martedì 28 febbraio 2012

Oscar 2012: something went wrong

84 edizioni e, diciamocelo, sentirle tutte. In mancanza di novità si torna indietro invece di puntare al futuro e, purtroppo il risultato fatica a decollare. Ma andiamo con ordine...
Partiamo con il contenitore degli Oscar, quello fisico: bella location esterna, ma, a dire il vero, piuttosto deludente l'interno. Tornati allo stile anni '80 - di cui si è rispolverato anche il conduttore - il tutto è più simile ad un pesante ed ovattato teatro piuttosto che ad un futuristico palcoscenico che faccia da cornice ad una delle manifestazioni più famose al mondo. San Remo 2012 era più scenografico, per capirci.
Male, bisogna dirlo, anche Billy Crystal (foto sopra) - classe 1948 - che per l'occasione non ha riproposto (né svecchiato) il suo humor più punzecchiante ed è caduto, invece, nel cliché del numero di apertura con canzone: se non sai cantare, non balli e non hai alcuna coreografia dietro di te, direi che è piuttosto inutile preparare un numero musicale. Ancora meno originale il dire alla platea che nessuno si sarebbe immaginato avrebbe avuto il coraggio di farlo (suppongo a causa della cattiva intonazione...). Per il resto della serata, poi, condurrà tra battute a cui lui stesso riderà senza alcun mascheramento (a volte ride anche prima di dirle, il che è snervante) e tempi comici di una pesante lentezza: tra il sorrisetto pre-battuta e l'enunciazione della battuta possono passare anche 5-6 secondi. E poi sfumano i discorsi di chi viene premiato...
Gravi problemi anche sul fronte dello svolgimento in sé: dov'è la novità?
Vorrei ragionare un secondo. Tutti chiedono, io per primo, che si punti a realizzare un prodotto più fresco e meno preconfezionato (tutte le edizioni che ho visto sono più o meno identiche, solo quella con Hugh Jackman mi aveva sorpreso per via dei bellissimi numeri musicali), che dimostri davvero la creatività del mondo delle Arti - il nome per esteso è (American) Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS) mica per niente - che uno show come questo intende promuovere. E allora perchè si riduce tutto alla scommessa su chi saranno i vincitori, quali vestiti indossano i divi e come sarà il discorso di apertura del presentatore? Quest'anno ho trovato noioso anche il red carpet...
Comunque, ragionandoci un po', non posso dire di aver trovato una vera soluzione al problema. Certo, tutta la macchina 'Oscar' ha un meccanismo collaudato a cui fedelmente ci si abbandona ogni edizione, forse timorosi di apportare cambiamenti o, forse, troppo pigri anche solo per pensarne. Magari un numero minore di presentatori VIP che si accalcano sul palco o una minor rigidità da parte di tutti potrebbe, intanto, giovare al risultato finale. Ma credo che, più di tutto, sarebbe necessario regalare a chi guarda davvero il brivido del dubbio: chi sta per vincere l'Oscar?!
Capisco che non sia facile tra previsioni e anticipazioni, indiscrezioni e supposizioni e, soprattutto, un mondo di altri premi concorrenti o collaterali, tutti finalizzati a far vedere che possono essere capaci di "prevedere" i migliori dell'anno anche prima dell'autorevole Academy. E così Golden Globes, Bafta, Critics Choice, Directors Guild, SAG Awards, Spirit Awards e moltissimi altri fanno da contorno all'unico evento davvero importante per il mondo cinematografico rovinandone, di fatto, la suspance prima della grande notte. Per questo, forse, sarebbe necessario che i giurati degli Oscar scegliessero di 'sconvolgere' più radicalmente i pronostici che anticipano la gara. Premesso che è evidente che non si possa votare se non chi si ritiene il migliore, è plausibilmente il momento per domandarsi se davvero chi ha vinto un po' di tutto quest'anno sia davvero il migliore. "Hugo Cabret" è tecnicamente buono su tanti aspetti, ma possiamo davvero dire che fosse da considerare superiore ad altri tanto da finire nella categoria Miglior film? E "War Horse", che pure non ha vinto niente, doveva necessariamente ricevere quelle 6 nomination? E potremmo continuare.
Il punto è questo: prima di interrogarsi su cosa non vada della messa in scena di uno show che avrebbe tanti buoni motivi per sbancare gli ascolti (star mondiali, eco mediatica annuale, un ruolo sociale tanto radicato da essere bollino di qualità), forse bisognerebbe fare un pochino di autocritica. Non posso dire che la stagione 2011 mi abbia regalato grandi perle filmiche, ma sicuramente non ritengo che "The Artist" sia il migliore dell'anno. E allora perchè non osare un pelino di più? Non nella finta maniera di questa edizione, della serie: "Ok, quest'anno Allen ha sorpreso incassando tantissimo con il suo film, quindi non possiamo non premiare lui e chi ha detto che ha apprezzato, visto che tra l'altro non vince da un sacco di tempo. Poi dobbiamo metterci una commedia, quindi prendiamo quella delle damigelle, anche se un po' volgare, e durante lo show ci sbattiamo tutti i momenti più triviali, così ci accaparriamo anche la fetta 'young' di pubblico. Poi accontentiamo i più snob, quelli che ci criticano di essere troppo commerciali, e candidiamo anche Malick per coprire un po' tutti i generi filmici. Ah, e anche un film sullo sport, che dopo quello con la Bullock di un paio di anni fa non ne abbiamo più candidati. Infine mettiamoci i soliti 'che-ci-devono-essere': Spielberg, Scorsese e tutto il suo team, Brad Pitt (che ultimamente ci piace perchè si porta dietro Angelina e fa audience), George "stropicciato" Clooney e, inevitabilmente Meryl Streep, anche lei a secco dagli anni '80. Magari la premiamo... Per tutte quelle nomination 'di cortesia', invece, vediamo strada facendo". E le cortesie ci sono state. Per Glenn Close (foto), Demián Bichir, Gary Oldman, Nick Nolte, Melissa McCarthy e Janet McTeer. E mi attengo solamente alle categorie attoriali...
Questo, e non smetterò mai di pensarlo, è uno dei più gravi difetti della manifestazione: sono troppo evidenti i 'tappa buchi'. C'è enorme disparità rispetto ai favoriti e chi rimarrà a mani vuote e non si può far leva solamente sull'onore che comporta ricevere anche solo la nomination. Se, di base, non c'è gara, allora è inutile istituire un sistema basato su 5 contendenti - o peggio ancora su 10 o, ridicolo, su 2 come quest'anno -. Che si annuncino i vincitori senza proporre una rosa di candidati, che si sommino voti liberi di spaziare tra tutti i partecipanti della stagione in oggetto e che i giurati possano esprimere nominalmente la propria libera opinione senza dover limitarsi ad un circuito di nomi preconfezionati. Utopia? Caos? Sacrilegio? Probabilmente, ma forse si otterrebbe un maggior effetto sorpresa che, finalmente, tornerebbe a dare un senso ad una manifestazione come questa che, non potendo contare più sulla sicurezza di aver premiato il migliore di ogni categoria - ci sono in mezzo troppi interessi, troppi significati e troppe implicazioni -, giocherebbe almeno il suo asso con l'effetto-sorpresa.
Tutto questo per dire che, inevitabilmente, anche questa edizione è stata all'insegna del 'come avevo immaginato'.
Insomma, da quello che si vede possiamo fare qualche considerazione.
Questa è la stagione dei primati. 3 attori sui 4 premiati sono al loro primo Oscar, due addirittura alla prima nomination.
Dopo quasi 30 anni, Meryl viene finalmente premiata con la sua terza statuetta. Christopher Plummer, quasi coetaneo della manifestazione, a 82 anni è il più vecchio vincitore di sempre. Jean Dujardin, invece, è il primo francese a vincere come attore protagonista (tra le attrici abbiamo già Marion Cotillard), tra l'altro senza proferire parola nella pellicola. Curioso, poi, che un gran numero di pellicole quest'anno riguardino direttamente il mondo del cinema: "The Artist", "Hugo Cabret", "My Week with Marilyn" e, alla lontana, "Midnight in Paris" di cui i primi due - nonché unici veri trionfatori di questa edizione - entrambi sul cinema muto. E, a proposito di ciò, "The Artist" è anche il primo film muto dai tempi di "Ali" (premiato nella prima edizione degli Academy per la stagione 1927/28) a vincere come Miglior film.
Altrettanto particolare che tutte e due le pellicole più premiate abbiano vinto 5 premi, come a sottolineare la netta divisione tra la qualità puramente artistica ("The Artis") e quella tecnica ("Hugo Cabret"). I francesi spopolano, dopo gli inglesi dell'anno scorso, ma anche l'Italia rosicchia qualcosa, ossia il terzo Oscar consecutivo della coppia Ferretti-Lo Schiavo. Hollywood li ama ufficialmente.
Secondo anno di fila anche per i montatori Angus Wall e Kirk Baxter che, dopo il primo riconoscimento l'anno scorso per "The Social Network" di Fincher ricevono il secondo per "Millennium - Uomini che odiano le donne" (dello stesso regista).
Finite, invece, le possibilità di ottenere un qualche riconoscimento per la saga di Harry Potter che, con 12 nomination spalmate su 8 film (ma due non sono stati candidati), chiudono la loro decennale presenza agli Oscar senza portare a casa nulla.
Nell'inspiegabile duo della Miglior canzone originale vince Bret McKenzie per "I Muppet". Le canzoni non sono state eseguite, quindi non posso giudicare, ma dalla clip di presentazione direi che la selezione dei titoli musicali di quest'anno sia stata condotta da un gruppo di sordi.
Premi di "consolazione", invece, per gli altri due film più forti della serata, "Midnight in Paris" e "Paradiso amaro", trionfatori nelle categorie per la sceneggiatura. Sia Allen che Payne erano candidati alla regia ed entrambe le loro pellicole in quella per Miglior Film. Il giochetto, quindi, è stato quello di dare il 'contentino' (per Payne, tra l'altro, è il secondo di fila dopo quello per "Sideways - In viaggio con Jack") a due prodotti che, altrimenti, avrebbero perso su tutti i fronti quando, invece, la loro qualità evidente sarebbe stata da premiare.
"The Iron Lady" vince due premi su due nomination mentre il favorito nelle categorie attoriali "The Help" (4 nomination), porta a casa solo il premio di Octavi(on)a Spencer (foto). Avrei preferito Jessica Chastain per via del ruolo sicuramente meno convenzionale o ammiccante verso il pubblico (non certo in senso sessuale!).
Per concludere, i super-loser: della serie 'ho perso su tutti i fronti'. Niente di niente per "War Horse" (6), "L'arte di vincere" (6), "Molto forte, incredibilmente vicino" (2), "My Week with Marilyn" (2), "The Tree of Life" (3), "La talpa" (3), "Albert Nobbs" (3), "Le amiche della sposa" (2).
Concludiamo con qualche curiosità da gossip.
Chiacchieratissima sul red carpet la gamba destra (molto) scoperta di Angelina Jolie (foto).
Sul web le foto fanno il giro del mondo e, in poche ore, anche l'appendice corporea ottiene un suo personalissimo profilo Twitter.
Chiacchierata e, anche, molto contestata la scelta di Emma Stone per il suo abito particolarmente simile a quello che Nicole Kidman indossò agli Oscar di qualche edizione fa (foto).
Sulla pagina Twitter di questo blog (twitter.com/HollywoodCiak) era stato fatto presente l'episodio appena la Stone è apparsa sul tappeto rosso e, dopo qualche ora, la stessa news è stata riportata dalle testate internazionali. (vedi sotto)

Altro momento da red carpet: Viola Davis, negli ultimi giorni di pre-gara data per favorita, oltre ad aver palesato una certa delusione al momento dell'annunciata vincita della Streep sua rivale, ha sfoggiato una rinnovata chioma afro fresca fresca di tinta arancione. Uno strano cambiamento decisamente inaspettato.

Tra gli altri look più particolari (e più riusciti) Gwyneth Paltrow, Jessica Chastain (seconda foto in alto) e Glenn Close - decisamente le mie preferite - e, per quelli del settore, Michelle Williams e Rooney Mara, Bérénice Bejo, Jennifer Lopez (qui il link alla foto).


Ric

Oscars 2012: i vincitori

Ed è fatta: tutte le statuette sono state consegnate e, strano ma vero, è stata l'edizione più noiosa che io ricordi. Non c'era molto da dire né molto da vedere. E, soprattutto, nessuna sorpresa.

Stagione all'insegna del passato, premiazione che non è da meno. Vincono divi attempati e signori del muto in bianco e nero. Non affascina e non brilla per alcuna particolarità, questa 84esima edizione degli Academy Awards che si è tenuta poco più di 24ore fa all'Hollywood & Highland Center Theatre di Los Angeles.
Poche previsioni sfumate e, troppe azzeccate. Io non sono un indovino, eppure un buonissimo numero di vincitori l'ho centrato. Un caso? Ma andiamo a vedere nel dettaglio... (Per il commento sulla cerimonia in sé rimando qui: "Oscar 2012: something went wrong")
Per accorciare la lista lascerò solamente i nomi di chi avevo votato e l'effettivo vincitore. Come sempre il meccanismo è il seguente: chi secondo me vincerà (*) e chi vorrei veder trionfare (§). Il punteggio si calcola allo stesso modo:
* = 1 punto;
§ = 1/2 punto;
*§ = 1 punto.

The 84th Annual Academy Awards
Best Motion Picture of the Year
Nominees:
* The Artist (2011): Thomas Langmann
§ Midnight in Paris (2011): Letty Aronson, Stephen Tenenbaum

Best Performance by an Actor in a Leading Role
Nominees:
* Jean Dujardin for The Artist (2011)
§ Gary Oldman for La talpa (2011)

Best Performance by an Actress in a Leading Role
Nominees:
* Meryl Streep for The Iron Lady (2011)
§ Michelle Williams for My Week with Marilyn (2011)

Best Performance by an Actor in a Supporting Role
Nominees:
§ Kenneth Branagh for My Week with Marilyn (2011)
* Christopher Plummer for Beginners (2010)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role
Nominees:
§ Melissa McCarthy for Le amiche della sposa (2011)
* Octavia Spencer for The Help (2011)

Best Achievement in Directing
Nominees:
§ Woody Allen for Midnight in Paris (2011)
* Michel Hazanavicius for The Artist (2011)

Best Writing, Screenplay Written Directly for the Screen
Nominees:
* The Artist (2011): Michel Hazanavicius
§ Midnight in Paris (2011): Woody Allen

Best Writing, Screenplay Based on Material Previously Produced or Published
Nominees:
* Paradiso amaro (2011): Alexander Payne, Nat Faxon, Jim Rash
§ La talpa (2011): Bridget O'Connor, Peter Straughan

Best Animated Feature Film of the Year
Nominees:
§ Une vie de chat (2010): Alain Gagnol, Jean-Loup Felicioli
* Rango (2011): Gore Verbinski

Best Foreign Language Film of the Year
Nominees:
§ Monsieur Lazhar (2011): Philippe Falardeau (Canada)
* Una separazione (2011): Asghar Farhadi (Iran)

Best Achievement in Cinematography
Nominees:
* The Artist (2011): Guillaume Schiffman
Hugo Cabret (2011/II): Robert Richardson
§ War Horse (2011): Janusz Kaminski

Best Achievement in Editing
Nominees:
§ The Artist (2011): Anne-Sophie Bion, Michel Hazanavicius
Millennium - Uomini che odiano le donne (2011): Angus Wall, Kirk Baxter
* Hugo Cabret (2011/II): Thelma Schoonmaker

Best Achievement in Art Direction
Nominees:
§ Harry Potter e i doni della morte: Parte 2 (2011): Stuart Craig, Stephenie McMillan
* Hugo Cabret (2011/II): Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo

Best Achievement in Costume Design
Nominees:
The Artist (2011): Mark Bridges
* Jane Eyre (2011): Michael O'Connor
§ Edward e Wallis: Il mio regno per una donna (2011): Arianne Phillips

Best Achievement in Makeup
Nominees:
§ Harry Potter e i doni della morte: Parte 2 (2011): Nick Dudman, Amanda Knight, Lisa Tomblin
* The Iron Lady (2011): Mark Coulier, J. Roy Helland

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Score
Nominees:
* The Artist (2011): Ludovic Bource
§ Hugo Cabret (2011/II): Howard Shore

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Song
Nominees:
§ I Muppet (2011): Bret McKenzie("Man or Muppet")
* Rio (2011): Sergio Mendes, Carlinhos Brown, Siedah Garrett("Real in Rio")

Best Achievement in Sound Mixing
Nominees:
§ Hugo Cabret (2011/II): Tom Fleischman, John Midgley
* Transformers 3 (2011): Greg P. Russell, Gary Summers, Jeffrey J. Haboush, Peter J. Devlin

Best Achievement in Sound Editing
Nominees:
§ Drive (2011): Lon Bender, Victor Ray Ennis
Hugo Cabret (2011/II): Philip Stockton, Eugene Gearty
* Transformers 3 (2011): Ethan Van der Ryn, Erik Aadahl

Best Achievement in Visual Effects
Nominees:
* Harry Potter e i doni della morte: Parte 2 (2011): Tim Burke, David Vickery, Greg Butler, John Richardson
Hugo Cabret (2011/II): Robert Legato, Joss Williams, Ben Grossmann, Alex Henning
§ Transformers 3 (2011): Scott Farrar, Scott Benza, Matthew E. Butler, John Frazier

Best Documentary, Features
Nominees:
§ Hell and Back Again (2011): Danfung Dennis, Mike Lerner
* Pina (2011): Wim Wenders, Gian-Piero Ringel
Undefeated (2011): Daniel Lindsay, T.J. Martin, Rich Middlemas

Best Documentary, Short Subjects
Nominees:
§ God Is the Bigger Elvis: Rebecca Cammisa, Julie Anderson
Saving Face (2011/II): Daniel Junge, Sharmeen Obaid-Chinoy
* The Tsunami and the Cherry Blossom (2011): Lucy Walker, Kira Carstensen

Best Short Film, Animated
Nominees:
* Dimanche (2011): Patrick Doyon
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore (2011): William Joyce, Brandon Oldenburg
§ La Luna (2011): Enrico Casarosa

Best Short Film, Live Action
Nominees:
The Shore: Terry George, Oorlagh George
* Time Freak (2011): Andrew Bowler, Gigi Causey
§ Tuba Atlantic (2010): Hallvar Witzø

Infine il risultato delle previsioni mie e della fidata Livia (considerando che lei non ha votato per le sezioni 'documentary' e 'short' che, tra l'altro, io ho sbagliato in toto)!
R: 13,5
L: 13,5
Meglio della parità non poteva esserci alcun risultato!

#HollywoodCiak
Bengi

domenica 26 febbraio 2012

Film 388 - My Week with Marilyn

Due nomination all'Oscar e due grandi interpretazioni che andrebbero premiate.


Film 388: "My Week with Marilyn" (2011) di Simon Curtis
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Marco
Pensieri: E poi... una sorpresa! Wow.
"My Week with Marilyn" non solo è un bellissimo film e pure ben recitato, ma è il classico esempio di cinema che ti invoglia a vedere altro cinema. Divori Marilyn e la sua fragilità, ma ne vorresti subito ancora. Vorresti sapere come continua, cos'altro è successo dopo e, soprattutto, ti chiedi perchè una creatura così sia stata sopraffatta da una tale fine.
Sia chiaro fin da subito: io non sono un fan di Marilyn. Eppure la curiosità dietro un personaggio tanto chiacchierato e apprezzato, non poteva non avvicinarmi a questa pellicola. Da non dimenticare, poi, che nel cast c'è la sempre più brava Michelle Williams, ormai lanciatissima in un cinema adulto e capace di riconoscerle ruoli di prim'ordine per cui, tra l'altro, è davvero portata.
Bene insomma, la pellicola è esattamente ciò che non mi ero aspettato: un lavoro corale, un biopic ben scritto e lineare, una storia raccontata con dolcezza, ma mai con pietà. Il taglio è personale - la soggettiva è di Colin Clark/Eddie Redmayne, tratta dai suoi racconti a proposito dell'episodio nella trama - ma la resa finale non perde di vista una certa obiettività e non si sfocia mai nel tentativo di ingraziarsi lo spettatore riproponendo un'immagine stereotipata della diva.
Il racconto coinvolge i giorni della lavorazione del film "Il principe e la ballerina" di e con Laurence Olivier e, naturalmente, la Monroe. Il set non è solo il luogo di lavoro, ma anche e quasi una famiglia in cui, per problematica matrimoniali e prettamente personali, Marilyn fatica a trovarsi a suo agio. Fragilità e insicurezza, solitudine e senso di abbandono convivono nella mente e nel corpo della diva più famosa al mondo e, strano a dirsi, la rendono di una vulnerabilità quasi ingestibile. Incapace di sopportare lo stress, causato anche dall'impazienza di Sir Olivier (un fantastico Kenneth Branagh che quest'anno meriterebbe, finalmente, di vincere il suo primo Oscar!), trova rifugio nel giovanissimo terzo aiuto regista Clark che finirà, inevitabilmente, per innamorarsi di lei.
Sono pochi giorni, poche ore, quelle che avvicineranno i due nuovi amanti (la Monroe, fresca di terze nozze con Arthur Miller viene lasciata momentaneamente sola dal marito per tornare dalle figlie), eppure avranno il tempo per condividere qualcosa di solo loro, prezioso proprio perchè durato il tempo di un ricordo.
La Williams è bravissima a riproporre un personaggio tanto ingombrante da interpretare e dimostra una finezza come attrice che lascia piacevolmente colpiti. E' delicata, graziosa e fragilissima. Due occhi (con lenti colorate) magnetici e una gamma di espressioni tutte ispirate alla grande diva da impersonare, eppure così naturali da sembrare proprie. Lei da sola vale metà del film.
Mi facevano notare, tra l'altro, quanto riuscita fosse una scena: al ritorno dalla gita fuori porta, dopo il primo bacio scambiato nudi tra le acque del fiume, Marilyn e Colin sono in macchina verso casa e, quando lui tenta di stringerle la mano, lei scosta la sua continuando a guardare fuori. E, proprio da fuori, la scorgiamo attraverso il finestrino, celata a più riprese dalla luce dei lampioni che si susseguono per la strada. Luci e ombre che riflettono uno stato d'animo inquieto, derivato dal vuoto che segue dopo tante emozioni forti, quando si realizza che si insegue qualcosa con tanta forza, ma non si riesce davvero ad afferrarlo (felicità? Tranquillità o pace interiore? A ognuno la sua interpretazione). Marilyn, consapevole del suo fascino sugli uomini, ottiene senza fatica le loro attenzioni e, sul momento, può godere di queste trasformandole in qualcosa di appagante per sé. Ma, appena terminato quell'istante, ritorna al sentimento di insoddisfazione che la divora, incapace di intraprendere (se non addirittura trovare) quella strada che la conduca ad una vera stabilità.
Non funzioneranno le pillole, né le schiere di ammiratori, men che meno l'aiuto dell'assistente Paula Strasberg/Zoë Wanamaker tanto rassicurante quanto accondiscendente a placare l'animo sperduto della diva che, contro ogni previsione, vedrà in Colin la possibilità di tranquillità che tanto va cercando. Anche se, per lui, sarà causa di non pochi guai (rottura con Lucy/Emma Watson e non poche grane sul set).
Bello, insomma, finalmente un biopic lineare e compatto, comprensibile sia nella trama che nella lingua (visto in inglese senza sottotitoli e, assicuro, non si perde un discorso). Avrebbe meritato più delle due sole nomination per gli attori (Williams e Branagh), considerata la buonissima qualità di fotografia e colonna sonora. I costumi sono davvero ben realizzati e, inutile dirlo, il trucco è funzionale alla riproduzione del personaggio.
Anche se dubito porterà a casa qualcosa, spero davvero che possa trionfare.
Consigli: Una pellicola che consiglio caldamente, specialmente a chi ama le biografie ben riuscite. Il ritratto di Marilyn non è bidimensionale e, anzi, la presenta con molteplici sfaccettature da cui emerge, più di tutto, la sua fragilità. Va visto principalmente per i bravissimi attori e la grande prova - passata a pieni voti - di Michelle Williams che conquista, finalmente, un ruolo stabile nel mondo del cinema di serie A.
Parola chiave: "The Prince and the Showgirl".

Trailer

Ric

Film 387 - Hugo Cabret

Ed eccoci al più nominato dell'edizione 2012: 11 candidature agli Oscar e, probabilmente, qualche premio assicurato già in pugno.


Film 387: "Hugo Cabret" (2011) di Martin Scorsese
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Licia, Marco
Pensieri: Diverso dagli altri prodotti di Scorsese, questo "Hugo" (titolo originale") pareva dovesse fare scintille. E per il 3D e per la magnifica storia. Io, che non ho (consapevolmente) giovato del 3D non posso dire di essere rimasto particolarmente stupefatto. Sarà che mi aspettavo davvero qualcosa di superlativo, di esplosivo, quasi mai visto che, alla fine, mi sono rovinato con le mie stesse mani.
"Hugo Cabret" non è né il miglior film dell'anno né il migliore del famoso regista, ma semplicemente un'onesta pellicola di ben dichiarato amore per il cinema, onesto lavoro in generale, ma molto ben fatto per la parte tecnica in alcuni aspetti (effetti speciali, scenografie). Mi spiace dirlo, ma non ho apprezzato per nulla le musiche che, invece di esaltare le scene del film, trovo non centrassero per nulla lo spirito della trama.
Non posso dire che il film sia brutto, per carità, ma bisognerebbe onestamente ammettere che, con tutto ciò che è emerso quest'anno dal panorama internazionale, qui ci troviamo di fronte a qualcosa che non rappresenta nulla di particolare. Piace molto, però, l'aspetto quasi 'didattico' legato al mondo del cinema, alla sua creazione e prima esportazione al pubblico. Un atto di vero amore che emerge con perfetta chiarezza a chi sta guardando. L'escamotage della storia per arrivare alla finale scoperta di chi sia davvero papà Georges (alias Georges Méliès/Ben Kingsley) è piacevole e il racconto di Hugo l'orfanello è una favoletta che arriva diretta al pubblico di ogni età. Ma il film trova meglio la sua strada quando, svelato l'arcano, si apre ad un mondo di colori ed immagini che colpiscono diritti al cuore. Tra i fratelli Marx e la comparsa del cinema muto, le prime proiezioni del treno che, entrando in stazione, spaventa il pubblico preoccupato di venire travolto e una ricostruzione dei set di Méliès davvero affascinante, si può dire che "Hugo Cabret" dia il suo meglio e che la trama dia un senso al racconto fino ad allora intrapreso. E' un toccasana per ogni appassionato di cinema.
Molti gli attori piuttosto conosciuti che si possono riconoscere nel film, di cui ben tre appartenenti alla saga di Harry Potter (Helen McCrory, Frances de la Tour e Richard Griffiths). Tra i tanti: Sacha Baron Cohen ("Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan"), Jude Law ("Sherlock Holmes"), Emily Mortimer ("Shutter Island"), Christopher Lee ("Il signore degli anelli - Le due torri"), Michael Stuhlbarg ("A Serious Man") e Chloë Grace Moretz ("Kick-Ass"). Il protagonista, invece, è Asa Butterfield già visto in "Il bambino con il pigiama a righe".
Per concludere, curiosità. 11 candidature agli oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, colonna sonora, montaggio, fotografia, scenografia, costumi, montaggio sonoro, missaggio sonoro ed effetti speciali), "Hugo Cabret" è la pellicola con più nomination quest'anno e, probabilmente, porterà a casa qualche premio tecnico per scenografia e, forse, il sonoro. Male, invece, sul fronte degli incassi: 150milioni di dollari per produrlo e, fino ad ora, $115,814,000 di incasso in tutto il mondo.
Consigli: Per gli amanti di Scorsese (ma io preferisco altri suoi film) e per chi ama la favole in grande stile. Buon lavoro tecnico, ma, nel complesso, si poteva fare di più. Si vede, comunque, volentieri.
Parola chiave: Automa.

Trailer

Ric

venerdì 24 febbraio 2012

Film 386 - The Help

Altro giro, altro regalo: ancora Miglior film e tantissime ottime interpretazioni...


Film 386: "The Help" (2011) di Tate Taylor
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Solo 4 candidature agli Oscar, eppure questo "The Help" è il film che, fino ad ora, mi ha sorpreso di più. In positivo.
Tratto dal romanzo di Kathryn Stockett, senza urlare o barcamenarsi tra mille effetti speciali, questa pellicola racconta la storia delle domestiche di colore in servizio, o meglio schiavitù, delle signore 'per bene' bianche. Dopo averle allevate, in silenzio, rimangono alle loro dipendenze una volta cresciute e sposate, senza che la situazione troppo migliori da una generazione e l'altra: diritti praticamente inesistenti e lavoro, solo lavoro.
Lo so, detta così sembrerebbe il solito film su razzismo, lotta, emancipazione e buonismo. Per carità, difficilmente si riesce a prescindere da una certa dose di buonismo in questi casi, comunque posso assicurare che non c'è autocommiserazione, ma solo desiderio di giustizia (dove la parità sembra ancora utopia).
Compatto e ben organizzato, a differenza dei film 'super nominati' che ho visto sino ad adesso, l'idea che lascia è di un piacevole senso di rivincita, di riordine della coscienza. Troppo facile, diranno alcuni, eppure non si può evitare di tifare per il trio rivoluzionario Skeeter-Aibileen-Minny (nell'ordine Emma Stone e le due candidate all'Oscar Viola Davis e Octavia Spencer, quest'ultima favorita tra le non protagoniste). Sono troppe le cattiverie e le angherie, troppa la certezza che niente di tutto quello raccontato non sia almeno una volta accaduto nella realtà. E, allora, è bello e liberatorio vedere che, nel finale, la speranza di una prospettiva migliore è possibile, anche dove non ce lo si sarebbe mai aspettato.
Nel panorama puramente celebrativo della stagione 2011, devo dire che questa pellicola è quella che mi ha colpito di più assieme a "Midnight in Paris". Purtroppo me ne mancano ancora moltissime da vedere, ma tirando un po' le somme posso essere certo che, tra realizzazione tecnica e messaggio, "The Help" vale la pena di essere visto. In inglese, poi, rende moltissimo per la stupenda parlata 'di colore'.
Inutile dire che il tifo sia sempre per loro, ma bisogna ammettere che ci sono alcuni personaggi davvero ben recitati anche nella schiera incolore. In primis ho amato la svampita e adorabile Celia/Jessica Chastain (nominata all'Oscar anche lei) che mi ha ricordato tantissimo per attitudine e parlata l'ultima Jessica Lange di "American Horror Story"; poi, bisogna dirlo, è maledettamente perfida Hilly Holbrook/Bryce Dallas Howard, figlia di un finto perbenismo e bigotta fino al midollo, capace di infettare con la sua perfidia e la sua invidia tutto ciò che le sta intorno. E' un'ape regina, per citare un'altra pellicola tutta al femminile, ma di una cattiveria ancora più subdola e, certamente, causa di complicazioni molto più pericolose e e socialmente inaccettabili. La sua punizione sarà esemplare. Si ama la Howard per l'interpretazione, si odia Holly per la sua natura da vera bitch.
Chiaramente il target di riferimento per un prodotto come questo è il pubblico femminile più incline alla lacrima dietro l'angolo, ma una rinfrescatina su temi forti e ancora attuali come questo fa sempre bene al pubblico tutto. E, se questo non bastasse, il buon cast dovrebbe convincere anche i più scettici. Oltre alla ragazze già citate, troviamo Sissy Spacek ("Carrie - Lo sguardo di Satana", Oscar per "La ragazza di Nashville", "North Country - Storia di Josey"), Allison Janney ("Juno", "West Wing"), Mike Vogel ("Pan Am", "Non aprite quella porta"), Anna Camp ("True Blood") e Chris Lowell ("Private Practice").
Nell'attesa di sapere quanti Oscar "The Help" riuscirà a portarsi a casa domenica - 1 sicuramente -, un ultimo motivo per dare al film una chanche: $25 milioni di spesa per produrlo e $206,701,321 di incasso mondiale.
Ps. Un integrazione per quanto riguarda il cast: Emma Stone, Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Octavia Spencer, Allison Janney, Jessica Chastain, Ahna O'Reilly, Chris Lowell, Cicely Tyson, Mike Vogel, Sissy Spacek, Anna Camp, LaChanze, Mary Steenburgen, Leslie Jordan, David Oyelowo e Dana Ivey.
Film 386 - The Help
Film 395 - The Help
Film 526 - The Help
Film 1631 - The Help
Consigli: Vedere e godere. Una buona opera di trasposizione da un romanzo, equilibrata dose di sentimenti, denuncia sociale e spirito per un film chick-flick gradevolmente ambientato negli anni '60. Un post-colore viola (ma il periodo storico è differente) che vive, però, anche di momenti divertenti. Si può dire che sia decisamente un film dei giorni nostri.
Parola chiave: Torta al cioccolato.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 23 febbraio 2012

Film 385 - War Horse

Passiamo all'artiglieria pensante. E gli Oscar sono dietro l'angolo...!


Film 385: "War Horse" (2011) di Steven Spielberg
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Considerando la regia di Spielberg e le 6 candidature all'Oscar (tra cui Miglior film), le mie aspettative era elevate. Volevo toni epici, una fotografia da urlo e una colonna sonora capace di emozionarmi (grazie al genio di John Williams). Poi le immagini promozionali, così piacevolmente patinate, avevano risvegliato in me l'interesse per il filone di guerra sopito da tempo.
Eppure, visto il film, il risultato non è sufficiente. Non è da Spielberg, non è da miglior film dell'anno.
Dunque, qual è il problema? Innanzitutto più che un kolossal raffrontabile al precedente "Salvate il soldato Ryan", questa è una favoletta per bambini di un buonismo sconcertante. E una favoletta di 146minuti di durata non sempre è facile da digerire.
Qui i toni, più che epici, sono fantastici: un contadino squattrinato compra un cavallo che non si può permettere solo per seguire un sogno (e l'orgoglio), sicuro che l'animale sia speciale. Peccato che non potrebbe arargli i campi per via della corporatura non robusta. Ma il figlio Albert/Jeremy Irvine (non molto espressivo) riesce ovviamente nell'impresa di fargli rivoltare ogni granello di terra (spacca anche le pietre...) e tutto pare rimettersi al suo posto. La prospettiva di saldare i debiti e riscattare la dignità sfuma quando, con la guerra, il padre di Albert vende il cavallo all'esercito e i due, necessariamente, si devo dire addio. Qui parte la storia - anche se Spielberg ci mette una buona mezz'ora solo per l'incipit - che vedrà il ricongiungimento dei due amici Albert-Joey (il cavallo si chiama così) solo alla fine di mille peripezie.
Non fosse che la guerra è rappresentata in maniera abbastanza convincente - ma, ripeto, "Salvate il soldato Ryan" è tutta un'altra cosa - questo "War Horse" sembrerebbe solo l'ennesimo film mieloso della Disney. Tanto infarcito di buoni sentimenti quanto attaccato ai fili più sottili dell'ultima speranza, regia e sceneggiatura non risparmiano allo spettatore visioni romantiche, eloquenti espressioni equine (non parla, ma recita. E spesso è imbarazzante) e ambigui rapporti d'amicizia molto maschili. E' uno strano racconto che non vede Spielberg al suo massimo e, anzi, ne evidenzia una certa perdita di impronta graffiante. In mancanza di pathos e vera avventura si fatica ad amare la storia di un'amicizia tanto bizzarra quanto forzatamente bollata come 'bellissima'. E' tutto troppo preimpostato, suggerito e volontariamente sconvolgente. Peccato che, nella pratica, a parte una bellissima fotografia combinata con scenari e scenografie d'impatto, il risultato finale non impressioni per niente.
Sarebbe un buon film, ma un film qualunque, se non fosse che è di uno dei registi americani cult delle ultime 3-4 decadi. Da colui che ha sconvolto il mondo del cinema con titoli come "Lo squalo", "E.T. l'extra-terrestre", "Incontri ravvicinati del terzo tipo", "Il colore viola", "Jurassic Park" e "Schindler's List" (per citarne solo alcuni...) ci si aspetta molto di più e, concedetemelo, a pieno titolo.
Tutto sommato è un prodotto tecnicamente di buon livello, ma nel complesso non posso dire di essere rimasto soddisfatto. Un vero peccato.
Ps. $133,394,000 raccolti fino ad ora in tutto il mondo e 6 nomination all'Oscar: Miglior film, fotografia, scenografia, colonna sonora, sonoro e missaggio sonoro.
Pps. Tra gli attori, oltre al protagonista sconosciuto, ritroviamo alcuni visi noti: Emily Watson ("Miss Potter"), David Thewlis ("Harry Potter e i doni della morte: Parte 2"), Tom Hiddleston ("Thor"), Benedict Cumberbatch ("Espiazione") e David Kross ("The Reader - A voce alta").
Consigli: Essendo di Steven Spielberg, quantomeno per completezza, andrebbe visto. Ma non si può certo dire che sia uno dei suoi film migliori. Molto favola e poco storia rimane, comunque, visivamente molto potente (ma come avranno fatto ad addomesticare i cavalli?).
Parola chiave: Amicizia.

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Ric

mercoledì 22 febbraio 2012

Film 384 - The Iron Lady

Ed ecco un altro film candidato all'ottantaquattresima edizione degli Academy Awards.
(Come ieri, ribadisco: ho pensato di privilegiare quei film che concorrono ad una qualsiasi categoria degli Oscar di quest'anno in modo non farmi trovare troppo impreparato per domenica sera. Recupererò poi, con calma, le altre pellicole, mantenendo immutato come criterio di numerazione l'ordine di visione.)
And the winner is...


Film 384: "The Iron Lady" (2011) di Phyllida Lloyd
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea, Marco
Pensieri: Quando hai Meryl Streep nel cast di un tuo film, solitamente puoi stare ben tranquillo. Il peggio che possa succedere è che non la candidino a nessun premio o che, al contrario, la candidino per qualunque sorta di riconoscimento e lei non vinca nulla.
Da anni ormai, infatti, la Streep inanella un successo dopo l'altro riuscendo a dimostrarsi non solo quale l'attrice americana vivente più versatile e capace, ma anche ad essere, alla sua età (che non si dice), ancora capace di portare gente a vedere i suoi film (qualche esempio dal 2006 ad oggi: "Il diavolo veste Prada" - $326,551,094; "Mamma Mia!" - $609,841,637; "Il dubbio" - $50,907,234; "Julie & Julia" - $129,538,392; "È complicato" - $219,069,702; e questo "The Iron Lady" - $60,194,000). Non importa il genere, non importa il tema, Meryl funziona sempre. E questo film ne è un ottimo esempio.
Questo film, particolarmente accurato nel riproporre l'immagine (estetica) della Thatcher è carente, invece, per aspetti più tecnici. Manca, per esempio, una buona trama. Il che non è da poco. E poi una buona regia, oltre che una linearità temporale non destabilizzante.
Se l'intento era quello di rendere confuso lo spettatore come è confusa una persona malata di parkinson, per quanto mi riguarda l'effetto è riuscito. La discontinuità della narrazione, certamente voluta, ha però un effetto negativo su chi guarda e vorrebbe, giustamente, godersi in pace il suo biopic su uno dei personaggi chiave della storia britannica e mondiale. Ma lì sta l'inganno: questo non è un vero biopic, dice la regista, ma bensì un'interpretazione che si basa sui fatti veramente accaduti. Non che io fossi particolarmente preparato sul periodo storico di riferimento - non mi riferivo all'indagine storica -, più che altro mi ha infastidito l'evidente frazionamento della narrazione in pillole di memoria destinate a durare il tempo di un pensiero. Non c'è una fluida fruibilità del ricordo, perchè ogni ricordo è a sé e sembra fare parte di un puzzle finito di cui però si sono persi alcuni pezzi per completarlo. Ebbene questi buchi sono il punto più debole di un prodotto come questo.
Il tutto si salva, chiaramente, grazie alla grandissima Meryl che, pare (finalmente!) riuscirà a guadagnarsi con l'interpretazione di Margaret Thatcher il suo terzo meritatissimo Oscar. Buone possibilità di vincita, tra l'altro, anche nella categoria Miglior trucco mentre, stranamente, è mancata la nomination per i costumi.
Insomma, per concludere, direi che il film è da vedere più che altro per la capacità di un'attrice - non britannica, tra l'altro - di sapersi calare nelle vesti e nei gesti, nei tic e nel parlato (i trailer in originali lasciano a bocca aperta) di un'estranea tanto lontana dalla sua personalità. Il resto è contorno, cornice, nonché unifunzionale a sorreggere le sorti di un prodotto filmico che ha ragione di esistere solo nell'ottica di dare spazio ad una magistrale interpretazione.
Consigli: Particolarmente riuscita la Thatcher di oggi, malata e spaesata in un mondo che una volta governava e, invece, adesso lei deve subire. E' toccante e fa riflettere.
Bravissima, inutile ribadirlo ancora, Meryl Streep che da sola vale il prezzo del biglietto. Ma non aspettatevi un biopic.
Parola chiave: Isole Falkland.

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Ric

martedì 21 febbraio 2012

Film 368 - Real Steel

Comincia la serie di recensioni pre-Oscar che anticipano di qualche giorno la serata del 26 febbraio.
Ho pensato, infatti, di privilegiare quei film che concorrono ad una qualsiasi categoria degli Academy Awards di quest'anno in modo non farmi trovare troppo impreparato per domenica sera. Recupererò, poi, con calma le altre pellicole, mantenendo immutato come criterio di numerazione l'ordine di visione.
And the winner is...


Film 368: "Real Steel" (2011) di Shawn Levy
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Dallo stesso regista di "Notte folle a Manhattan" un prodotto decisamente differente.
Giustamente candidato all'Oscar per gli effetti speciali, l'ultimo film di Hugh Jackman è stranamente fuori dai suoi ultimi canoni. Meno eroe fortemente positivo o negativo, più ambiguo, senza superpoteri o trucchi di magia e, da non sottovalutare, qui anche padre di un figlio volontariamente lasciato alla madre. Il destino li farà ricongiungere.
Parte così l'avventura di Charlie Kenton/Jackman e Max/Dakota Goyo, da perfetti sconosciuti ad affiatati partner sul ring. Uno imparerà dall'altro e, inutile dirlo, il percorso di formazione sarà di quelli che ti cambiano la vita. Sullo sfondo anche una Evangeline Lilly rediviva post-"Lost" di cui avevamo perso un po' le tracce. Non è il suo ruolo della vita, ma almeno questo film le ha ridato visibilità ($295,120,796 di incasso in tutto il mondo) in attesa di vederla in "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" e seguito.
Tutto sommato il film me lo sono goduto, ma, sia chiaro, non avrei volentieri sostenuto la spesa del biglietto. E' un perfetto intrattenimento da divano con compagnia annessa perchè distrae e intrattiene, ma non si può certo classificare come prodotto degno di nota. Fa il suo dovere nell'ottica del blockbuster ad alto budget, adrenalina e buoni sentimenti.
Il finale (finto) agrodolce è nell'ottica del 'deve andare tutto bene perchè il pubblico lo vuole, però meglio metterci un unico elemento negativo altrimenti risulta troppo falso perfino ad un bambino di 2 anni'. Chi guarda questo particolare tipo di pellicole lo sa bene che non c'è molto altro dietro l'anima patinata di titoli come questo. Ripeto: fa il suo dovere, se cercate disimpegno e una serata da cervello spento. Altrimenti meglio dirigersi verso altri lidi.
Consigli: Per gli amanti della boxe (qui è tra robot) e/o degli effetti speciali è sicuramente un film da mettere in scaletta. Lo consiglio anche ai nostalgici di "Rocky".
Parola chiave: Zeus.

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Ric

Film 367 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre

Una pellicola di cui ho atteso l'uscita per molto tempo e per cui avevo tantissime aspettative...


Film 367: "Sherlock Holmes - Gioco di ombre" (2011) di Guy Ritchie
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Purtroppo un sequel non molto ben riuscito, incapace di rispettare le aspettative del pubblico legate al buon ricordo del precedente "Sherlock Holmes".
Stessa squadra per questo 'Gioco di ombre', a partire dalla buona regia di Guy Ritchie che, pur non inoltrandosi in nulla di palesemente nuovo, riesce a riconnettersi col precedentemente capitolo senza dimenticare lo stile serrato utilizzato. In questo c'è un'ottima continuità. Favorisce, ovviamente, il montaggio che rallenta, velocizza e armonizza le scene tra loro.
Bene anche i protagonisti Robert Downey Jr., Jude Law e la nuova Noomi Rapace - direttamente dalla trilogia di Stieg Larsson -, una bellezza non convenzionale perfetta per la parte della gitana (anche se l'attrice è svedese). Piccolissimo cameo anche di Rachel McAdams che, però, conclude qui con il suo personaggio.
Ma dove sta, dunque, l'inghippo? Diciamo che, sulla carta, il film funziona. Nuovo cattivo (Moriarty/Jared Harris), nuovi imprevisti (Mycroft Holmes/Stephen Fry) e nuove avventure parrebbero tenere alta l'attenzione dello spettatore in questo seguito del famoso investigatore. Peccato che, in realtà, la trama sia di una noia spaventosa.
Tra un addio al celibato, un matrimonio, mosse di karate e sparatorie con i mitra in treno (chiedo scusa se non sono molto tecnico e potrei sbagliare, ma non sono troppo ferrato né su arti marziali né sulle armi...), ci si concentra pochissimo sul caso che, iniziato nell'incipit, finisce nel dimenticatoio fino quasi al termine del film (di non pochi 129 minuti di durata).
Troppo caos e troppa carne al fuoco finiscono per stordire chi guarda e, purtroppo, rimane la sensazione che gli sceneggiatori si siano dimenticati che i fan di Sherlock sono al cinema per vederlo risolvere misteri, non fare a pugni ogni dieci minuti. Che poi, per carità, non c'è niente di male ad aggiungere azione per svecchiare il prodotto, ma non si può credere, al giorno d'oggi, che si possa vivere ancora di solo quello. Trama 0, ma 100 azione non equivale a 1 film. E questo è proprio il caso di "Sherlock Holmes: A Game of Shadows" (titolo originale).
Peccato perchè, stilisticamente, è un prodotto molto curato e con un'impronta propria molto marcata. Si doveva, però, spingere di più sull'anima mistery di una storia come quella di Holmes e Watson.
Ps. Colonna sonora sempre piacevolmente incalzante. E' di Hans Zimmer.
Film 47 - Sherlock Holmes
Film 115 - Sherlock Holmes
Film 311 - Sherlock Holmes
Film 615 - Sherlock Holmes
Film 1341 - Sherlock Holmes
Film 769 - Sherlock Holmes - Gioco di ombre
Consigli: Per chi ha apprezzato il primo capitolo è sicuramente un buon passatempo per immergersi nuovamente in quell'atmosfera. Non ha, però, lo stesso fascino dell'originale.
Parola chiave: Rene Heron.

Se ti interessa/ti è piaciuto

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Ric

venerdì 17 febbraio 2012

Film 366 - Harry Potter e l'ordine della Fenice

Pare che di questo mi fossi perso la recensione per strada...


Film 366: "Harry Potter e l'ordine della Fenice" (2007) di David Yates
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sicuramente tra gli Harry Potter più efficaci della saga, figlio della nuova regia di David Yates che, dopo questo, dirigerà tutti gli altri capitoli potteriani al cinema.
Benissimo la storia, sempre più vicina allo scontro finale con l'Oscuro Signore che richiama costantemente l'attenzione dello spettatore. Meno bene, ma non è una novità, l'inespressività durevole del protagonista Daniel Radcliffe che, non fosse per l'associazione diretta con il personaggio della Rowling, potrebbe benissimo essere sostituito da un sacco di patate. Davvero ben riuscite, invece, le battaglie finali tra maghi. Tiene benissimo il pathos la scena prima della morte di Sirius/Gary Oldman, con - finalmente! - uno scontro diretto tra bene e male, ovvero i ragazzini (Harry, Hermione, Ron, Luna, Ginny e Neville) contro i ben più cresciuti Mangiamorte (tra cui Bellatrix Lestrange e Lucius Malfoy): senza musica di sottofondo e grazie ad un montaggio serrato la battaglia risulta davvero bella da seguire.
Segue, poi, lo scontro ancora più affascinante tra Voldemort e Silente in un verdissimo Ministero della Magia: fuoco, acqua, vetro, polvere e ogni sorta di incantesimo possibile vengono utilizzati per ipnotizzare lo spettatore già affascinato da tutto quello che aveva già visto.
Tra i personaggi principali nuovi, poi, la super antipatica Dolores Umbridge/Imelda Staunton, Luna Lovegood/Evanna Lynch e l'entrata in scena di Bellatrix/Helena Bonham Carter. Scena cult, invece, il bacio - umido - tra Harry e Cho Chang.
1. Film 166 - Harry Potter e la pietra filosofale
Film 346 - Harry Potter e la pietra filosofale
Film 744 - Harry Potter e la pietra filosofale
Film 1773 - Harry Potter and the Philosopher's Stone
Film 2085 - Harry Potter e la pietra filosofale
Film 2201 - Harry Potter and the Philosopher's Stone
2. Film 171 - Harry Potter e la camera dei segreti
Film 348 - Harry Potter e la camera dei segreti
Film 745 - Harry Potter e la camera dei segreti
Film 1446 - Harry Potter and the Chamber of Secrets
3. Film 174 - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Film 349 - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Film 747 - Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Film 1454 - Harry Potter and the Prisoner of Azkaban
Film 1645 - Harry Potter and the Prisoner of Azkaban
4. Film 88 - Harry Potter e il calice di fuoco
Film 181 - Harry Potter e il calice di fuoco
Film 357 - Harry Potter e il calice di fuoco
Film 748 - Harry Potter e il calice di fuoco
5. Film 366 - Harry Potter e l'ordine della Fenice
Film 749 - Harry Potter e l'Ordine della Fenice
Film 1470 - Harry Potter and the Order of the Phoenix
6. Film 14 - Harry Potter e il principe mezzosangue
Film 185 - Harry Potter e il principe mezzosangue
Film 370 - Harry Potter e il principe mezzosangue
Film 750 - Harry Potter e il principe mezzosangue
Film 1471 - Harry Potter and the Half-Blood Prince
7. Film 186 - Harry Potter e i doni della morte: Parte I
Film 189 - Harry Potter e i doni della morte: Parte I
Film 297 - Harry Potter e i doni della morte: Parte I
Film 420 - Harry Potter e i doni della morte: Parte I
Film 752 - Harry Potter e i Doni della Morte - Parte I
Film 1495 - Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 1
8. Film 283 - Harry Potter e i doni della morte: Parte II
Film 421 - Harry Potter e i doni della morte: Parte II
Film 594 - Harry Potter e i doni della morte: Parte II
Film 755 - Harry Potter e i Doni della Morte - Parte II
Film 1497 - Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 2
9. Film 751 - Harry Potter: The Making of Diagon Alley
Film 2083 - Harry Potter 20th Anniversary: Return to Hogwarts
Consigli: Quinto film della saga, divertente e bello da vedere. Sicuramente uno tra i più riusciti degli 8 film su Harry, certamente da vedere se si è fan o si ha visto i precedenti.
Parola chiave: "Io non devo dire bugie".

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 16 febbraio 2012

Film 365 - Tutti insieme inevitabilmente

Finalmente ci sono: 365° film, anche se spalmato su ormai più di 3 anni di visioni e recensioni ininterrotte. Doveva essere un film al giorno e, di conseguenza, una recensione, ma la vita impone altri ritmi.
Film più brutto per celebrare il traguardo non lo potevo trovare...


Film 365: "Tutti insieme inevitabilmente" (2008) di Seth Gordon
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Uno dei più brutti film sul Natale che io abbia mai visto, una delle recenti commedie USA più insignificanti e volgari. Stranamente un cast di tutto rispetto, tra cui 5 premi Oscar!,(Vince Vaughn, Reese Witherspoon, Robert Duvall, Sissy Spacek, Jon Voight, Jon Favreau, Kristin Chenoweth, Mary Steenburgen) si presta al gioco di una pellicola di bassissimo livello e pressoché alcun divertimento. Non si ride e non ci si diverte e, anzi, si rimane piuttosto perplessi per la piega sbroccata che la trama prende man mano che la storia progradisce.
Nessuno dei due attori protagonisti mi sta simpatico, ma partivo decisamente ben disposto nei confronti di questo “Four Christmases” che tanto aveva guadagnato sul mercato americano (più di 120milioni di $ di incasso, per un totale di 163,733,697$ in tutto il mondo). E, invece, non solo delusione ma profondo disgusto per un film veramente brutto e inutile.

Consigli: Assolutamente lasciar perdere.
Parola chiave: Famiglia.

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Ric

lunedì 13 febbraio 2012

Bafta 2012: i vincitori

Con gli appena conferiti BAFTA, la stagione delle cerimonie cinematografiche sta per giungere al termine. Gli Oscar sono dietro l'angolo e, il 26 febbraio, verranno decretati ufficialmente i vincitori della stagione cinematografica di serie A dell'anno 2011. Sempre secondo lo standard anglo-americano, si intende.
La British Academy Film Awards, oltre solitamente ad avere nominati e vincitori piuttosto coincidenti con quelli degli Oscar, ha anche il buon merito di conferire più valore al cinema locale. Anche quest'anno sono stati inclusi titoli fortemente inglesi che, a guardarsi un po' in giro, si noteranno essere stati un po' snobbati dalle premiazioni americane. Ecco, quindi, film come "La talpa", "Senna", "Harry Potter e i doni della morte: Parte 2" risultano vincitori e perfino un'icona inglese come Margaret Thatcher trova il suo spazio con il film "The Iron Lady".
Ma non facciamoci ingannare, l'ombra degli Academy Awards pesa non poco anche su questa edizione dei BAFTA. Stravince "The Artist" con 7 premi - inutile che per l'ennesima volta mi domandi se il film li valesse davvero -, il quartetto di attori sarà probabilmente lo stesso che vedremo trionfare agli Oscar - unica incertezza su Dujardin/Clooney, ma Meryl Streep, Christopher Plummer e Octavia Spencer -, miglior film d'animazione è "Rango" - ma, diciamolo, quest'anno non c'era una grande scelta di titoli per la categoria... - e, infine, una lista di grandissimi 'losers' che si vedono scippare qualsiasi possibilità di vittoria dal muto artista...
Prevedibile che il prossimo 26 febbraio lo scenario si ripeta quasi identicamente - se non forse per qualche riguardo in più nei confronti di "Hugo Cabret". Di sicuro, invece, sarà alternativo lo scenario che riguarda il film straniero: "La pelle che abito", qui trionfatore, non è in lizza per la statuetta dorata. Poco male, il film è brutto.
Chiude il quadro la piacevole vittoria degli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per l'ennesima volta grazie ad un film di Scorsese.
E ora ecco tutta la lista delle categorie.

Best Film
WINNER
The Artist (2011)
Other Nominees:
Paradiso amaro (2011)
Drive (2011)
The Help (2011)
La talpa (2011)

Alexander Korda Award for Outstanding British Film of the Year
WINNER
La talpa (2011)
Other Nominees:
My Week with Marilyn (2011)
Senna (2010)
Shame (2011)
...E ora parliamo di Kevin (2011)

Best Actor
WINNER
Jean Dujardin for The Artist (2011)
Other Nominees:
George Clooney for Paradiso amaro (2011)
Michael Fassbender for Shame (2011)
Gary Oldman for La talpa (2011)
Brad Pitt for L'arte di vincere (2011)

Best Actress
WINNER
Meryl Streep for The Iron Lady (2011)
Other Nominees:
Bérénice Bejo for The Artist (2011)
Viola Davis for The Help (2011)
Tilda Swinton for ...E ora parliamo di Kevin (2011)
Michelle Williams for My Week with Marilyn (2011)

Best Supporting Actor
WINNER
Christopher Plummer for Beginners (2010)
Other Nominees:
Kenneth Branagh for My Week with Marilyn (2011)
Jim Broadbent for The Iron Lady (2011)
Jonah Hill for L'arte di vincere (2011)
Philip Seymour Hoffman for Le Idi di Marzo (2011)

Best Supporting Actress
WINNER
Octavia Spencer for The Help (2011)
Other Nominees:
Jessica Chastain for The Help (2011)
Judi Dench for My Week with Marilyn (2011)
Melissa McCarthy for Le amiche della sposa (2011)
Carey Mulligan for Drive (2011)

David Lean Award for Achievement in Direction
WINNER
Michel Hazanavicius for The Artist (2011)
Other Nominees:
Tomas Alfredson for La talpa (2011)
Lynne Ramsay for ...E ora parliamo di Kevin (2011)
Nicolas Winding Refn for Drive (2011)
Martin Scorsese for Hugo Cabret (2011/II)
Best Screenplay (Original)

WINNER
The Artist (2011): Michel Hazanavicius
Other Nominees:
Le amiche della sposa (2011): Annie Mumolo, Kristen Wiig
Un poliziotto da happy hour (2011): John Michael McDonagh
The Iron Lady (2011): Abi Morgan
Midnight in Paris (2011): Woody Allen

Best Screenplay (Adapted)
WINNER
La talpa (2011): Bridget O'Connor, Peter Straughan
Other Nominees:
Paradiso amaro (2011): Alexander Payne, Nat Faxon, Jim Rash
The Help (2011): Tate Taylor
Le Idi di Marzo (2011): George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon
L'arte di vincere (2011): Steven Zaillian, Aaron Sorkin

Best Cinematography
WINNER
The Artist (2011): Guillaume Schiffman
Other Nominees:
Millennium - Uomini che odiano le donne (2011): Jeff Cronenweth
Hugo Cabret (2011/II): Robert Richardson
La talpa (2011): Hoyte Van Hoytema
War Horse (2011): Janusz Kaminski

Best Editing
WINNER
Senna (2010): Gregers Sall, Chris King
Other Nominees:
The Artist (2011): Anne-Sophie Bion, Michel Hazanavicius
Drive (2011): Matthew Newman
Hugo Cabret (2011/II): Thelma Schoonmaker
La talpa (2011): Dino Jonsäter

Best Production Design
WINNER
Hugo Cabret (2011/II): Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo
Other Nominees:
The Artist (2011): Laurence Bennett, Robert Gould
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2 (2011): Stuart Craig, Stephenie McMillan
La talpa (2011): Maria Djurkovic, Tatiana Macdonald
War Horse (2011): Rick Carter, Lee Sandales

Best Costume Design
WINNER
The Artist (2011): Mark Bridges
Other Nominees:
Hugo Cabret (2011/II): Sandy Powell
Jane Eyre (2011): Michael O'Connor
My Week with Marilyn (2011): Billy West
La talpa (2011): Jacqueline Durran

Anthony Asquith Award for Film Music
WINNER
The Artist (2011): Ludovic Bource
Other Nominees:
Millennium - Uomini che odiano le donne (2011): Trent Reznor, Atticus Ross
Hugo Cabret (2011/II): Howard Shore
La talpa (2011): Alberto Iglesias
War Horse (2011): John Williams

Best Make Up/Hair
WINNER
The Iron Lady (2011)
Other Nominees:
The Artist (2011)
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2 (2011)
Hugo Cabret (2011/II)
My Week with Marilyn (2011)

Best Sound
WINNER
Hugo Cabret (2011/II)
Other Nominees:
The Artist (2011)
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2 (2011)
La talpa (2011)
War Horse (2011)

Best Achievement in Special Visual Effects
WINNER
Harry Potter e i doni della morte: Parte 2 (2011)
Other Nominees:
Le avventure di Tintin: Il segreto dell'Unicorno (2011)
Hugo Cabret (2011/II)
L'alba del pianeta delle scimmie (2011)
War Horse (2011)

Best Film not in the English Language
WINNER
La pelle che abito (2011)
Other Nominees:
La donna che canta (2010)
Pina (2011)
Potiche - La bella statuina (2010)
Una separazione (2011)

Best Animated Feature Film
WINNER
Rango (2011)
Other Nominees:
Le avventure di Tintin: Il segreto dell'Unicorno (2011)
Il figlio di Babbo Natale (2011)

Best Documentary
WINNER
Senna (2010)
Other Nominees:
George Harrison: Living in the Material World (2011)
Project Nim (2011)

#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 6 febbraio 2012

Film 364 - Shutter Island

E questo è il primo film del 2012 ed esperimento di video-recensione. Vediamo come va...


Film 364: "Shutter Island" (2010) di Martin Scorsese
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: La recensione è visibile qui (durata video: 2min e 26").
Film 91 - Shutter Island
Film 364 - Shutter Island
Film 1481 - Shutter Island
Consigli: Piacevolmente inquietante e carico di suspance: se non è questo il lavoro di un grandissimo regista...
Parola chiave: Rachel.

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Ric

domenica 5 febbraio 2012

Film 363 - Midnight in Paris

Ultimo film del 2011!


Film 363: "Midnight in Paris" (2011) di Woody Allen
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Nonostante certe critiche per la banalità della resa del messaggio - goditi il presente e non sognare il passato perchè ti dimentichi di assaporare il tuo attimo - devo dire e con forza ribadire che "Midnight in Paris" è il mio personalissimo colpo di fulmine del 2011. Allen è un narratore che mi piace (tra i suoi film che ho visto: "Io & Annie", "Hannah e le sue sorelle", "Celebrity", "La maledizione dello scorpione di giada", "Hollywood Ending", "Anything Else", "Match Point", "Scoop", "Vicky Cristina Barcelona" e "Basta che funzioni") e molti dei suoi temi soliti - domande sulla vita e il suo senso, meccanica del destino, critica alla classe sociale medio-alta, relazioni di coppia - sono presenti anche in questo suo ultimo prodotto, tra i più commerciali da lui mai realizzati.
Cambio di cornice con, per sfondo, la Tour Eiffel, questa pellicola è una storia d'amore per tante cose che non sono la donna della coppia in questione (Wilson/McAdams): c'è l'amore per la città, per la cultura, per le piccole cose della vita, per la creatività e per la bellezza globale che circonda chiunque di noi.
E' un film che lascia tendenzialmente ottimisti, nonostante le domande esistenziali del protagonista Gil e il suo snervante basso profilo, la famiglia americana di Inez tanto saldamente e ostinatamente legata al 'logo' USA e al disincanto che il messaggio del film stesso produce: non ha senso il guardarsi indietro nostalgico se ci dimentichiamo di vivere il nostro presente.
Buono (e bello) il cast molto glam e internazionale, tra cui alcuni premi Oscar: Owen Wilson e Rachel McAdams (già citati), poi ancora Michael Sheen, Kathy Bates, Marion Cotillard e Adrien Brody. Spicca, non tanto per l'elevata qualità artistica dell'interpretazione, la partecipazione alla pellicola di Mme. Carla Bruni con una particina tanto chiacchierata da destare molta curiosità. Fa un po' ridere, lo ammetto, non tanto perchè l'espressività sia pessima, ma perchè l'auto-doppiaggio in italiano con finto accento francese cade in una spirale dell'assurdo che mal gioca a favore dell'artista (no, le virgolette non voglio metterle) ormai italo-francese. La parte, comunque, è molto piccola e non fondamentale. Rimane comunque l'unica italiana ad aver preso parte al film.
Insomma, per finire posso dire che ho ampiamente gradito e trovo più che meritate le 4 nomination all'Oscar che il film porta alla prossima cerimonia di premiazione del 26 febbraio. Non credo vincerà nulla tra Miglior film, regia, sceneggiatura e scenografia, ma rimane il fatto che, almeno per una volta, l'Academy si è ricordata che il Woody Allen contemporaneo esiste ed è ancora capace di raccontare il suo punto di vista.
Consigli: Bello e piacevole, ben girato e con una 'magica' storia da raccontare. Da vedere non solo perchè di un grande regista, ma perchè racconta con passione l'amore per una città, analizza puntualmente certi aspetti umani del quotidiano e ricostruisce in maniera affascinante un pezzetto di passato capace di lasciare senza fiato.
Parola chiave: Romanzo.

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Ric

giovedì 2 febbraio 2012

Film 362 - Midnight in Paris

Serata al cinema: penultimo appuntamento in sala del 2011, ma primo per un'altra 'voce' che lascerò misteriosa...


Film 362: "Midnight in Paris" (2011) di Woody Allen
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco (Mi)
Pensieri: L’ultimo film di Woody Allen è il suo più commercialmente vendibile degli ultimi tempi. Una trama seducente, un cast davvero molto conosciuto (Owen Wilson, Rachel McAdams, Marion Cotillard, Kathy Bates, Michael Sheen, Adrien Brody, Carla Bruni, Alison Pill, Tom Hiddleston, Léa Seydoux) e la città pro amore per eccellenza. No, non era scontato che il film riuscisse a conquistare il mercato, specialmente per le basse performance al box office di Allen, eppure un certo magico appeal si avvertiva già durante la promozione del film.
Oltre all’incasso più alto di sempre in America per un prodotto alleniano - in tutto il mondo siamo a quota $148.289.110 -, il film vanta le recentissime 4 nomination all’Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura e scenografia. Un ritorno in grande stile per Allen, che non si vedeva accreditare una nomination alla regia dal 1995 per “Pallottole su Broadway” (l’ultima nomination è del 2006 per la sceneggiatura di “Match Point”). Ma passiamo a questa pellicola.
Personalmente gli ultimi lavori del regista mi sono genericamente piaciuti, ma questo - insieme a “Match Point” - li supera tutti.
Si capisce lo spirito del film già del prologo della pellicola: immagini accompagnate da piacevole musica di sottofondo raccontano Parigi in maniera discreta, ma impongono allo spettatore la bellezza (molto ripulita) della città. E’ già amore.
Allen, poi, inserisce i personaggi - lui, Wilson, è il classico timidello sfigato e saltuariamente balbuziente presente in ogni opera alleniana; lei, McAdams, è la classica americana che vede il bello solo in ciò che è del suo Paese (o nello shopping, ovviamente): i genitori di lei saranno anche peggio - e fa iniziare una storia che si snoda a braccetto con la magia.
E così a chi guarda è regalato un tuffo nel passato ricchissimo e ben ricostruito, divertente e sorprendente, carico di eccessi e grandi personalità. Gli anni ‘20 parigini, così tanto amati dal protagonista, diventano - senza un particolare motivo - per lui accessibili e fonte di meraviglia ed ispirazione.
Si susseguono nomi che hanno fatto la storia: Cole Porter, Zelda Fitzgerald, F. Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Gertrude Stein, Picasso, Dalí, Luis Buñuel, Matisse, Gauguin, Degas e, forse, pure qualcun'altro... Un ricco carnet di nomi per un'unica pellicola girata, per di più, ai giorni nostri!
Piace, insomma. Piace perchè non è un gioco a vantarsi o una mera digressione culturale, non c'è alcun fare spocchioso nella narrazione. Semplicemente passano stupore e ammirazione di un appassionato (Wilson/Allen) che conosce e viene in contatto con esattamente ciò che ama.
Dall'altra parte, però, qualche contestazione. Parto dai pareri che ho riscontrato.
Forse una pellicola troppo semplicistica, quasi una favoletta - con ovvio lieto fine - che racconta la magia dell'impossibile che, pur essendone consapevoli, affascina l'occhio e colpisce facile il cuore. Parigi sotto la pioggia è iper-romantica e la fidanzata americana ha solo paura di non bagnarsi la zeppa e la minigonna. Allora non è che la classe altoborghese americana (un certo alto tenore di vita c'è sempre nei film di Woody) è rappresentata in maniera troppo veloce, quasi relegata ai cliché che questa stessa ammette di avere? Non è forse troppo facile ricordare a tutti - specialmente gli europei - che per loro è buono solo il cibo americano, bello solo il paesaggio americano, sensato solo il modo di vivere made in USA?
Io penso che, sicuramente, siano ragionamenti giusti e, in effetti, la critica alleniana tanto evidente a volte si appiglia troppo ad un'immagine negativamente stereotipata. Eppure non posso fare a meno di trovarmi d'accordo con Allen. Sarò veloce e superficiale anche io?
Insomma, personalmente difendo questo film, è sicuramente uno dei più interessanti e piacevoli che la stagione 2011 mi ha proposto, con un bel cast e una sceneggiatura ben scritta nonostante l'inaspettato elemento magia. Ho amato la lunghissima scena (senza tagli di montaggio) davanti alla Reggia di Versailles, infinita carrellata in cui la cinepresa segue il cammino dei protagonisti e la conversazione che nasce tra le due coppie; oltre ad essere una tecnica che mi sembra molto cara al regista, trovo che renda alla perfezione la naturalezza con cui scaturisce il dialogo tra le persone. Nessuna finzione, solo parole e interpretazione degli attori. Il dialogo è un flusso e, ad imitarlo, la telecamera segue in orizzontale il lento procedere dei suoi soggetti. Molto bello.
Infine gli Oscar. Dubito che il film porti a casa qualcosa di diverso dalla sceneggiatura - plausibilmente il premio più alla portata tra le quattro nomination -, ma non credo sia comunque probabile che "Midnight in Paris" vinca qualcosa. Comunque, farò il tifo per questa pellicola che ho apprezzato davvero tanto.
Consigli: Non ragionate mentre seguite la trama. Lasciatevi trasportare dalla narrazione e tutto sarà ancora più gratificante!
Parola chiave: Mezzanotte.

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Ric