lunedì 12 aprile 2010

Film 103 - Valentino - L'ultimo imperatore

'Scrivere di cinema - Premio Alberto Farassino, edizione 2010' - In concorso

Un altro documentario per la mia collezione, questa volta giunto tramite la mia amica milanese Serena, nonché fashion icon di Zola Predosa e dintorni...


Film 103: "Valentino - L'ultimo imperatore" (2008) di Matt Tyrnauer
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano, inglese
Compagnia: Serena
Pensieri: Lo stilista e fashion icon Valentino (Garavani) consacrato anche al cinematografo con ossequiosa riverenza di chiunque lo circondi.
Pazzesca escalation di follia da inchino ed immotivata prostrazione nonostante le evidenti bizzarrie cui lo stilista ha abituato il suo staff. Sicuramente mito della moda, classica sapienza dell'abbigliamento fashion e di gusto, scivola clamorosamente su egocentrismo ed esaltazione di sé medesimo con picchi da isteria pre-mestruo.
Sono rimasto senza parole per aver udito discorsi come 'devono prostrarsi ai miei piedi' e, francamente, la delusione di aver dovuto umanizzare un mito non ha giovato alla visione del film. Di per sé i documentari mi piacciono e questo pure, ma non mi è piaciuta la mancanza di creatività e arte che mi aspettavo da un reportage sulla Moda. Chi è Valentino lo stilista? Come funziona il suo lavoro? Cosa succede quando si trova davanti ad un foglio bianco, la matita in mano? A nessuna di queste domande è data risposta.
In questa pellicola di Matt Tyrnauer c'è soprattutto una cosa: un passepartout. Per cosa? La vita privata (leggere 'sentimentale') di un uomo che per decenni è stato sulla bocca di tutti mantenendo il massimo riserbo. Chi è dunque Valentino uomo? Purtroppo non chi mi aspettavo. E' un signore abbronzato, molto consapevole del suo potere e della sua influenza, capriccioso e isterico monopolizzatore dell'attenzione, e che richiede paziente collaborazione. L'idea finale, e qui sta la mia delusione, non è quella di un genio creativo al lavoro, ma di una capricciosa personalità abituata a vivere seguendo il diktat 'Valentino is above controll'.
A mio avviso, il problema principale è che qui si celebra l'uomo, ma non la sua arte o la sua storia. Può essere interessante anche l'aspetto umano (in un basso senso del termine, purtroppo), ma avrei davvero voluto vedere e conoscere più nel dettaglio la storia e i percorsi che hanno reso questa figura una delle più influenti voci della Moda mondiale.
Valentino ridotto a un capriccio. Ovviamente rosso.
Consigli: Da vedere per gli appassionati di Moda, chi studia o vuol capire il mestiere. L'ambiente è ben reso, la reverenzialità pare l'unica caratteristica da tenere in considerazione. Prendere nota.
Parola chiave: Haute couture.




Ric

2 commenti:

  1. V come Valentino, V come “trionfo della Volontà”, per riprendere quanto detto da Andrè Leon Talley (Vogue America) in uno stralcio del film. Volontà di lasciare il segno del proprio passaggio servendosi di foglio e matita per disegnare un moderno impero di stile, classe e raffinatezza.
    Nonostante la carne sul fuoco sia abbondantemente a favore dell’ottima riuscita di questo film, “Valentino: the last Emperor” mi è parso, più che un documentario, una cronistoria sì molto suggestiva, ma fin troppo convenzionale dell’addio alle passerelle dello stilista italiano più rinomato al mondo. ll giornalista di Vanity Fair Matt Tyrnauer , artefice della pellicola, ha raccontato tutto in maniera molto patinata, sempre un passo indietro il confine che separa il personaggio dall’uomo, in quanto la vulnerabilità e l’evanescenza del Valentino comune mortale, se platealmente esibite, avrebbero davvero rischiato di togliere fascino alla figura dello stilista inflessibile e strainvidiato anziché regalargli quell’alone di umanità che in genere rende meno irraggiungibili agli outsiders i personaggi dello star system. In questi 96 minuti di proiezione è facile rendersi conto di quanto lo stilista rientri perfettamente nel clichè del divo indomabile e del fragile individuo al tempo stesso ed emerge chiaramente anche l’inconsistenza dei rapporti umani nel pianeta moda. E’ tutto come ce l’eravamo immaginato, nessun effetto sorpresa, nessuna spiazzante verità. Per questo il film non mi è piaciuto, l’ardita intenzione di fondo di ritrarre il maestro dell’eleganza di rosso vestita in tutta la sua magniloquenza si affievolisce mano a mano fino a risultare istantanea superficiale e lacunosa, idonea solo ad alimentare facili luoghi comuni.
    Neppure l’inedito sguardo alla vita affettiva dello stilista ha liberato il suo dirompente potenziale dal momento che al suo compagno di vita concede solo ringraziamenti e riconoscenza sotto l’occhio della telecamera e mai un bacio sulle labbra.
    Ciascuno di noi si tenga pure la propria personale concezione di Valentino Garavani a prescindere da questa superflua rappresentazione che sa molto di servizio da tg4 e molto poco di monografia ad opera di un affermato cronista di moda.

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