelli interiori. La scena un po' onirica con il pavimento che lo inghiotte, poi, sono la ciliegina su una torta non proprio ben riuscita. Pace, le intenzioni erano buone, anche se la resa è troppo frettolosa (quasi infantile).
Da non sottovalutare, poi, l'effetto nostalgia che il sottinteso addio conferisce a questa pellicola. La presenza di Legolas, Galadriel, Saruman, perfino il Bilbo anziano, sono tutti elementi ponte che chiudono il cerchio, speriamo per sempre. La Terra di Mezzo e le sue peripezie sono state sapientemente spremute, ampiamente onorate, minuziosamente descritte. Si esce dalla sala storditi di nomi, luoghi e idiomi che faticano ad essere correttamente ricollocati. In questo vortice emotivo e confuso si colloca il mio pensiero a caldo su "Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque Armate", una pellicola che mi ha deluso, ma principalmente perché non è "Il Ritorno del Re". E forse, ma lo dico a bassissima voce, perché non ho più 14 anni.
Film 494 e 496 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 616 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 1050 - Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Film 641 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 701 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 1052 - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug
Film 1059 - Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Box Office: $146.7 milioni (ad oggi, ovvero ancora senza gli incassi americani che verranno comunicati domenica)
Consigli: La storia riprende esattamente da dove era stata lasciata, motivo per il quale ha decisamente senso sapere cos'è successo quantomeno nel capitolo precedente. L'inizio è decisamente inaspettato, veloce e quasi compulsivo, motivo per cui si fatica a seguire tutto ciò che sta accadendo con lucidità (da non sottovalutare il fatto che qualcosa dei dialoghi si perde nei rumori). E' chiaro che, più ancora del terzo "Hunger Games", questo sia uno dei titoli da vedere quest'anno, un prodotto giustamente atteso, anche se meno colossale dei precedenti. La sensazione è sempre quella che, nonostante il budget e tutti gli elementi giusti, il risultato sia meno "senza precedenti". Si vede bene, si segue senza problemi e si apprezzerà la lungheza decisamente minore rispetto a tutti gli altri titoli (144 minuti totali). Insomma, magari vi piacerà meno di quanto avreste sperato, ma tutto sommato (specialmente se si è fan) va visto.
Parola chiave: Ghiaccio.

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giovedì 18 dicembre 2014

Film 835 - A letto con il nemico

Recuperiamo la filmografia di Julia Roberts - Atto secondo.

Film 835: "A letto con il nemico" (1991) di Joseph Ruben
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "A letto con il nemico" è un titolo molto seducente per una storia che, però, non lo è nei fatti. La sottintesa tensione sessuale che pare promettere, traveste di pathos "a luci rosse" un racconto in realtà incentrato sugli abusi domestici subiti dal personaggio femminile principale.
Julia Roberts è Laura Burney seviziata e mortificata moglie di un tizio col baffo a cavallo tra gli '80 e i '90 che appare super tonico durante gli allenamenti casalinghi, ma appena si veste sembra mio nonno, il che riduce un pelino l'effetto timore. Tra l'altro, bisogna aggiungere, sarà quel baffo preciso o quel capello un po' così, di fatto il nostro innamorato dal pugno facile ha anche un gran fiuto per quanto riguarda l'arte di risolvere i misteri: da una lampadina rotta riuscirà a dedurre quello che 10 anni dopo Gil Grissom riesce a dedurre da uno starnuto. Che l'FBI lo contatti.
In questa cornice di (un po' superficiale) contestualizzazione matrmoniale che definire infelice è mettarla giù bene, la nostra beniamina cercherà giustamente una via di fuga alla prima occasione. Si presenterà con la scusa di una gita in barca durante una tempesta (...) che praticamente ribalterà la barca ma non annegherà la nostra Laura, fino a due giorni prima incapace di nuotare ed ora olimpionica sirena dalla bussola stellare. Guadagnerà la riva, come la promessa di una ritrovata libertà.
L'incubo sembra finito: nuovo nome, nuova casa, nuovo uomo. Poi, però, di nuovo incubo col ritorno di baffetto e della sua ossessione per gli asciugamani perfettamente allineati. Ed è qui che il film prende una piega fastidiosa, più del fatto che fino a quel momento si era basato sul grande valore semplificatore del cliché: Laura dovrà lottare per la sua vita in uno scontro che si capisce fin da subito sarà decisivo. O lei o gli anni '80 (leggi baffetto). Eppure, nonostante la nostra protagonista abbia dimostrato più volte di avere la volontà di ricominciare per sottrarsi ai sopprusi, alla violenza, alla sottomissione e al degrado cui era sottoposta, eppure, si diceva, nel momento di reagire e lottare per sé stessa si accascia e si lascia atterrire. Sopravvive solo perché la pistola è scarica, non perché lei lotti per la sua vita. E allora, scusate, ma qual è il senso di questa storia? Non c'è mica Woody Allen e il suo rimbalzo di anello a rallentatore qui, non si può lasciare al caso l'emissione del verdetto. Io voglio una Julia che lotta, una futura Erin Brockovich che non si lasci sopraffare dalla paura di un ricordo, un fantasma passato tornato a reclamare la sua vittima d'amore.
Questo aspetto fatalista di Laura non mi è per nulla piaciuto e, anzi, ho trovato che passi un messaggio - sempre che ci fosse, forse sono io che cerco troppo e chiedo troppo a un prodotto come "Sleeping with the Enemy" - di infelice vittimismo e succube sottomissione all'uomo e agli eventi che non dovrebbe essere permesso alla protagonista di una storia del genere. O almeno non a una protagonista che ha già ampiamente abbracciato un atteggiamento reattivo e propositivo nella prima parte del racconto.
Questo scivolone francamente poco felice e il risultato finale mediocre non mi hanno fatto particolarmente apprezzare questa pellicola. Nemmeno Julia mi sembrava tanto ispirata. Però era carina.
Box Office: $174,999,005
Consigli: L'atmosfera è ancora molto 80s e le cotonature di Julia ne sono la felice testimonianza. Il baffetto furbetto, tornato recentemente alla ribalta, è piacevolissimo da notare tutte le volte che il suo possessore appare in scena. Per il resto non c'è molto da dire su questa pellicola, esempio piatto di thriller psicologico, genere francamente un po' estraneo alla Roberts e motivo per il quale ero tanto interessato a questo prodotto. Manca pathos e una contestualizzazione che vada oltre lo spintone o il pugno. La sofferenza psicologica non crea abbastanza empatia, il disturbo mentale è caricaturale, la scena madre frettolosa. E' tutto giocato sulla presenza della Star, una Roberts con già all'attivo 2 nomination all'Oscar, e la legittimazione di tale status attraverso un bottheghino ricco (solo 19 milioni per produrlo) e la presenza dell'attrice come unica veramente riconoscibile del cast. Ti piace vincere facile?
Di fatto si fa vedere senza difficoltà, ma non è nulla di che.
Parola chiave: Fede nuziale.

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mercoledì 17 dicembre 2014

Film 834 - Interstellar

Uno dei film che attendevo di più quest'anno.

Film 834: "Interstellar" (2014) di Christopher Nolan
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Paola, Erika, Luigi
Pensieri: Finalmente ho visto "Interstellar", finalmente sono felice.
Nel giro di due anni il destino mi ha regalato ben due avventure nello spazio, entrambe pensate e realizzate da grandi registi, entrambe sponsorizzate e prodotte come kolossal moderni, esempi cinematografici di un genere fantascientifico che viaggia nella scienza del possibile e propone protagonisti che lo spazio trasforma in eroi. La differenza tra questi due titoli è che dove qui c'è la solita narrazione back/forward che tanto piace a Nolan (con una timeline che spazia tra presente, passato e futuro), per quanto riguarda "Gravity" la struttura narrativa e la questione del tempo sono lineari.
Il viaggio dell'equipaggio Endurance sarà un'avventura verso l'ignoto, una tentata esplorazione che procede per ipotesi, calcoli e una certa dose di casualità, tutti elementi che la accomunano al precedente sforzo umano di un'esplorazione senza precedenti: la scoperta dell'America.
600 anni dopo (arrotondiamo, qui si parla solo di un vicino futuro) l'impresa che scoprì l'America cercando le Indie, Nolan fa cercare ai suoi protagonisti un altro pianeta che possa sostenere la vita e gli fa trovare "Loro", non ben definite entità che si riveleranno essere i probabili esseri umani del futuro intenzionati ad aiutare quelli del passato (aprendo il wormhole). Ora, anche solo per aver accennato questi pochi snodi della storia si capisce già che la trama di "Interstellar" sia piuttosto intricata, specialmente per quanto riguarda la questione scientifica. Eppure, nonostante io di fisica ne capisca quanto un pappagallo di letteratura, devo dire che non solo il tutto non risulta incomoprensibile o noioso, ma anzi nel mio caso mi ha pure incuriosito e spinto ad informarmi.
Per quanto riguarda il risultato finale, devo dire innanzitutto che a me il film è piaciuto parecchio. Effetti speciali già da Oscar, colonna sonora coinvolgente, un cast di grandi nomi (Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain in primis, ma anche Ellen Burstyn, Michael Caine, Wes Bentley, Casey Affleck, Topher Grace e un inaspettato Matt Damon!) e una storia intrigantissima, una vera e prorpia avventura moderna in grado di - letteralmente - spaziare, aprendo un dibattito tra gli spettatori sia profani che addetti ai lavori. Mi rendo conto che il finale sia meno in linea con le premesse di quanto non si vorrebbe, ma scelte narrative di fiction hanno significato all'interno del contesto di cui fanno parte, per cui mi sembra un po' sciocco attaccare l'aspetto scientifico di un prodotto che non è documentario, ma una storia che, per quanto possa attingere dalla realtà, rimane comunque inventata.
Chiaro, lo spirito rimane sempre quello filoamericano: gli USA sono coloro che capisco il problema, lo analizzano, sperimentano e ci mettono il cuore fino a quando non riescono da soli - e soprattutto per mezzo di un eroe - a salvare la situazione. Del resto, varcando la soglia del cinema e rivestendo il ruolo di spettatori di questa pellicola, scendiamo a patti con questo fatto fin dal principio.
"Interstellar", come si capisce, non è un prodotto in grado di suscitare un responso unanime. Ho sentito critiche entusiaste e altre più freddine, pareri discordi su più questioni. Io ho gradito sinceramente, ho apprezzato una storia ben articolata e calibrata, con forse l'unica vera pecca in un finale che poteva evitarsi (spoiler) il ritorno dell'eroe. Con la trottola di "Inception" Nolan era riuscito a regalare allo spettatore qualche secondo di vera incertezza prima della chiusura del film, cosa che qui manca e in alcuni potrebbe aver causato motivo di disappunto o delusione. Tutto sommato però non credo che si possa tarare un giudizio totale solo su una cifra stilistica, un rimando di incertezza bruciato. La grande macchina di "Interstellar" è un gigante in grado di mantenere le sue promesse colossali, una moderna odissea nello spazio che però non fugge dal rappresentare le umane debolezze ed incertezze della vita (a gravità non zero).
Il piacere dell'esplorazione e della scoperta di nuovi mondi è esaltante e noi seduti sulla comoda poltroncina siamo testimoni di un evento che difficilmente la vita ci regalerà dal vivo: la scoperta di qualcosa di ignoto e mai visto. Ecco, è così che io ho vissuto questo viaggio: da esploratore.
Film 1036 - Interstellar< br /> Box Office: $622.3 milioni (ad oggi)
Consigli: Se vi è piaciuto "Gravity", se amate Nolan, se vi piacciono le avventure nello spazio, se i paradossi temporali di "Star Trek" vi hanno esaltato... "Interstellar" sarà l'ennesimo titolo cult. Il finale vira un po' alla "Contact" (ricordate quello con Jodie Foster e... - oddio lo scopro solo ora! - Matthew McConaughey?), ma, hey!, abbiamo appena assistito alle lezione di fisica più interessante di sempre quindi ne vale la pena.
Effetti speciali, neanche a dirlo, da urlo, un buon cast dove la più sacrificabile rimane Jessica Chastain, e la colonna sonora del sempre affidabile Hans Zimmer. Christopher Nolan dirige sicuro e ci accompagna per mano attraverso universi e galassie alternati senza difficoltà a campagne e campi di granturco. Sarebbe ora gli riconoscessero qualcosa, ma dubito sarà questo titolo a favorirlo. In ogni caso "Interstellar" è uno dei film da vedere di quest'anno.
Parola chiave: Codice morse.

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martedì 16 dicembre 2014

Critics' Choice Awards 2015: nomination e vincitori

Pensavamo tutti che con i Golden Globe e le nomination sfornate neanche 7 giorni fa fosse finita? Beh, ci sbagliavamo di grosso.
Più che la stagione dei premi sembra la gara a chi arriva primo a snocciolare le sue cinquine, comunque tant'è, non ci possiamo fare nulla: i Critics' Choice Awards 2015 sono tra noi con una valanga di nuove nomination per decretare i migliori tra i migliori dell'anno (2014, ma anche 2015 visto che delle pellicole devono ancora uscire. E non parlo dell'Italia).
Nell'attesa, come ribadito più volte, delle nomination agli Oscar, in arrivo tra un mese, ci crogioliamo in questa baraonda da decreto assoluto, in questa schizofrenica necessità di sancire il migliore dell'anno. Lo sappiamo tutti che poi solo gli Academy Awards avranno un peso a livello di immagine e vendite, ma hey!, un premio in più non può mica farci male.
I vincitori saranno annunciati venerdì 16 gennaio 2015.
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2015 Critics' Choice Awards nominations. The winners will be announced on Thursday, January 16th.

20th Annual Critics' Choice Movie Awards

BEST PICTURE
Birdman
Boyhood
Gone Girl
The Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Nightcrawler
Selma
The Theory of Everything
Unbroken
Whiplash

BEST ACTOR
Benedict Cumberbatch – The Imitation Game
Ralph Fiennes – The Grand Budapest Hotel
Jake Gyllenhaal – Nightcrawler
Michael Keaton – Birdman
David Oyelowo – Selma
Eddie Redmayne – The Theory of Everything

BEST ACTRESS
Jennifer Aniston – Cake
Marion Cotillard – Two Days, One Night
Felicity Jones – The Theory of Everything
Julianne Moore – Still Alice
Rosamund Pike – Gone Girl
Reese Witherspoon – Wild

BEST SUPPORTING ACTOR
Josh Brolin – Inherent Vice
Robert Duvall – The Judge
Ethan Hawke – Boyhood
Edward Norton – Birdman
Mark Ruffalo – Foxcatcher
J.K. Simmons – Whiplash

BEST SUPPORTING ACTRESS
Patricia Arquette – Boyhood
Jessica Chastain – A Most Violent Year
Keira Knightley – The Imitation Game
Emma Stone – Birdman
Meryl Streep – Into the Woods
Tilda Swinton – Snowpiercer

BEST YOUNG ACTOR/ACTRESS
Ellar Coltrane – Boyhood
Ansel Elgort – The Fault in Our Stars
Mackenzie Foy – Interstellar
Jaeden Lieberher – St. Vincent
Tony Revolori – The Grand Budapest Hotel
Quvenzhane Wallis – Annie
Noah Wiseman – The Babadook

BEST ACTING ENSEMBLE
Birdman
Boyhood
The Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Into the Woods
Selma

BEST DIRECTOR
Wes Anderson – The Grand Budapest Hotel
Ava DuVernay – Selma
David Fincher – Gone Girl
Alejandro G. Inarritu – Birdman
Angelina Jolie – Unbroken
Richard Linklater – Boyhood

BEST ORIGINAL SCREENPLAY
Birdman – Alejandro G. Inarritu, Nicolas Giacobone, Alexander Dinelaris, Jr., Armando Bo
Boyhood – Richard Linklater
The Grand Budapest Hotel – Wes Anderson, Hugo Guinness
Nightcrawler – Dan Gilroy
Whiplash – Damien Chazelle

BEST ADAPTED SCREENPLAY
Gone Girl – Gillian Flynn
The Imitation Game – Graham Moore
Inherent Vice – Paul Thomas Anderson
The Theory of Everything – Anthony McCarten
Unbroken – Joel Coen & Ethan Coen, Richard LaGravenese, William Nicholson
Wild – Nick Hornby

BEST CINEMATOGRAPY
Birdman – Emmanuel Lubezki
The Grand Budapest Hotel – Robert Yeoman
Interstellar – Hoyte Van Hoytema
Mr. Turner – Dick Pope
Unbroken – Roger Deakins

BEST ART DIRECTION
Birdman – Kevin Thompson/Production Designer, George DeTitta Jr./Set Decorator
The Grand Budapest Hotel – Adam Stockhausen/Production Designer, Anna Pinnock/Set Decorator
Inherent Vice – David Crank/Production Designer, Amy Wells/Set Decorator
Interstellar – Nathan Crowley/Production Designer, Gary Fettis/Set Decorator
Into the Woods – Dennis Gassner/Production Designer, Anna Pinnock/Set Decorator
Snowpiercer – Ondrej Nekvasil/Production Designer, Beatrice Brentnerova/Set Decorator

BEST EDITING
Birdman – Douglas Crise, Stephen Mirrione
Boyhood – Sandra Adair
Gone Girl – Kirk Baxter
Interstellar – Lee Smith
Whiplash – Tom Cross

BEST COSTUME DESIGN
The Grand Budapest Hotel – Milena Canonero
Inherent Vice – Mark Bridges
Into the Woods – Colleen Atwood
Maleficent – Anna B. Sheppard
Mr. Turner – Jacqueline Durran

BEST HAIR & MAKEUP
Foxcatcher
Guardians of the Galaxy
The Hobbit: The Battle of the Five Armies
Into the Woods
Maleficent

BEST VISUAL EFFECTS
Dawn of the Planet of the Apes
Edge of Tomorrow
Guardians of the Galaxy
The Hobbit: The Battle of the Five Armies
Interstellar

BEST ANIMATED FEATURE
Big Hero 6
The Book of Life
The Boxtrolls
How to Train Your Dragon 2
The Lego Movie

BEST ACTION MOVIE
American Sniper
Captain America: The Winter Soldier
Edge of Tomorrow
Fury
Guardians of the Galaxy

BEST ACTOR IN AN ACTION MOVIE
Bradley Cooper – American Sniper
Tom Cruise – Edge of Tomorrow
Chris Evans – Captain America: The Winter Soldier
Brad Pitt – Fury
Chris Pratt – Guardians of the Galaxy

BEST ACTRESS IN AN ACTION MOVIE
Emily Blunt – Edge of Tomorrow
Scarlett Johansson – Lucy
Jennifer Lawrence – The Hunger Games: Mockingjay Part 1
Zoe Saldana – Guardians of the Galaxy
Shailene Woodley – Divergent

BEST COMEDY
Birdman
The Grand Budapest Hotel
St. Vincent
Top Five
22 Jump Street

BEST ACTOR IN A COMEDY
Jon Favreau – Chef
Ralph Fiennes – The Grand Budapest Hotel
Michael Keaton – Birdman
Bill Murray – St. Vincent
Chris Rock – Top Five
Channing Tatum – 22 Jump Street

BEST ACTRESS IN A COMEDY
Rose Byrne – Neighbors
Rosario Dawson – Top Five
Melissa McCarthy – St. Vincent
Jenny Slate – Obvious Child
Kristen Wiig – The Skeleton Twins

BEST SCI-FI/HORROR MOVIE
The Babadook
Dawn of the Planet of the Apes
Interstellar
Snowpiercer
Under the Skin

BEST FOREIGN LANGUAGE FILM
Force Majeure
Ida
Leviathan
Two Days, One Night
Wild Tales

BEST DOCUMENTARY FEATURE
Citizenfour
Glen Campbell: I’ll Be Me
Jodorowsky’s Dune
Last Days in Vietnam
Life Itself
The Overnighters

BEST SONG
Big Eyes – Lana Del Rey – Big Eyes
Everything Is Awesome – Jo Li and the Lonely Island – The Lego Movie
Glory – Common/John Legend – Selma
Lost Stars – Keira Knightley – Begin Again
Yellow Flicker Beat – Lorde – The Hunger Games: Mockingjay Part 1

BEST SCORE
Alexandre Desplat – The Imitation Game
Johann Johannsson – The Theory of Everything
Trent Reznor & Atticus Ross – Gone Girl
Antonio Sanchez – Birdman
Hans Zimmer – Interstellar
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lunedì 15 dicembre 2014

Film 833 - The Grey

Me l'ero perso quando è uscito ed ero rimasto con la curiosità di vederlo. Anche se devo ammettere che credevo di aver fatto partire "Unknown - Senza identità"...

Film 833: "The Grey" (2011) di Joe Carnahan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Pellicola leggermente insolita per Liam Neeson che, solitamente, mena tutti e pure con gusto nei suoi film, ma qui più che "tutti" mena solo dei gran lupi. Eh già, perché "The Grey" non solo è ambientato in Alaska, dove gli unici elementi costanti sono il freddo e la neve, ma vede coinvolti nel ruolo dei cattivi dei lupi famelici che sbranano a vista le persone.
Non bisogna pensare, però, che questa pellicola sia solo un titolo legato alla caccia (umana o animale che sia), perché in realtà è un mix di svariati elementi visti in svariate altre produzioni - molte con Neeson - che, però, qui prendono una piega leggermente differente. Il tutto parte come al solito, con il nostro eroe solitario e ricolmo di pensieri e fatiche esistenziali. Capiamo che ha perso l'amore della sua vita e per questo ora la sua vita è un limbo, un'esistenza faticosa che lo spinge ad alienarsi dal mondo, tanto da finire a lavorare in Alaska come cacciatore di lupi per un'azienda petrolifera. I colleghi che deve proteggere saranno suoi compagni sul volo che, poco dopo il decollo, precipiterà in mezzo ai ghiacci regalando ben pochi sopravvissuti alla sorte. Non ve lo dico neanche che il nostro eroe è uno di questi.
Dopo l'inizio classico da pellicola tormentata di serie B, con un protagonista duro ma moralmente dai valori saldi e una volontà di ferro (cito un "Io vi troverò" giusto per fare un nome), la nostra storia vira selvaggiamente e sembra all'improvviso di trovarsi in quell'angoscia cinematografica che è "Alive - Sopravvissuti", dove è il disastro aereo a farla da padrone. Qui, ahinoi, non c'è alcuna speranza di essere recuperati dai soccorsi, motivo per il quale i poveri rimasti si metteranno in marcia alla volta del sud, soprattutto appena scoprono che i lupi non si fanno problemi a cibarsi di loro. Qui comincia fondamentalmente la terza parte del racconto che corre veloce sul binario della caccia all'uomo, col branco di famelici sempre alle calcagna e sempre al buio e i sempre meno poveretti rimasti che tentano una fuga per la vita che richiederà non pochi sacrifici. Se poi ci aggiungiamo il freddo glaciale il gioco è fatto.
Insomma, senza che stia a raccontare anche il finale - consiglio di vedere tutti i titoli di coda fino alla scena nascosta -, posso dire che anche se non rivedrei più questo film, alla fine ha fatto comunque il suo dovere. E' qualcos'altro rispetto a ciò che mi aspettavo o, per essere più precisi, rispetto a ciò che gli ultimi film di Neeson mi avevano abituato ad aspettarmi (perlomeno titoli come "Non-Stop", "A Walk Among the Tombstones" e la trilogia di "Taken") e la cosa in sé non mi è dispiaciuta. Però non è niente di più di un film d'azione un po' splatter al quale hanno cambiato solo qualche solito elemento in favore di un approccio più selvaggio e meno scontato. Apprezzabile, ma non sufficiente.
Box Office: $77.3 milioni
Consigli: Zitto zitto e senza bisogno di essere necessariamente presentato così, Liam Neeson si è costruito una nicchia all'interno della Hollywood che conta e adesso, più lui di tantissimi altri, riesce nell'intento di fare film d'azione (di quelli dove l'eroe di turno dopo aver affrontato un paio di esplosioni nucleari ha solo un graffietto sullo zigomo) e portare la gente a vederli al cinema. Questo "The Grey" ha avuto meno successo al botteghino di altri titoli, è vero, ma se consideriamo che per produrlo ci sono voluti 25 milioni di dollari, si può dire che il nostro eroe riesce ancora a fare la magia.
Questa pellicola è sufficientemente in linea con le sue precedenti a livello di personaggio che interpreta, per cui se amate lui o le sue ultime fatiche fisiche sullo schermo, anche questo titolo non vi deluderà. Chiaramente non è un capolavoro, ma se piacciono storie cariche di suspense con un inusuale elemento naturale selvaggio... "The Grey" è un titolo da recuperare o tenere in considerazione.
Parola chiave: Tana.

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Film 832 - La dura verità

Un film di disimpegno per una domenica di disimpegno.

Film 832: "La dura verità" (2009) di Robert Luketic
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Commedia sciocchina con l'ex reginetta-per-un-po' della commedia USA Katherine Heigl e quella faccia da schiaffi di Gerard Butler.
L'argomento è il solito, ovvero maschi vs femmine, punto di vista maschile vs quello femminile, sensibilità battuta dal machismo, approccio disinvolto che funziona decisamente meglio di qualsivoglia prova programmata. Lui le insegna a sciogliersi un po' e lei si innamora di lui, che odia. Classico e banale, assolutamente. Qui si ride, però, bisogna ammetterlo e certe scenette sono ben architettare e in grado di trainare il film fino ai titoli di coda. I due protagonisti più che bellissimi di Hollywood sembrano la strana coppia insieme, ma hey, l'amore è cieco! E l'abbiamo imparato dai film.
Film 24 - La dura verità
Film 832 - La dura verità
Film 2133 - The Ugly Truth
Box Office: $205,298,907
Consigli: Commedia romantica che gioca sugli eccessi e il vademecum sentimentale che vuole le donne di Venere e gli uomini di Marte. Insolitamente volgarotta e sessista, eppure se presa per quello che è anche divertente. Chiaro che si tratta della solita roba vista e rivista, ma devo ammettere che "The Ugly Truth" sembra davvero avere una marcia in più. Si rivede sempre volentieri.
Parola chiave: Uomo perfetto.

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venerdì 12 dicembre 2014

Grammy Awards 2015: nomination e vincitori

Come molti sapranno, le nomination ai Grammy Awards sono innumerevoli e spaziano per genere e area geografica per un totale talmente eterogeneo da necessitare 83 premi da distribuire.
Ci sono, chiaramente, le categorie classiche e più conosciute come album dell'anno, canzone dell'anno, ecc ecc, poi ci sono anche robe innominabili come "Best Chamber Music/Small Ensemble Performance", "Best Boxed or Special Limited Edition Package", "Best Regional Mexican Music Album (Including Tejano)" e simili, motivo per cui vincere un Grammy se fai musica non solo è possibile, ma anche probabile (tranne per Katy Perry, lei proprio non riesce).
Chiaramente un award che celebra anche le filastrocche svedesi interpretate da monaci buddisti, non può non comprendere al suo interno anche la sottocategoria cinematografica, speculare a quella musicale che premi cinematografici e televisivi presentano. Ecco, quindi, cosa comprende il meglio del meglio della stagione (temporalmente leggermente in ritardo visto chi è candidato) al cinema.

57th Grammy Awards
Music for Visual Media
Best Compilation Soundtrack for Visual Media
American Hustle – various artists
Frozen – various artists
Get On Up: The James Brown Story – James Brown
Guardians Of The Galaxy: Awesome Mix Vol. 1 – various artists
The Wolf of Wall Street – various artists

Best Score Soundtrack for Visual Media
Frozen – Christophe Beck, composer
Gone Girl – Trent Reznor & Atticus Ross, composers
The Grand Budapest Hotel – Alexandre Desplat, composer
Gravity – Steven Price, composer
Saving Mr. Banks – Thomas Newman, composer

Best Song Written for Visual Media
"Everything Is Awesome" (from The Lego Movie) – Joshua Bartholomew, Lisa Harriton, Shawn Patterson, Andy Samberg, Akiva Schaffer & Jorma Taccone, songwriters (Tegan and Sara featuring the Lonely Island)
"I See Fire" (from The Hobbit: The Desolation of Smaug) – Ed Sheeran, songwriter (Ed Sheeran)
"I'm Not Gonna Miss You" (from Glen Campbell: I'll Be Me) – Glen Campbell & Julian Raymond, songwriters (Glen Campbell)
"Let It Go" (from Frozen) – Kristen Anderson-Lopez & Robert Lopez, songwriters (Idina Menzel)
"The Moon Song" (from Her) – Spike Jonze & Karen O, songwriters (Scarlett Johansson & Joaquin Phoenix)

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giovedì 11 dicembre 2014

Golden Globe Awards 2015: nomination e vincitori

E finalmente si comincia a parlare di cose serie!
Con l'annuncio delle numerose cinquine cinematografiche e televisive dei Golden Globes, direi che per il 2014 abbiamo concluso. La prossima tappa, ancora prima delle nomination agli Oscar, sarà l'evento dei Golden Globes stessi che si terrà l'11 gennaio 2015 decretando, così, finita la stagione dei premi per la tv e apertissima quella, invece, del cinema che tra gennaio e febbraio darà il meglio di sé.
In attesa della concatenazione sistematica di tappeti rossi e premi di svariata natura e fattezza, ecco tutte le nomination dei 72esimi Golden Globe Awards, caratterizzati dalla curiosa presenza di numerosi doppioni (Julianne Moore, Mark Ruffalo e Bill Murray), l'ennesima nomination per Meryl Streep, scelte musicali decisamente commericali (Sia, Lana del Rey, Lorde, John Legend) e un buon numero di titoli indi-indipendenti a farla da padrone. Io punto su "Boyhood" e "Birdman", incrocio le dita per Amy Adams (ma più per l'Oscar a dire il vero) anche se credo che sia ora di far vincere qualcosa a Julianne Moore e ritengo che "The Imitation Game" abbia del potenziale in quanto a accaparra-premi. Vedremo cosa sentenzierà la stagione degli 'awards', ormai ufficialmente cominciata.

[Edit]
Prima ancora che gli Oscar ci dicano la loro, anche solo su ciò che considerano i 5 migliori, prima ancora che gli altri premi ci dicano quali sono i loro vincitori, stanotte si sono tenuti i Golden Globes che hanno decretato la vittoria di un sacco di titoli e star.
Essendo numerose le categorie è piuttosto facile vedersi riconoscere il premio nell'arco della propria carriera, sicuramente più facile che vincere un Academy Award: per esempio, per un attore, dove agli Oscar le chance per essere solo candidati in un anno sono 2 per genere, ai Golden Globes - tra cinema e tv - le categorie attoriali sono 7. E' evidente, quindi, che il livello di esclusività dei due premi è nettamente differente.

In ogni caso ho sinceramente apprezzato le scelte premiate quest'anno, specialmente nelle categorie televisive che, anche se hanno snobbato "True Detective" in toto, hanno comunque suggerito scelte meno commerciali o prevedibili di quanto mi sarei aspettato (Joanne Froggatt, Maggie Gyllenhaal, Billy Bob Thornton, Jeffrey Tambor, Ruth Wilson, ma anche Patricia Arquette e J.K. Simmons).
Per quanto riguarda lo show, invece, non sono rimasto particolarmente colpito. Dall'ultima cerimonia condotta dal magico duo Amy Poehler e Tina Fey mi aspettavo il botto, un'esplosione di adrenalina comica e irriverente che, invece, mi pare non ci sia stata. Paradossalmente Ricky Gervais, che ha preceduto le due conduttrici come presentatore dell'evento per due anni di fila, è stato più tagliente nel suo brevissimo intervento nel ruolo di annunciatore di una categoria, davvero dissacrante. Le due comiche hanno scelto di puntare moltissimo sulla Corea del Nord e l'attacco alla Sony, addirittura presentando uan versione fittizia di una militare nordcoreana interpretata da Margaret Cho. Ho gradito solo a metà, nel senso che esaurita la carica scandalosa della cosa il personaggio in sé non aveva molto da dire. Come non mi è parso particolarmente efficace usare 5 minuto di monologo per prendere in giro Bill Cosby: come per la questione precedente, esaurito il momento scioccante dovuto all'argomento scandaloso (Cosby è accusato di aver abusato di numerose donne), non era necessario continuare perché la gag in sé non mi è sembrata particolarmente divertente.
In defintiva questi 72esimi Golden Globes sono stati al solito carini, giustamente patinati e prevedibilmente prolissi, anche se non sono davvero riusciti a coinvolgere lo spettatore nello spettacolo che ha scelto di guardare: tutto di fretta, un gran casino tra attori, categorie impronunciabili, discorsi di ringraziamento interminabilmente poco interessanti e mai un secondo per prendersi un respiro, una pausa. Credo che inserire qualche attimo musicale, un momento per celebrare i nomi di chi è scomparso (che solitamente c'era, quest'anno non si sa perché no), avrebbe aiutato a rendere più fluido un evento che risulta strangolato dal suo stesso meccanismo e la spasmodica necessità di premiare chiunque per qualunque aspetto in ogni produzione (ma poi mancando di distinguere tra sceneggiatura originale e non o di premiare la regia nel contesto televisivo). Ah, ed eviterei di destinare tanto spazio al conferimento di un premio alla carriera di cui francamente frega poco a tutti - senza offesa per George Clooney che quest'anno se lo è aggiudicato (ma poi: perché?) -.
Quindi, se vi siete persi l'evento e non desiderate recuperarlo, bruciate subito la suspense leggendo chi effettivamente ha vinto tra prevedibilità (Julianne Moore, Amy Adams che si aggiudica il secondo premio in due anni, "Boyhood" pigliatutto, Michael Keaton) e qualche felice sorpresa.
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2015 Golden Globe Awards Nominations: The Complete List

72nd Golden Globe Awards

Best Motion Picture - Drama
Nominees:
Boyhood (2014/I)
Selma (2014)
The Imitation Game (2014)
Foxcatcher (2014)
La teoria del tutto (2014)

Best Motion Picture - Musical or Comedy
Nominees:
Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (2014)
Grand Budapest Hotel (2014)
St. Vincent (2014)
Into the Woods (2014)
Pride (2014/I)


Best Performance by an Actor in a Motion Picture - Drama
Nominees:
Steve Carell for Foxcatcher (2014)
Benedict Cumberbatch for The Imitation Game (2014)
Jake Gyllenhaal for Lo sciacallo - Nightcrawler (2014)
Eddie Redmayne for La teoria del tutto (2014)
David Oyelowo for Selma (2014)

Best Performance by an Actress in a Motion Picture - Drama
Nominees:
Jennifer Aniston for Cake (2014/II)
Julianne Moore for Still Alice (2014)
Rosamund Pike for L'amore bugiardo - Gone Girl (2014)
Reese Witherspoon for Wild (2014)
Felicity Jones for La teoria del tutto (2014)

Best Performance by an Actor in a Motion Picture - Musical or Comedy
Nominees:
Michael Keaton for Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (2014)
Ralph Fiennes for Grand Budapest Hotel (2014)
Christoph Waltz for Big Eyes (2014)
Bill Murray for St. Vincent (2014)
Joaquin Phoenix for Vizio di forma (2014)

Best Performance by an Actress in a Motion Picture - Musical or Comedy
Nominees:
Amy Adams for Big Eyes (2014)
Emily Blunt for Into the Woods (2014)
Julianne Moore for Maps to the Stars (2014)
Helen Mirren for Amore, cucina e curry (2014)
Quvenzhané Wallis for Annie: La felicità è contagiosa (2014/I)

Best Performance by an Actor in a Supporting Role in a Motion Picture
Nominees:
Mark Ruffalo for Foxcatcher (2014)
Ethan Hawke for Boyhood (2014/I)
J.K. Simmons for Whiplash (2014)
Robert Duvall for The Judge (2014)
Edward Norton for Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (2014)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role in a Motion Picture
Nominees:
Patricia Arquette for Boyhood (2014/I)
Keira Knightley for The Imitation Game (2014)
Emma Stone for Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (2014)
Meryl Streep for Into the Woods (2014)
Jessica Chastain for A Most Violent Year (2014)


Best Director - Motion Picture
Nominees:
Alejandro González Iñárritu for Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (2014)
Richard Linklater for Boyhood (2014/I)
Ava DuVernay for Selma (2014)
David Fincher for L'amore bugiardo (2014)
Wes Anderson for Grand Budapest Hotel (2014)

Best Screenplay - Motion Picture
Nominees:
Boyhood (2014/I)
Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (2014)
L'amore bugiardo (2014)
The Imitation Game (2014)
Grand Budapest Hotel (2014)

Best Original Song - Motion Picture
Nominees:
Big Eyes (2014): Lana Del Ray (Big Eyes)
Selma (2014): John Legend, Common (Glory)
Noah (2014): Patty Smith, Lenny Kaye (Mercy Is)
Annie: La felicità è contagiosa (2014/I): Sia (Opportunity)
Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I (2014): Lorde (Yellow Flicker Beat)

Best Original Score - Motion Picture
Nominees:
The Imitation Game (2014): Alexandre Desplat
La teoria del tutto (2014): Jóhann Jóhannsson
L'amore bugiardo (2014): Trent Reznor, Atticus Ross
Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (2014): Antonio Sanchez
Interstellar (2014): Hans Zimmer

Best Animated Film
Nominees:
Il libro della vita (2014)
Boxtrolls - Le scatole magiche (2014)
Big Hero 6 (2014)
Dragon Trainer 2 (2014)
The Lego Movie (2014)

Best Foreign Language Film
Nominees:
Ida (2013)
Leviafan (2014)
Turist (2014)
Viviane (2014)
Mandariinid (2013)

Best Television Series - Drama
Nominees:
"Downton Abbey" (2010)
"The Good Wife" (2009)
"House of Cards - Gli intrighi del potere" (2013)
"Il trono di spade" (2011)
"The Affair" (2014)

Best Television Series - Musical or Comedy
Nominees:
"Girls" (2012)
"Orange Is the New Black" (2013)
"Transparent" (2014)
"Silicon Valley" (2014)
"Jane the Virgin" (2014)

Best Mini-Series or Motion Picture Made for Television
Nominees:
"Olive Kitteridge" (2014)
"True Detective" (2014)
"Fargo" (2014)
"The Missing" (2014)
The Normal Heart (2014) (TV)


Best Performance by an Actor in a Television Series - Drama
Nominees:
Kevin Spacey for "House of Cards - Gli intrighi del potere" (2013)
Liev Schreiber for "Ray Donovan" (2013)
James Spader for "The Blacklist" (2013)
Dominic West for "The Affair" (2014)
Clive Owen for "The Knick" (2014)

Best Performance by an Actress in a Television Series - Drama
Nominees:
Robin Wright for "House of Cards - Gli intrighi del potere" (2013)
Julianna Margulies for "The Good Wife" (2009)
Viola Davis for "How to Get Away with Murder" (2014)
Claire Danes for "Homeland: Caccia alla spia" (2011)
Ruth Wilson for "The Affair" (2014)

Best Performance by an Actor in a Television Series - Musical or Comedy
Nominees:
Don Cheadle for "House of Lies" (2012)
Ricky Gervais for "Derek" (2012)
Jeffrey Tambor for "Transparent" (2014)
William H. Macy for "Shameless" (2011)
Louis C.K. for "Louie" (2010)

Best Performance by an Actress in a Television Series - Musical or Comedy
Nominees:
Lena Dunham for "Girls" (2012)
Edie Falco for "Nurse Jackie - Terapia d'urto" (2009)
Julia Louis-Dreyfus for "Veep - Vicepresidente Incompetente" (2012)
Taylor Schilling for "Orange Is the New Black" (2013)
Gina Rodriguez for "Jane the Virgin" (2014)

Best Performance by an Actor in a Mini-Series or a Motion Picture Made for Television
Nominees:
Martin Freeman for "Fargo" (2014)
Billy Bob Thornton for "Fargo" (2014)
Matthew McConaughey for "True Detective" (2014)
Woody Harrelson for "True Detective" (2014)
Mark Ruffalo for The Normal Heart (2014) (TV)

Best Performance by an Actress in a Mini-Series or a Motion Picture Made for Television
Nominees:
Jessica Lange for "American Horror Story" (2011)
Maggie Gyllenhaal for "The Honourable Woman" (2014)
Frances McDormand for "Olive Kitteridge" (2014)
Frances O'Connor for "The Missing" (2014)
Allison Tolman for "Fargo" (2014)


Best Performance by an Actor in a Supporting Role in a Series, Mini-Series or Motion Picture Made for Television
Nominees:
Jon Voight for "Ray Donovan" (2013)
Alan Cumming for "The Good Wife" (2009)
Bill Murray for "Olive Kitteridge" (2014)
Colin Hanks for "Fargo" (2014)
Matt Bomer for The Normal Heart (2014) (TV)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role in a Series, Mini-Series or Motion Picture Made for Television
Nominees:
Allison Janney for "Mom" (2013)
Uzo Aduba for "Orange Is the New Black" (2013)
Kathy Bates for "American Horror Story" (2011)
Michelle Monaghan for "True Detective" (2014)
Joanne Froggatt for "Downton Abbey" (2010)


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