mercoledì 22 febbraio 2012

Film 384 - The Iron Lady

Ed ecco un altro film candidato all'ottantaquattresima edizione degli Academy Awards.
(Come ieri, ribadisco: ho pensato di privilegiare quei film che concorrono ad una qualsiasi categoria degli Oscar di quest'anno in modo non farmi trovare troppo impreparato per domenica sera. Recupererò poi, con calma, le altre pellicole, mantenendo immutato come criterio di numerazione l'ordine di visione.)
And the winner is...


Film 384: "The Iron Lady" (2011) di Phyllida Lloyd
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea, Marco
Pensieri: Quando hai Meryl Streep nel cast di un tuo film, solitamente puoi stare ben tranquillo. Il peggio che possa succedere è che non la candidino a nessun premio o che, al contrario, la candidino per qualunque sorta di riconoscimento e lei non vinca nulla.
Da anni ormai, infatti, la Streep inanella un successo dopo l'altro riuscendo a dimostrarsi non solo quale l'attrice americana vivente più versatile e capace, ma anche ad essere, alla sua età (che non si dice), ancora capace di portare gente a vedere i suoi film (qualche esempio dal 2006 ad oggi: "Il diavolo veste Prada" - $326,551,094; "Mamma Mia!" - $609,841,637; "Il dubbio" - $50,907,234; "Julie & Julia" - $129,538,392; "È complicato" - $219,069,702; e questo "The Iron Lady" - $60,194,000). Non importa il genere, non importa il tema, Meryl funziona sempre. E questo film ne è un ottimo esempio.
Questo film, particolarmente accurato nel riproporre l'immagine (estetica) della Thatcher è carente, invece, per aspetti più tecnici. Manca, per esempio, una buona trama. Il che non è da poco. E poi una buona regia, oltre che una linearità temporale non destabilizzante.
Se l'intento era quello di rendere confuso lo spettatore come è confusa una persona malata di parkinson, per quanto mi riguarda l'effetto è riuscito. La discontinuità della narrazione, certamente voluta, ha però un effetto negativo su chi guarda e vorrebbe, giustamente, godersi in pace il suo biopic su uno dei personaggi chiave della storia britannica e mondiale. Ma lì sta l'inganno: questo non è un vero biopic, dice la regista, ma bensì un'interpretazione che si basa sui fatti veramente accaduti. Non che io fossi particolarmente preparato sul periodo storico di riferimento - non mi riferivo all'indagine storica -, più che altro mi ha infastidito l'evidente frazionamento della narrazione in pillole di memoria destinate a durare il tempo di un pensiero. Non c'è una fluida fruibilità del ricordo, perchè ogni ricordo è a sé e sembra fare parte di un puzzle finito di cui però si sono persi alcuni pezzi per completarlo. Ebbene questi buchi sono il punto più debole di un prodotto come questo.
Il tutto si salva, chiaramente, grazie alla grandissima Meryl che, pare (finalmente!) riuscirà a guadagnarsi con l'interpretazione di Margaret Thatcher il suo terzo meritatissimo Oscar. Buone possibilità di vincita, tra l'altro, anche nella categoria Miglior trucco mentre, stranamente, è mancata la nomination per i costumi.
Insomma, per concludere, direi che il film è da vedere più che altro per la capacità di un'attrice - non britannica, tra l'altro - di sapersi calare nelle vesti e nei gesti, nei tic e nel parlato (i trailer in originali lasciano a bocca aperta) di un'estranea tanto lontana dalla sua personalità. Il resto è contorno, cornice, nonché unifunzionale a sorreggere le sorti di un prodotto filmico che ha ragione di esistere solo nell'ottica di dare spazio ad una magistrale interpretazione.
Consigli: Particolarmente riuscita la Thatcher di oggi, malata e spaesata in un mondo che una volta governava e, invece, adesso lei deve subire. E' toccante e fa riflettere.
Bravissima, inutile ribadirlo ancora, Meryl Streep che da sola vale il prezzo del biglietto. Ma non aspettatevi un biopic.
Parola chiave: Isole Falkland.

Trailer

Ric

4 commenti:

  1. La forza del film è tutta in Meryl Streep, che ancora una volta sorprende

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  2. Assolutamente vero! Meryl merita tutti i riconoscimenti che sta ricevendo perchè solo grazie a lei questo film prende un senso.

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  3. Apprezzo l'idea di non voler fare il solito biopic lineare, ma il risultato è effettivamente troppo discontinuo.
    Sono però sicuro che la seconda volta che lo vedrò, sarò capace di apprezzarlo di più. E la voglia di rivederlo c'è e anche tanta! Questo, ovviamente, grazie all'interpretazione di Meryl che non vedo l'ora di gustare in lingua originale.
    Farò il tifo per lei domenica (come quasi ogni anno)!
    Speriamo beineeeeeeh!

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  4. In effetti sono anche io particolarmente ansioso di rivederlo in lingua!
    Per lei questo ed altro.
    Magari, con una seconda visione, potrei cogliere certi aspetti della pellicola in maniera meno rigida e lasciarmi più coinvolgere dalla narrazione. Chissà!

    Ps. Domenica W Meryl!!!

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